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  • Martedì 31 dicembre 2024

Alla fine la “misteriosa” malattia in Congo non era l’inizio di un’epidemia mondiale

L'OMS l'ha definita una combinazione di infezioni già conosciute, con un rischio di diffusione molto basso

Un medico congolese
(AP Photo/Moses Sawasawa)
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All’inizio di dicembre molti media italiani avevano raccontato molto una malattia non identificata di cui erano stati segnalati centinaia di casi nella Repubblica Democratica del Congo: a questa storia era stata data particolare attenzione soprattutto dopo il caso di una persona proveniente dal Congo che era stata ricoverata in ospedale a Lucca, in Toscana, con sintomi simili a quelli di un’influenza, poi dimessa dopo essere guarita. Per giorni se n’era parlato con toni allarmati: la malattia era stata definita “misteriosa” e in alcuni titoli era stato esplicitato il rischio di una possibile nuova epidemia mondiale, nonostante l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) avesse raccomandato prudenza.

Meno di un mese dopo gli allarmi, la stessa OMS ha confermato che la malattia era una combinazione di infezioni conosciute.

Il primo avviso all’OMS era stato inviato dal ministero della Salute congolese, lo scorso 29 novembre. I casi erano stati diagnosticati nell’area di Panzi, nella provincia di Kwango. I sintomi segnalati erano febbre, tosse, spossatezza e naso che cola. In alcune persone la malattia aveva portato a complicazioni respiratorie, anemia e forte inappetenza. Erano state segnalate alcune decine di morti, quasi tutti con meno di 18 anni e con gravi problemi di malnutrizione. Le condizioni di vita nell’area rurale interessata erano infatti peggiorate negli ultimi mesi, con minore disponibilità di cibo e quasi totale assenza di assistenza sanitaria.

L’OMS aveva subito inviato alcuni esperti tra medici, epidemiologi e virologi per indagare i casi segnalati e offrire maggiori trattamenti sanitari. L’intervento degli esperti era stato necessario per controllare con attenzione ogni singolo caso e identificare le reali cause delle morti.

Finora l’indagine ha permesso di accertare 891 casi e 48 morti tra il 24 ottobre e l’8 dicembre, meno dei 140 ipotizzati all’inizio di dicembre. Come spiega il bollettino pubblicato il 27 dicembre, le persone sono risultate positive a malaria e virus respiratori (influenza A/H1N1 – pdm09, rinovirus, Sars-CoV-2, altri coronavirus, virus parainfluenzali e adenovirus umano). Al termine di questo primo lavoro la stessa OMS ha dato una prima definizione della malattia, considerata «una combinazione di infezioni respiratorie virali comuni e stagionali e malaria falciparum, aggravata da malnutrizione acuta».

L’OMS ha disposto una maggiore sorveglianza dei sintomi e ha raccomandato un rafforzamento dei controlli delle malattie note, soprattutto della malaria. Negli ultimi mesi sono state segnalate più volte lacune nell’approvvigionamento di farmaci: da Kinshasa, la capitale del Congo, sono necessari quasi due giorni di viaggio su strade e piste maltenute per raggiungere la zona di Panzi. Questo problema ha limitato l’accesso al trattamento per le popolazioni più vulnerabili, in particolare i bambini, e insieme alla malnutrizione ha causato un aumento della mortalità delle infezioni note e curabili.

Il livello di rischio per la salute delle comunità che abitano nella provincia di Panzi è elevato, mentre già a livello nazionale il rischio è considerato basso grazie al controllo delle poche strade di collegamento con altre aree del paese. Il rischio di conseguenze per la salute pubblica è quindi molto basso anche a livello regionale e internazionale. L’OMS ha comunque invitato la Repubblica Democratica del Congo a intervenire per ridurre i problemi di malnutrizione, e prevenire così che accadano situazioni simili in altre zone del paese.