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  • Martedì 31 dicembre 2024

Da 25 anni il canale di Panama è di Panama

Il 31 dicembre del 1999 gli Stati Uniti lo restituirono dopo decenni di dispute, anche se ora Trump dice di volerne riprendere il controllo

La chiusa di Miraflores, parte del canale di Panama, a maggio 2024
La chiusa di Miraflores, parte del canale di Panama, a maggio 2024 (AP Photo/Matias Delacroix)
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Il 31 dicembre del 1999, 25 anni fa, gli Stati Uniti cedettero la gestione del canale di Panama allo stato di Panama, dopo una lunga disputa durata più di settant’anni. Da quel momento il canale è amministrato da Panama, ma ultimamente si è riparlato della questione perché il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha minacciato in diverse occasioni di riprenderne il controllo durante il suo secondo mandato, che inizierà il prossimo 20 gennaio.

Le dichiarazioni di Trump sono state criticate dal presidente di Panama José Raúl Mulino, ma al momento rimangono più che altro una provocazione: la possibilità che il canale cambi di nuovo proprietà è molto remota (come l’eventualità, avanzata sempre da Trump, che gli Stati Uniti comprino la Groenlandia).

Il canale di Panama è ritenuto uno dei più importanti del mondo per via della scorciatoia che introdusse nel traffico delle merci all’inizio del XX secolo. È lungo 82 chilometri e collega l’oceano Atlantico con il Pacifico: questo passaggio permette alle navi di evitare rotte ben più lunghe, che circumnavigano tutta l’America Latina passando a sud da Capo Horn, per poi risalire.

Il funzionamento del canale è basato su un complesso sistema ingegneristico composto da chiuse e bacini. L’acqua infatti non scorre in modo continuo da un estremo all’altro: le navi vengono “trasportate” su gradoni di acqua successivi e portate in un lago artificiale la cui superficie raggiunge i 27 metri sopra il livello del mare. Da lì le imbarcazioni vengono fatte ridiscendere nell’oceano opposto, in una complessa gestione di traffico navale. Il viaggio dura in media 12 ore.

Turisti davanti a un pannello che mostra il funzionamento del canale

Turisti davanti a un pannello che mostra il funzionamento del canale (AP Photo/Matias Delacroix)

La necessità e l’opportunità di una «scorciatoia» per ragioni mercantili furono individuate molto presto dai colonizzatori europei: l’ambizioso progetto di unire i due oceani fu tentato per la prima volta dalla Spagna, poi dalla Francia e infine dagli Stati Uniti. Già nel 1534 il re di Spagna Carlo V aveva compreso l’importanza e la possibilità di costruire una rotta attraverso Panama, ma il progetto rimase sulla carta per l’inadeguatezza dei mezzi tecnici di quel tempo.

Si dovette aspettare il XIX secolo: i lavori di scavo, voluti dal Congresso internazionale di studio sul canale organizzato a Parigi dalla Società di geografia francese, furono avviati nel 1879 da una compagnia francese sotto la guida di Ferdinand de Lesseps, l’ex console che era stato già responsabile della costruzione del canale di Suez, completato nel 1869.

Una nave cargo naviga nel canale, nel giugno 2024

Una nave cargo naviga nel canale, nel giugno 2024 (AP Photo/Matias Delacroix)

I lavori però si bloccarono a causa di vari problemi, tra cui un’epidemia di malaria e di febbre gialla che provocò la morte di circa 22mila lavoratori, le difficoltà tecniche per lo scavo (il progetto francese non prevedeva chiuse) e l’aumento dei costi di costruzione. Ci fu poi uno scandalo di corruzione sull’uso dei fondi, e tutta la questione ebbe conseguenze disastrose per molti piccoli investitori. Lo storico successo dell’ingegneria statunitense nel canale di Panama è anche uno storico fallimento francese.

Nel 1901 gli Stati Uniti ottennero dalla Francia i diritti sul progetto, e da un rappresentante del governo colombiano (all’epoca Panama faceva parte della Colombia) l’autorizzazione per costruire e gestire il canale. Nel 1903 però il senato della Colombia decise di non ratificare l’accordo: gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Theodore Roosevelt, appoggiarono una rivolta indipendentista a Panama, inviando soldati e navi che inibirono un intervento repressivo colombiano e legittimando il nuovo stato.

Panama divenne così una repubblica indipendente e affidò agli Stati Uniti la gestione della zona, con l’autorizzazione per iniziare gli scavi. L’operazione politico-militare rimane da allora un esempio delle ingerenze statunitensi novecentesche, spesso armate e violente, nelle vicende interne dei paesi centro e sudamericani (e non solo) per tutelare i propri interessi economici.

