L’italiano più famoso del Giappone

«L’ambasciatore della cultura italiana in Giappone è Girolamo Panzetta, che da “lettore” del corso di lingua in televisione è poi approdato ai programmi di varietà e a campagne pubblicitarie per prodotti legati più o meno all'Italia e ai suoi frutti. Pizza surgelata, crostini alla pancetta, prosciutto del supermercato, caffè in lattina. Ma anche birra giapponese, compagnie telefoniche, rasoi, saloni di depilazione e molto altro. Come si può immaginare, tra i connazionali il personaggio provoca raramente simpatia, più frequentemente fastidio, imbarazzo e in qualche caso malcelato odio»

Girolamo Panzetta spiega ai giapponesi in tv i segreti della mortadella
Girolamo Panzetta spiega ai giapponesi in tv i segreti della mortadella
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«Di dove sei?»
«Italiano»
«Girolamo!»

Tra gli italiani che hanno passato un po’ di tempo in Giappone non c’è nessuno che non si sia trovato in questa conversazione, tutti hanno dovuto fare i conti con Girolamo.

Girolamo Panzetta è un uomo campano originario di un paese in provincia di Avellino ed è l’italiano più famoso in Giappone, per molti il simbolo del nostro paese e, come testimonia lo scambio di battute qui sopra, il riferimento assoluto di uomo italiano a cui istintivamente tantissimi giapponesi pensano.

La costruzione di questa immagine è iniziata negli anni Novanta del secolo scorso, quando Panzetta è comparso nel corso di lingua italiana sulla NHK (la rete televisiva pubblica giapponese). La NHK, finanziata dal canone, ha sempre avuto una vocazione educativa, e da sempre i suoi corsi di lingue sono seguitissimi da un pubblico variegato che può anche, mensilmente, trovare in libreria i testi per seguire le lezioni trasmesse ogni settimana. Io stesso guardavo il corso di italiano per cercare di capire le formule giapponesi utilizzate nelle spiegazioni, in una sorta di ingegneria linguistica inversa. Tra le altre lingue trattate sulla televisione pubblica ci sono le principali europee (francese, tedesco, spagnolo), l’arabo, il cinese e il coreano, presentate con scenette, esempi pratici e l’angolo grammaticale con il professore che fa il punto della situazione.

Gli anni Novanta devono essere stati un periodo di grande esplosione per l’Italia, qui. Io sono arrivato dopo ma ho percepito un interesse quasi esagerato per il nostro paese: le scuole private che insegnavano la nostra lingua erano ovunque, tutti impazzivano per la cucina italiana e per le prime pizzerie con il forno importato direttamente da Napoli; le squadre e i giocatori della Serie A erano argomento di conversazione comune, rompighiaccio perfetto per le conversazioni con le persone che incontravo.

Nei programmi televisivi di varietà c’erano diverse figure straniere, un po’ esponenti di culture diverse, un po’ macchiette. Non credo sia un caso che nello stesso periodo in Italia il programma Quelli che il calcio ospitava il commentatore Idris e, appunto, un architetto giapponese di nome Takahide Sano. Come i “tarento” (un prestito dall’inglese talent) stranieri in Giappone, Sano san faceva simpatia per l’italiano un po’ zoppicante, un’aria un po’ fuori luogo, esotica, tipica dell’idea di giapponese che forse gli italiani avevano all’epoca.

Nel frattempo, l’ambasciatore della cultura italiana in Giappone era, chiaramente, Girolamo Panzetta che da “lettore” del corso di lingua è poi approdato ai programmi di varietà e a campagne pubblicitarie televisive per prodotti legati più o meno all’Italia e ai suoi frutti. Pizza surgelata, crostini alla pancetta, prosciutto del supermercato, caffè in lattina. Ma anche birra giapponese, compagnie telefoniche, rasoi, saloni di depilazione e molto altro.

Per spiegare la popolarità del personaggio bisogna fare riferimento all’immagine stereotipata dell’uomo italiano in Giappone, riassumibile nell’espressione date otoko, dove otoko significa uomo e date si scrive direttamente con il carattere che indica l’Italia. Date otoko è un damerino, un uomo molto attento al proprio aspetto, conscio delle tecniche di seduzione ed esperto nel corteggiare le donne in qualsiasi situazione si trovi. L’opposto di un certo tipo di uomo giapponese stereotipico, timido nell’approccio con l’altro sesso, impacciato, trasandato per quanto riguarda aspetto e abiti, taciturno e poco estroverso. Jiro (questo il nomignolo di Panzetta) sullo schermo è elegante, narciso, attento alle richieste delle donne che ama tutte, a partire dalla mamma per cui ha un grande rispetto. È interessante notare che questo attaccamento alla madre, visto come un fastidioso complesso edipico dalle donne giapponesi se manifestato da uomini locali che facilmente chiederanno alla sposa di abitare con la suocera, diventa un atteggiamento di grande nobiltà d’animo quando riguarda gli uomini italiani.

