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  • Martedì 31 dicembre 2024

In un anno i temi del discorso di fine anno di Mattarella non sono cambiati molto

Dato che siamo ancora alle prese con la guerra in Ucraina e nella Striscia di Gaza, i femminicidi e i problemi della sanità italiana

(ANSA/UFFICIO STAMPA QUIRINALE/PAOLO GIANDOTTI)
(ANSA/UFFICIO STAMPA QUIRINALE/PAOLO GIANDOTTI)
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Il 31 dicembre come ogni anno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tenuto il tradizionale discorso di fine anno.

Mattarella ha parlato a reti unificate dal Quirinale, sede ufficiale del presidente della Repubblica, a Roma. Sullo sfondo si vedevano un albero di Natale addobbato, la bandiera dell’Italia, quella dell’Unione Europea e lo stendardo con il simbolo della presidenza. Il discorso ha trattato gli eventi e i temi principali dell’anno appena concluso, che quest’anno ricalcano in gran parte quelli dell’anno scorso, ancora non risolti.

Da una parte le guerre in Ucraina e nella Striscia di Gaza, che nonostante gli sforzi internazionali di mediazione sono ancora in corso, dall’altra argomenti che riguardano più direttamente l’Italia, come la violenza contro le donne e i problemi della sanità pubblica, che riguardano problemi strutturali senza una soluzione semplice a breve termine.

Mattarella ha iniziato parlando delle guerre in corso nel mondo: ha ricordato una bambina di Gaza morta di freddo nella notte di Natale, gli attacchi russi contro le infrastrutture energetiche ucraine lo stesso giorno, e la prigionia degli ostaggi catturati da Hamas negli attacchi contro Israele del 7 ottobre. Ha sottolineato come la pace sia descritta dalla Costituzione come «obiettivo irrinunziabile», e ha detto che la pace non deve essere intesa come sottomissione ai paesi aggressori, ma che deve essere ricercata una pace che permetta il rispetto dei diritti umani e del diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità: non solo perché più giusta, ma anche perché queste sono le uniche condizioni che permettono una pace duratura.

Ha menzionato anche la detenzione in Iran della giornalista Cecilia Sala, sottolineando il valore dell’informazione libera e i sacrifici dei giornalisti che documentano gli avvenimenti e le guerre in Europa, in Medio Oriente e altrove.

Ha poi parlato della «sconfortante sproporzione» fra la spesa mondiale di 2.443 miliardi di dollari per gli armamenti, legata soprattutto proprio alle guerre in corso, e quella 8 volte inferiore stanziata alla COP29, la grande conferenza delle Nazioni Unite che si è tenuta a Baku. Ha anche detto che a causa dei cambiamenti climatici i disastri naturali non possono più essere trattati come eventi eccezionali, ma vanno affrontati con interventi che evitino i danni più gravi. Ha anche menzionato la crescente disuguaglianza fra le persone più ricche e quelle più povere nel mondo.

Parlando di questi divari si è ricollegato alla situazione italiana: fra la scoperta di nuove cure che permettono di trattare malattie prima incurabili e le lunghe liste d’attesa del sistema sanitario nazionale, e il fatto che molte persone devono rinunciare alle cure «perché prive dei mezzi necessari». Fra le disuguaglianze in Italia ha citato ovviamente anche quella fra l’offerta dei servizi nel Nord e nel Sud Italia; e quella fra i dati positivi sull’occupazione rispetto alla precarietà, ai salari bassi e alla cassa integrazione per molti lavoratori italiani.

Ha parlato anche dei problemi affrontati dai giovani, fra cui l’incertezza e l’uso di alcol e droghe illegali, che porta anche alla violenza. Ha ricordato anche l’entusiasmo, la forza creativa e la generosità che spesso manifestano, e ha invitato ad «ascoltare il loro disagio» e a «dare risposte concrete alle loro esigenze, alle loro aspirazioni». Sempre parlando dei giovani, ha citato l’esempio positivo della loro partecipazione alle proteste contro la violenza sulle donne, anche dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin nel 2023.

Mattarella ha anche parlato più volte della speranza, fra le altre cose ricordando gli auguri di papa Francesco nell’apertura del Giubileo, nella notte di Natale. Ha menzionato anche l’80esimo anniversario della liberazione dall’occupazione nazifascista, che ricorrerà il 25 aprile 2025: anche in relazione a questo ha esortato i cittadini ad agire per mettere in atto i valori posti dalla Costituzione alla base della Repubblica italiana, definendo la speranza non come «attesa inoperosa», ma come impegno e scelte di ciascuno.