Navi cargo in attesa di imboccare il canale, lo scorso 2 settembre

Navi cargo in attesa di imboccare il canale, lo scorso 2 settembre (AP Photo/Matias Delacroix)

Anche gli statunitensi scelsero dapprima di progettare un canale continuo a livello del mare, ma si resero conto presto delle complicazioni: sia per la portata dello scavo che in termini di gestione delle piene e delle inondazioni, incontrollabili. Prevalse quindi l’idea del sistema di chiuse e della costruzione di una diga di alcuni chilometri prima della foce del fiume Chagres per creare il grande lago artificiale di Gatún, che costituisce oggi buona parte del percorso del canale e che fornisce l’acqua necessaria al funzionamento dei bacini delle chiuse. Al tempo fu il più grande lago artificiale del mondo, ma da allora ne sono stati creati molti di dimensioni eccezionali: il più esteso oggi è il lago Volta in Ghana, mentre quello di maggiore volume è il bacino di Kariba tra Zambia e Zimbabwe.

Il progetto prese dimensioni enormi, con il coinvolgimento di migliaia di operai e un’operazione di disinfestazione molto estesa per limitare la diffusione di malaria e febbre gialla che avevano concorso ai fallimenti francesi. Nel 1914 il canale fu inaugurato, ma un contenzioso sul controllo statunitense dell’area si trascinò per settant’anni fino all’accordo che ne ha avviato la restituzione, conclusa il 31 dicembre del 1999.

Jimmy Carter (che applaude) e Omar Torrijos (che saluta) dopo la firma del trattato, a Panamá, la capitale, nel giugno 1978

Jimmy Carter (che applaude) e Omar Torrijos (che saluta) dopo la firma del trattato, a Panamá, la capitale, nel giugno 1978 (AP Photo)

L’accordo fu firmato nel 1978 durante la presidenza del Democratico Jimmy Carter. Fino ad allora la zona del canale aveva un suo governo, nominato dal presidente degli Stati Uniti e autonomo da quello di Panama. Aveva anche proprie scuole, tribunali e forze dell’ordine, e vigevano leggi discriminatorie verso la popolazione panamense, che agevolavano invece i cittadini statunitensi. Nel 1964 c’era stata una grossa disputa, che portò i due governi a vietare le rispettive bandiere nelle scuole della zona amministrata dagli Stati Uniti, dopo proteste in cui morirono 20 cittadini di Panama e quattro soldati statunitensi.

Il trattato sottoscritto da Carter e dall’allora leader di Panama, il generale Omar Torrijos, fissò la data della cessione e dichiarò il canale zona neutrale, accessibile alle navi di tutti i paesi, riconoscendo però agli Stati Uniti il diritto permanente di difenderlo da eventuali minacce. Carter faticò a far ratificare il trattato dal Senato, ma ci riuscì anche grazie all’aiuto di John Wayne – un famoso attore di simpatie Repubblicane, nonché amico di Torrijos – che sostenne i negoziati e scrisse varie lettere ai senatori per convincerli. La transizione avvenne senza grossi problemi.

L'ex presidente Jimmy Carter e l'allora presidente di Panama, Mireya Moscoso, nel dicembre del 1999 durante una cerimonia in vista della restituzione del canale

L’ex presidente Jimmy Carter e l’allora presidente di Panama, Mireya Moscoso, nel dicembre del 1999 durante una cerimonia in vista della restituzione del canale (AP Photo/Tomas Van Houtryve)

Nel 2016 è stato inaugurato l’ampliamento del canale di Panama, costruito affinché si adattasse ai nuovi traffici commerciali internazionali e all’uso di navi portacontainer più grandi: alle chiuse originarie di Gatún, sul lato dell’Atlantico, e di Pedro Miguel e Miraflores, sul lato del Pacifico, si sono aggiunte le nuove chiuse di Água Clara e di Cocoli. Con l’ampliamento, la dimensione massima delle navi che possono transitare nel canale è passata da quella chiamata «Panamax» (294 metri di lunghezza, 32 metri di larghezza e 12 metri di pescaggio), a quella chiamata «Post Panamax» (366 metri di lunghezza, 51 di larghezza e 15 di pescaggio).

Il transito nel canale di Panama è soggetto al pagamento di un pedaggio, che varia a seconda del tipo, delle dimensioni e della capacità di carico delle imbarcazioni che lo percorrono. Le navi più grandi arrivano a pagare fino a 500mila dollari, mentre nel 1928 lo scrittore americano Richard Halliburton attraversò il canale di Panama a nuoto, pagando il pedaggio più basso nella storia del canale: 36 centesimi di dollaro.

Nel 2023 ci sono stati oltre 14mila transiti attraverso il canale, e le merci trasportate hanno superato i cinquecento milioni di tonnellate, con il pagamento di pedaggi per più di tre miliardi di dollari (e altre entrate per 1,4 miliardi). Nel 2023 il traffico si era ridotto a causa di un periodo di grave siccità, che aveva fatto salire i costi del trasporto marittimo mondiale. I dati parziali del 2024 hanno registrato 11mila transiti e 423 milioni di tonnellate di merci trasportate.

Un tratto del canale durante il periodo di siccità, nel settembre del 2023

Un tratto del canale durante il periodo di siccità, nel settembre del 2023 (Photo by Justin Sullivan/Getty Images)

– Leggi anche: Trump vorrebbe riprendersi il Canale di Panama

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