Le frasi  «È vero che per un uomo italiano se c’è una donna bisogna corteggiarla altrimenti è maleducazione?» e «ma tu sei italiano veramente? Non mi sembra, sei completamente diverso da Girolamo!» sono tutte conseguenza della grande esposizione mediatica del nostro e un classico della vita giapponese di molti maschi italiani. Questo dimostra che il Giappone, forse il paese più esotizzato del mondo, a sua volta si ciba di culture estere esotizzate, in un gioco di specchi deformanti.

Come forse si può immaginare, tra i connazionali in Giappone, il personaggio provoca raramente simpatia, più frequentemente fastidio, imbarazzo e in qualche caso malcelato odio. Quando è argomento di conversazione qualcuno fa immancabilmente notare che è stato molto fortunato a trovarsi nel posto giusto al momento giusto, che è furbo, una macchietta o peggio. La leggenda popolare dice che abbia trovato il posto alla NHK grazie al padre della moglie, grosso dirigente dell’azienda; chi lo ha incontrato casualmente a Tokyo quasi sempre si lamenta di non essere stato trattato in modo sufficientemente amichevole quando lo ha salutato presentandosi come connazionale. Nell’ascoltare i racconti è difficile separare il fastidio per gli stereotipi incarnati e cavalcati da Jiro e l’invidia per successo e fama.

Dopo aver scritto un libro su come vivere all’italiana che ha venduto benissimo, e dopo una presenza pluridecennale sui media di ogni tipo, Girolamo è diventato un modello e il volto di una rivista di moda che ha in copertina esclusivamente lui, a ogni numero da più di un decennio.

Nelle pagine interne Jiro è avvolto dal lusso: guida macchine decappottabili con il pullover sulle spalle fumando il sigaro, gioca a golf e prova orologi di marca o elettrodomestici, sfoggia bracciali, occhiali da sole, borselli di pelle, spesso promuovendo viaggi in località di mare come Okinawa o le Hawaii o visite sanitarie di controllo in cliniche private del centro di Tokyo.

Questa scelta non è casuale: gli uomini a cui è rivolta la rivista sono i figli di una generazione di impiegati che non si curavano del look, andavano dal barbiere più economico del quartiere e lasciavano che le mogli scegliessero e comprassero i vestiti per loro. Occuparsi del proprio aspetto o scegliere le località per le vacanze non erano attività che li riguardassero, ma adesso Girolamo ha sdoganato l’idea di uomo maturo a cui piace apparire, sfoggiare e quindi spendere per sé stesso.

Da quando sono arrivato a Tokyo il Giappone è già un po’ cambiato, e le persone per cui Girolamo Panzetta è sinonimo e rappresentante unico dell’Italia sono – mi pare – in diminuzione. D’altronde non sono mai stato troppo severo con chi mi trascinava in una conversazione sul personaggio, tenendo presente parallelamente i racconti di alcuni amici giapponesi che, in Italia, si sentivano esclamare «Nagatomo!» appena rispondevano alla domanda «di dove sei?».

Nel corso degli anni sui media giapponesi ho visto italiani aspiranti famosi che hanno cercato di emulare l’originale proponendo una figura simile di italiano, ma il momento era già fuggito e forse c’è spazio per un solo Girolamo in Giappone.

Ho provato a contattare il signor Panzetta su Instagram ma non mi ha risposto e ho finito per pensare che forse non avrei saputo cosa chiedergli. La sua immagine pubblica già parla dallo schermo e sulle pagine delle riviste, ed è quello che conta.

– Leggi anche: Insegnare l’opera a Tokyo

Flavio Parisi
Flavio Parisi

È nato in Friuli dove si è diplomato in oboe al conservatorio, poi ha studiato lingue e culture dell’India a Venezia e si è trasferito a Tokyo, inizialmente per il viaggio di laurea. Vive insegnando la pronuncia dell’italiano ai cantanti lirici e la storia del melodramma. È ospite fisso della trasmissione televisiva Cool Japan sulla rete nazionale NHK, dove parla di cibo e altro. Su Twitter è @pesceriso, lo stesso nome che aveva il suo blog sul Post. Ha scritto il libro Cadere sette volte, rialzarsi otto (UTET).

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