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  • Martedì 31 dicembre 2024

In Trentino verranno messi nuovi cassonetti a prova di orso

È probabilmente la soluzione migliore per tenere lontani gli animali dai centri abitati, ma finora era stata adottata in modo limitato e poco efficace

Cassonetti della spazzatura in Trentino, 22 febbraio 2024 (Robert Messer/dpa/ANSA)
Cassonetti della spazzatura in Trentino, 22 febbraio 2024 (Robert Messer/dpa/ANSA)
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Lunedì la Provincia autonoma di Trento ha annunciato che entro la fine del 2025 saranno installati 700 nuovi cassonetti a prova di orso in diverse zone del Trentino occidentale, dove sono più presenti gli orsi. Vengono definiti anche “anti-orso”, e sono quei cassonetti progettati in modo tale che gli orsi non riescano ad aprirli, o a romperli. L’iniziativa fa parte di un piano più ampio che punta ad attrezzare tutti i bidoni dell’organico del territorio entro il 2028 in modo che non siano più accessibili agli orsi. Serve a evitare incontri tra orsi e persone nei centri abitati, con tutti i conseguenti rischi del caso.

Eliminare l’accesso a fonti alimentari come gli scarti di cibo nei cassonetti è infatti una delle prime misure da attuare per impedire che gli orsi sviluppino comportamenti “di confidenza”, come si dice in gergo, nei confronti degli esseri umani. Si verificano per esempio quando gli orsi si avvicinano troppo a un rifugio di montagna o a un centro abitato, perché appunto hanno imparato che lì possono trovare facilmente del cibo. Dei cassonetti anti-orso si parla in realtà da quando si decise di reintrodurre gli orsi bruni nelle Alpi centro-orientali nel 1999, spiega Piero Genovesi, responsabile del Servizio per il coordinamento della fauna selvatica dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). «Fu subito chiaro che servivano sforzi di comunicazione e di messa in sicurezza dei rifiuti nelle aree densamente popolate per evitare che gli orsi sviluppassero confidenza verso gli esseri umani», dice.

Una gestione accurata dei rifiuti organici è raccomandata anche dal PACOBACE, il documento di riferimento approvato nel 2008. Negli anni ISPRA ha ripetutamente raccomandato l’adozione dei cassonetti anti-orso. «Sono però interventi complessi e costosi, di cui spesso i singoli comuni non riescono a farsi carico da soli», aggiunge Genovesi.

Il Trentino cominciò a occuparsene nel 2009, quando i primi 100 cassonetti anti-orso vennero distribuiti sull’altopiano della Paganella e nell’alta Valle dei Laghi. Erano bidoni in plastica che si potevano aprire soltanto ruotando una manopola sul coperchio. Negli anni successivi vennero raccolti dati per capire dove servivano di più e ne vennero posizionati altri. Tra il 2020 e il 2021 i cassonetti dell’umido nella Valle dei Laghi, sull’altopiano della Paganella e nella Valle di Cavedine vennero sostituiti con grossi bidoni in acciaio a forma di campana dotati di una calotta. L’orso chiamato M52 imparò però a capovolgerli per aprirli, e fu necessario rinforzare alcune di queste campane con barriere metalliche e fili elettrificati.

Negli ultimi anni, stando al Rapporto Grandi Carnivori del 2023 pubblicato a giugno, la zona in cui gli orsi hanno prelevato di più i rifiuti dai cassonetti è stata la Val di Sole, dove sono stati sperimentati per la prima volta dei box in acciaio attorno ai bidoni dell’organico. Con la delibera della giunta provinciale del 17 maggio scorso sono stati approvati gli interventi da fare entro il 2026, alcuni prioritari, sulla base di un aggiornamento al piano provinciale di gestione dei rifiuti. In sintesi, la delibera stabilisce di installare in diverse zone del Trentino occidentale, dalla Val di Non all’Alto Garda, circa 700 nuovi cassonetti anti-orso. Saranno sia box metallici (chiamati «gusci» nel documento) da disporre attorno ai bidoni, sia isole ecologiche interrate o seminterrate, in pietra o in acciaio. Per questi interventi sono stati stanziati finora 4,3 milioni di euro. Alcuni ritenuti più urgenti sono già stati completati tra la Paganella e la Valle dei Laghi.

