I tanti messaggi di fine anno dei presidenti della Repubblica
Il primo a inaugurare la tradizione fu Luigi Einaudi nel 1949: a rileggerli oggi si intravedono pezzi di storia italiana e non solo
Alle 20:30 di oggi, martedì 31 dicembre, le principali tv nazionali trasmetteranno il tradizionale discorso di fine anno del presidente della Repubblica. Il discorso di stasera sarà il decimo del mandato di Sergio Mattarella, entrato in carica nel febbraio del 2015.
I punti principali del discorso sono stati anticipati ai giornali, e non sono previsti annunci o prese di posizione inattese. È comunque un evento importante e solitamente molto commentato: il discorso di fine anno è una delle rare occasioni, almeno in Italia, in cui il presidente della Repubblica si esprime su questioni attuali e non si limita a un discorso istituzionale e di circostanza (anche se il giorno successivo tutte le forze politiche trovano sempre almeno un’affermazione che sostengono sia stata fatta proprio per dare ragione a loro).
I discorsi in cui la più importante carica politica di un certo paese fa una specie di bilancio dell’anno appena trascorso sono una tradizione in molti stati occidentali. In Italia il primo a farlo fu Luigi Einaudi, nel 1949. Einaudi è stato il secondo presidente della Repubblica, in carica dal maggio del 1948, quando prese il posto di Enrico De Nicola. Da quel momento in poi ogni presidente ha tenuto un discorso di fine anno dalla sede della presidenza della Repubblica, il palazzo del Quirinale a Roma. All’inizio venivano trasmessi soltanto via radio, ma da tempo il mezzo principale è la tv (il discorso di Mattarella verrà comunque trasmesso anche dalle radio della Rai).
Il primo messaggio di Einaudi iniziava così: «Nel rigoglio di intimi affetti suscitato da questa trasmissione mi è caro interpretare con la mia parola il fervore di sentimenti che, come sulla soglia di ogni anno, cosi nell’attuale vigilia tutti ci accomuna in un palpito di mutua comprensione e di fraterna solidarietà». Einaudi poi augurò un anno «per tutti foriero almeno di talune fra le soddisfazioni desiderate», e auspicò che potesse «confortarsi di una atmosfera di pace in cui sia a tutti dato di realizzare nuove tappe sulle vie del civile progresso».
Questo è invece il discorso di Einaudi del 1950, registrato dalla INCOM (Industria Corti Metraggi Milano). In realtà ne furono registrati due: uno per gli italiani in Italia e uno per quelli all’estero.
Il primo messaggio a essere trasmesso in tv fu quello del 1954. Einaudi parlò di una «patria vieppiù impegnata nella vasta opera di perfezionamento e di sviluppo del comune patrimonio di beni morali e materiali» e la parola più usata fu “pensiero”.
Un altro discorso piuttosto noto è quello con cui nel 1962 Antonio Segni (in carica dal 1962 al 1964) si augurò che il 1963 potesse accrescere il benessere dell’Italia, nonostante alcuni «drammatici eventi che [hanno] tenuto in trepidazione e angustia i popoli e gli individui pensosi del destino dell’umana civiltà». Il 1962 era stato l’anno della cosiddetta crisi dei missili a Cuba, con cui gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica arrivarono a un passo da un conflitto nucleare su larga scala.
Uno dei messaggi più importanti fu quello di Sandro Pertini del 1978, l’anno dell’omicidio di Aldo Moro. Pertini iniziò così: «Italiane e italiani, vi confesso che non volevo introdurmi nell’intimità delle vostre case in questo giorno in cui festeggiate il sorgere dell’anno nuovo ma il mio silenzio sarebbe stato male interpretato». Pertini disse anche: «Bisogna riconoscere con franchezza che non siamo sufficientemente attrezzati per affrontare il terrorismo», e durante il discorso si rivolse soprattutto ai giovani, che a suo dire non avevano bisogno di «sermoni» ma di «esempi di onestà, coerenza e altruismo».
Nel 1989 il suo successore Francesco Cossiga parlò invece della caduta del muro di Berlino e dell’«incombere pacifico, e quindi anche più perentorio, di centinaia di migliaia di cittadini che liberamente si sono radunati, liberati dalla paura e dall’angoscia e coraggiosamente fiduciosi nell’avvento di un’era nuova». Nel 1991, nel suo ultimo messaggio da presidente della Repubblica, Cossiga parlò solo tre minuti e mezzo, che impiegò a spiegare perché non aveva voglia di dire niente.
Nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro esordì in modo piuttosto originale, dicendo «Buonasera a tutti, Buon anno! È l’augurio, il primo mio augurio; mi emoziona nel presentarlo, quasi lo vedessi partire da me e giungere a voi, a tutti voi: a chi lo accoglie con bontà, e gli sono grato… a chi non lo gradisce, ed io me ne scuso». Nel 1998 scelse invece di parlare da un salottino del Quirinale, e non dalla solita scrivania. Scalfaro è famoso soprattutto per il discorso del “Non ci sto”, ma non fu pronunciato durante un messaggio di fine anno.
L’ultimo messaggio di fine anno del Novecento lo fece l’allora presidente Carlo Azeglio Ciampi, che in totale nei suoi messaggi di fine anno usò 69 volte la parola “tutti”, 48 volte “Italia”, 42 “mondo” e 36 “pace”. Il primo messaggio di fine anno disponibile su YouTube è quello di Giorgio Napolitano, nel 2009. Nel 2014 Napolitano tenne invece il suo ultimo discorso da presidente, piuttosto infastidito dalla crisi politica che l’aveva spinto a rimanere in carica anche per un secondo (breve) mandato.
Il messaggio del 31 dicembre 2015, il primo di Sergio Mattarella, fu tradizionale sia nella struttura che nel linguaggio. Mattarella parlò soprattutto di lavoro, ambiente, evasione fiscale e migrazione. Citò Valeria Solesin, la ragazza italiana uccisa a novembre negli attacchi terroristici a Parigi; Alan Kurdi, il bambino siriano morto annegato mentre cercava di raggiungere l’Europa; Papa Francesco; l’astronauta Samantha Cristoforetti; la direttrice del CERN Fabiola Gianotti; l’atleta paralimpica Nicole Orlando.
Uno dei suoi discorsi più sentiti e seguiti fu quello del 2020, nel pieno della pandemia da coronavirus e poco prima dell’inizio della campagna vaccinale. «Avvicinandosi questo tradizionale appuntamento di fine anno, ho avvertito la difficoltà di trovare le parole adatte per esprimere a ciascuno di voi un pensiero augurale. Sono giorni, questi, in cui convivono angoscia e speranza», disse allora Mattarella. Quello stesso giorno in Italia morirono di Covid 555 persone. Per parlare, Mattarella scelse una posizione inusuale, con il cortile del palazzo del Quirinale sullo sfondo.
L’anno scorso, nel suo nono discorso di fine anno, Mattarella ha parlato a lungo della guerra in Ucraina e dell’invasione israeliana della Striscia di Gaza: due vicende che non si sono ancora chiuse e su cui ci si aspetta dica qualcosa anche stasera. Come da tradizione ormai da molti anni, il discorso non sarà in diretta ma è stato pre-registrato.