La nuova lista delle cure a carico della sanità pubblica deve aspettare
Dal 30 dicembre dovevano diventare gratuite, tra le altre, le visite per la procreazione assistita e i disturbi alimentari, ma è tutto sospeso per un ricorso al TAR
Aggiornamento del pomeriggio del 31 dicembre: il tribunale amministrativo del Lazio (TAR) ha revocato la sospensione del decreto che aveva introdotto i LEA, che quindi rimarranno in vigore almeno fino al 28 gennaio, quando il ricorso sarà discusso nel merito.
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Lunedì 30 dicembre in Italia sarebbe dovuta entrare in vigore una nuova lista di cure, visite mediche e trattamenti sanitari che si possono fare con la sanità pubblica, dopo che a novembre il ministero della Salute aveva aggiornato con un decreto i “livelli essenziali di assistenza” (LEA): cioè la lista di prestazioni che il servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire obbligatoriamente, in modo gratuito o dietro pagamento del ticket.
I LEA furono stabiliti l’ultima volta negli anni Novanta, quindi questo aggiornamento era atteso da anni, ma resterà bloccato ancora: il TAR (tribunale amministrativo regionale) del Lazio infatti ha sospeso il decreto del ministero, in attesa di esprimersi su un ricorso presentato da centinaia di strutture private accreditate e dalle principali associazioni che rappresentano gli operatori sanitari privati, secondo cui i rimborsi previsti dal ministero sono insufficienti a coprire le spese che loro sosterrebbero per fornire i servizi inclusi nei nuovi LEA.
Il decreto che è stato sospeso avrebbe reso a carico dello Stato una serie di prestazioni mediche che finora si potevano fare solo privatamente, quindi a pagamento: tra queste c’erano quelle per la procreazione medicalmente assistita, quelle per la diagnosi e il monitoraggio della celiachia e varie malattie rare, esami e visite per chi soffre di disturbi alimentari, screening neonatali e molte altre ancora. Era anche riconosciuta come malattia invalidante l’endometriosi, una malattia cronica di cui è affetta 1 donna su 10 e che causa la creazione di porzioni di endometrio in altre parti del corpo (l’endometrio è il tessuto che ricopre la cavità interna dell’utero).
La lista comprendeva una serie di nuovi servizi a carico della sanità pubblica per l’assistenza delle persone che hanno bisogno di protesi: quella parte non è stata sospesa dal TAR, e quindi è effettivamente entrata in vigore.
In tutto, comunque, venivano aggiornate le tariffe di circa 1.100 prestazioni mediche, più di un terzo delle oltre tremila che in Italia sono a carico del sistema sanitario nazionale. Molti di questi servizi vengono garantiti non da ospedali e cliniche pubbliche, ma da strutture private accreditate con la sanità pubblica: quelle che forniscono il servizio gratuitamente o a un costo molto contenuto (dietro il pagamento di un ticket) come se fossero pubbliche, e poi vengono rimborsate. Oltre ad aggiornare i LEA, il decreto del ministero aggiornava anche le tariffe che si possono applicare alle singole prestazioni sanitarie che non sono del tutto gratuite.
La ragione del ricorso è proprio che secondo i privati convenzionati questi rimborsi non bastano a coprire i costi che devono affrontare per offrire quegli esami e visite, e le tariffe previste sono troppo basse: gli avvocati che hanno seguito il ricorso hanno detto all’Ansa che «le tariffe non tengono conto dell’incremento dei costi e delle difficoltà operative causate dalla pandemia e dalla crisi economica». Per garantire questi servizi, il ministero della Salute aveva previsto una spesa di circa 550 milioni di euro in più ogni anno.
Il TAR ha fissato per il 28 gennaio l’udienza in cui valutare il ricorso, e nel frattempo ha sospeso l’entrata in vigore dei nuovi LEA: almeno fino a quella decisione quindi queste prestazioni mediche continueranno a essere a pagamento.
La sospensione sta già creando problemi burocratici e organizzativi, perché in vista dell’entrata in vigore dei nuovi LEA le regioni avevano aggiornato i sistemi informatici con cui vengono gestiti i rimborsi, modificando le tariffe previste per le prestazioni comprese nei nuovi LEA. Non è ancora chiaro come verrà aggirato questo problema nel tempo in cui sarà in vigore la sospensione decisa dal TAR.
L’aggiornamento dei LEA e delle tariffe era stato piuttosto celebrato, anche dal ministero e da alcuni senatori di maggioranza, perché la lista delle prestazioni offerte dal servizio sanitario nazionale era la stessa da decenni: 28 anni nel caso delle visite ambulatoriali e 25 anni per l’assistenza protesica. Da tempo si chiedeva che le liste e le tariffe venissero aggiornate, anche sulla base dei nuovi sviluppi nello studio di certe malattie su cui oggi c’è un livello di conoscenza molto diverso rispetto alla fine degli anni Novanta (cioè quando furono stabiliti l’ultima volta i LEA).
L’aggiornamento però era stato sempre rimandato per mancanza di fondi. Alcune regioni da anni forniscono autonomamente alcune di queste prestazioni gratuitamente o con un ticket, ma solo grazie a risorse proprie.