Luca Zaia dice che l’aeroporto a Cortina non si può fare
È un progetto di cui si parla da anni, promosso dalla ministra Daniela Santanchè, ma per il presidente del Veneto non ci sono i soldi
Il presidente del Veneto Luca Zaia ha detto al Corriere delle Alpi che il progetto di realizzare un nuovo aeroporto a Cortina d’Ampezzo, sulle Dolomiti, è «morto e sepolto». L’idea era stata sostenuta dallo stesso Zaia nel 2017, quando alcuni imprenditori si resero disponibili a investire oltre 10 milioni di euro per ammodernare e riaprire il vecchio aeroporto chiuso nel 1976. Negli ultimi anni non si è mosso nulla nonostante il progetto sia stato sostenuto con forza dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè, che da tempo sostiene la necessità di migliorare i collegamenti nazionali e internazionali di Cortina, raggiungibile solo in auto.
Del vecchio aeroporto di Cortina rimangono la pista in cemento lunga circa un chilometro e un hangar in lamiera. Fu costruito in località Fiames alla fine degli anni Cinquanta, dopo le Olimpiadi invernali del 1956, per voli di cortissimo raggio che collegavano Cortina a Milano, Venezia e Bolzano. Nel 1967 un piccolo aereo si schiantò contro il Col Visentin, una montagna al confine tra la provincia di Belluno e quella di Treviso. A bordo c’erano 5 persone, 4 morirono.
L’incidente che portò alla chiusura definitiva avvenne nel 1976, quando un piccolo aereo con sei persone a bordo si schiantò al suolo in fase di decollo a causa del vento forte. Morirono tutte, tra loro quattro consiglieri comunali di Cortina d’Ampezzo. Da allora è rimasta attiva solo la piattaforma per il decollo e l’atterraggio dell’elisoccorso e di elicotteri privati.
Negli anni Ottanta e Novanta ci furono alcuni tentativi di riaprirlo, senza successo. Una proposta più solida fu presentata tra il 2015 e il 2017 da un comitato di imprenditori e professionisti riuniti nella società chiamata Cortinairport. Uno dei maggiori finanziatori era Bruno Zago, presidente del gruppo Pro-Gest, il più importante in Italia per la produzione di carta per ondulato (quella usata soprattutto negli imballaggi). Il progetto era sostenuto da Daniela Santanchè, all’epoca esponente di Forza Italia prima del passaggio a Fratelli d’Italia.
L’obiettivo era riaprire l’aeroporto a piccoli aerei, al massimo da 19 posti, a prezzi sicuramente non popolari. Sarebbero serviti solo 45 minuti per raggiungere Cortina da Milano, invece che 6 ore di auto. Da Roma sarebbero serviti 75 minuti, da Monaco di Baviera 50.
Cortinairport ottenne i primi permessi dell’ENAC, l’ente nazionale di aviazione civile. La società stimò un ritorno economico di 20 milioni di euro all’anno per il paese di Cortina, oltre a 60 nuovi posti di lavoro. Si puntava a far atterrare il primo aereo entro i campionati mondiali sci che si sono tenuti a Cortina nel 2021.
Un servizio televisivo di una televisione locale di 9 anni fa
Alle premesse però non seguirono passaggi concreti. Zaia ha detto che anni fa credeva nella riapertura perché c’era la disponibilità di un privato (Zago) a investire tra 10 e 15 milioni di euro. Ma ora quella disponibilità non c’è più, anche per via delle difficoltà economiche del gruppo Pro-Gest. Nel frattempo anche i sindaci che si sono succeduti negli ultimi anni si sono mostrati piuttosto scettici, soprattutto per via del rumore causato dagli aerei in fase di decollo e atterraggio.
La ministra del Turismo Daniela Santanchè invece ha detto di non voler cambiare idea. «Se Cortina vuole essere internazionale, deve confrontarsi con competitor come St. Moritz, Gstaad, Courchevel. Per farlo, deve avere un aeroporto, come ce l’hanno loro. Altrimenti perderà il turismo internazionale», ha detto la scorsa estate, un concetto ribadito in un’intervista pubblicata il 31 dicembre dal Gazzettino. Santanchè sostiene che l’aeroporto sia un servizio molto importante per le Olimpiadi invernali del 2026 che si svolgeranno tra Milano e appunto Cortina, definite un «grande acceleratore» per le opere grazie ai molti soldi che attraggono.