Un box in acciaio attorno a un bidone dell’organico in Trentino (Ufficio stampa della Provincia autonoma di Trento)

Sono previsti nuovi fondi anche per il 2026 in modo da completare la messa in sicurezza dei cassonetti in tutto il Trentino occidentale. L’obiettivo, fa sapere la Provincia autonoma di Trento, è far sì che tutto il territorio sia dotato di cassonetti anti-orso entro il 2028, anche nelle zone dove gli orsi sono meno presenti.

Secondo uno studio pubblicato nel 2021 dall’ISPRA e dal Museo delle Scienze di Trento (Muse), questo tipo di azione preventiva era stato molto limitato fino ad allora dalle differenze di gestione dei rifiuti nei diversi enti pubblici, che in Trentino possono essere i comuni e le comunità di valle, cioè enti intermedi tra i comuni e la Provincia autonoma. Nello stesso studio si stimava ci fossero circa 200 cassonetti anti-orso nel Trentino occidentale e si raccomandava che venissero sostituiti tutti i normali bidoni dell’organico nelle zone frequentate dagli orsi entro 24 mesi, quindi entro il 2023.

Piero Genovesi dell’ISPRA dice che finora non erano comunque stati previsti interventi su così ampia scala, e che prima erano state prese iniziative soprattutto a livello locale. «È fondamentale poi intervenire su tutta la filiera dei rifiuti: non è pensabile, cioè, cambiare i bidoni e poi lasciare i sacchetti dell’umido fuori dalle porte per la raccolta», aggiunge.

Un’isola ecologica in pietra seminterrata (Ufficio stampa della Provincia autonoma di Trento)

Per diverse associazioni locali l’introduzione dei cassonetti anti-orso è stata fatta però in ritardo, o è comunque insufficiente e troppo lenta. Nei mesi scorsi l’associazione Bearsandothers ha diffuso un report in cui denunciava la cattiva gestione dei rifiuti in diverse valli trentine. Il report, che è di giugno, è stato inviato anche al ministero dell’Ambiente, scrive il quotidiano il Dolomiti. Nelle fotografie inserite nel report si vedono diversi bidoni dell’organico non protetti sulle strade di centri abitati, fuori dalle case e dagli alberghi, e vicino ai boschi. La questione è molto dibattuta dalle associazioni: per stare a tempi piuttosto recenti, due anni fa per esempio il collettivo attivista StopCasteller aveva creato una mappa in cui aveva segnalato i punti dove avevano trovato bidoni dell’organico non protetti in diversi comuni della Val di Sole.

Più in generale, le discussioni sugli orsi si sono molto polarizzate dopo l’aggressione mortale di Andrea Papi, 26 anni di Caldes, da parte dell’orsa JJ4 nell’aprile del 2023. Da una parte ci sono molti residenti che si dicono spaventati, dall’altra le associazioni animaliste che promuovono proteste per ribadire la loro contrarietà alle uccisioni degli orsi, compresi quelli che hanno aggredito persone. «Ora bisogna impegnarsi per risanare ferite gravi che si sono create nella società», dice Genovesi. «Gli orsi sono animali molto intelligenti e adattabili: se imparano che vicino agli esseri umani c’è un facile accesso al cibo, smettono di avere paura delle persone e i rischi aumentano. Se si fossero messi in sicurezza i rifiuti fin da subito, 25 anni fa, avremmo probabilmente avuto meno danni».

– Leggi anche: Come sono gestiti gli orsi del Trentino