La Sicilia sta provando a salvare centinaia di lavoratori dei call center
Il presidente Schifani ha chiesto al governo di prorogare la cassa integrazione e ha presentato un nuovo progetto, per evitare che quasi 400 persone vengano licenziate
Lunedì il presidente della Sicilia Renato Schifani ha inviato alla ministra del Lavoro Elvira Calderone una proposta per evitare il licenziamento di 394 lavoratori e lavoratrici dei call center di Palermo e Catania di Almaviva, una delle più grandi aziende del settore in Italia, in crisi da anni. I licenziamenti erano imminenti, dal momento che la fine della cassa integrazione era prevista per martedì 31 dicembre. La Regione ha chiesto al governo italiano di poter impiegare 130 dipendenti di Almaviva in un nuovo call center della sanità pubblica che sarà aperto nei prossimi mesi e, al contempo, di prorogare la cassa integrazione per tutti i dipendenti dell’azienda in Sicilia.
Almaviva fu tra le prime aziende del settore ad aprire sedi in Sicilia all’inizio del Duemila. La crisi dei call center cominciò quando i committenti, cioè le grandi aziende e le compagnie telefoniche, cominciarono a pubblicare appalti a costi molto ridotti. Si aggravò definitivamente alla fine del 2022 con la chiusura del 1500, il numero di pubblica utilità attivato nel marzo del 2020 per rispondere ai dubbi delle persone in merito all’emergenza coronavirus. La maggior parte dei 500 operatori e operatrici impiegati per questo servizio lavoravano infatti in Sicilia: molti erano dipendenti di Almaviva, che negli anni della pandemia di Covid-19 furono messi a seguire le chiamate del 1500, spostandoli da altre commesse. La vertenza dei licenziamenti riguarda proprio loro.
La proposta di Schifani ha per ora consentito di prorogare la cassa integrazione a venerdì 3 gennaio. Per quel giorno è stato fissato un incontro in cui il ministero, la regione, Almaviva e i sindacati discuteranno la questione. Più nel dettaglio, la Sicilia vorrebbe inserire a tempo pieno 130 lavoratori e lavoratrici nei due call center del numero unico per cure non urgenti, 116-117, che punta ad aprire entro i primi sei mesi del 2025 a Palermo e a Catania. L’idea, si legge nel comunicato, è di impiegare nei due call center anche personale non sanitario, oltre a medici e infermieri, che potrebbe occuparsi anche del centro unico prenotazioni. Il progetto sarà presentato al ministero della Salute entro la fine di gennaio e prevede un finanziamento statale di 30 milioni di euro per quattro anni.
Schifani ha detto di avere avviato una «discussione» con il governo sul caso di Almaviva già a marzo. In una nota inviata alla stampa Almaviva però ha detto di non avere saputo nulla del piano della Regione fino a lunedì.
Da tempo l’azienda aveva annunciato di volersi dedicare esclusivamente al mercato IT, information technology, cioè lo sviluppo di servizi informatici per le aziende, più redditizio e con prospettive decisamente migliori rispetto ai call center, che puntava a chiudere alla fine del 2024. Già nel 2022 aveva offerto agli operatori incentivi all’esodo da 10mila a 25mila euro a seconda della qualifica. Ora, si legge nella nota pubblicata da Repubblica Palermo, chiede chiarimenti urgenti sul progetto presentato dalla regione.
Dal canto loro i sindacati hanno detto di avere come obiettivo principale la proroga della cassa integrazione per tutti i dipendenti di Almaviva.