La transizione in Siria durerà a lungo
Ahmed al Sharaa, il leader di fatto del paese, ha detto che potrebbero volerci fino a quattro anni per organizzare nuove elezioni
Ahmed al Sharaa (noto anche con il suo nome di battaglia Abu Mohammed al Jolani), il capo degli insorti che a dicembre hanno rovesciato il regime di Bashar al Assad in Siria, ha detto che ci potrebbero volere fino a quattro anni prima che nel paese si tengano nuove elezioni. Tempi così lunghi sono necessari, ha detto al Sharaa, perché prima di «fare un’elezione valida è necessario realizzare un censimento completo della popolazione».
Al Sharaa è il capo di Hayat Tahrir al Sham, il più importante dei gruppi degli insorti. Sebbene non abbia ruoli formali, dalla fine del regime di Assad è diventato il leader di fatto della nuova Siria. Domenica ha dato la sua prima intervista ad Al Arabiya, la TV pubblica dell’Arabia Saudita: sempre parlando dei tempi della transizione ha detto che per scrivere una nuova Costituzione del paese, che sostituisca quella del regime di Assad, potrebbero volerci fino a tre anni.
Ha poi parlato della formazione del governo. Attualmente la Siria è governata da Mohammed al Bashir, primo ministro ad interim che in precedenza gestiva il governo civile a Idlib, la città controllata da Hayat Tahrir al Sham prima della caduta del regime. Il governo ad interim è pieno di membri di Hayat Tahrir al Sham ed è di fatto poco rappresentativo della varietà di gruppi, religioni ed etnie presenti in Siria, ma al Sharaa ha detto che «la forma attuale delle nomine era necessaria in questa fase», in cui serviva dare alla Siria un governo efficiente in poco tempo.
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Ha aggiunto che in Siria le cariche politiche non saranno spartite sulla base di «quote»: è un sistema usato in paesi etnicamente molto diversi, come l’Iraq e il Libano, per garantire a ciascun gruppo una certa rappresentazione, ma molto spesso finisce per provocare una paralisi politica.
Ha confermato poi che tanto Hayat Tahrir al Sham quanto gli altri gruppi dei ribelli si scioglieranno ed entreranno nelle strutture dello stato siriano. Questo scioglimento sarà formalizzato durante una Conferenza di dialogo nazionale che si terrà tra i più importanti leader antiassadisti, dove inoltre sarà dissolto il parlamento di Assad e formato un consiglio consultivo che affianchi il governo. Non si sa ancora quando si terrà la Conferenza.
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Al Sharaa ha parlato anche del rapporto con la Russia con cui la Siria, ha detto, condivide interessi strategici: «La Siria non sarà fonte di disturbo per nessuno». Già in passato la leadership di Hayat Tahrir al Sham aveva inviato messaggi concilianti alla Russia, che pure è stata il principale alleato del regime di Assad.
Un’altra grossa questione per la nuova Siria è la presenza dei curdi, che dominano quasi un terzo del paese. Abitano principalmente nel Rojava, una regione del nord-est, e di fatto si governano autonomamente con proprie istituzioni e un proprio esercito. I curdi siriani sono osteggiati soprattutto dalla Turchia, che li ritiene alleati del PKK, l’organizzazione indipendentista da anni in guerra contro lo stato turco. Al Sharaa ha detto che sono in corso negoziati con la leadership curda, ma ha aggiunto: «Non accetteremo che la Siria diventi una piattaforma da cui il PKK lancia attacchi contro la Turchia».