Cos’è questa discussa norma “anti-Renzi”
È quella che impedisce a parlamentari e membri del governo di avere lavori retribuiti fuori dall'Unione Europea, e che si applica soprattutto a un senatore toscano di Italia Viva
Tra i provvedimenti minori inseriti nella legge di bilancio ce n’è uno che è stato molto discusso nelle ultime due settimane perché pur non pesando particolarmente sulle casse dello Stato ha una sua rilevanza politica. È stato soprannominato norma “anti-Renzi”, perché per com’è stato scritto sembra applicarsi soprattutto alla condizione specifica del senatore e leader di Italia Viva Matteo Renzi, e alle sue attività lavorative al di fuori della politica.
La norma prevede che i membri del parlamento, i membri del governo, gli europarlamentari eletti in Italia e i presidenti di Regione non possano svolgere incarichi di lavoro retribuiti per conto di società che hanno sede fuori dall’Unione Europea. È prevista anche una deroga in base alla quale un incarico di questo tipo si può avere, ma solo dopo aver ricevuto un’autorizzazione dall’ente di appartenenza (per esempio: una delle due camere del parlamento se si è parlamentari) e a patto che i compensi non superino i 100mila euro all’anno. Per i membri del governo la deroga non c’è. Chi non rispetta questa norma è costretto a versare i compensi ricevuti al bilancio dello Stato, e se non lo fa riceve una sanzione di importo pari al compenso in questione.
Non è una circostanza frequente, quella per cui un parlamentare o un membro del governo in carica (o un presidente di Regione) abbiano un secondo lavoro fuori dall’Unione Europea: ma è invece una cosa che Renzi fa ormai da alcuni anni, invitato spesso sotto compenso a tenere conferenze all’estero. Renzi viene assai criticato per queste conferenze, soprattutto per quelle che ha tenuto in Arabia Saudita, in cui ha usato toni amichevoli ed elogiativi nei confronti del leader autoritario del paese Mohammed bin Salman.
La norma insomma non interviene su un’abitudine diffusa dei politici italiani, mentre riguarda certamente le attività di Renzi, che si è molto lamentato di questo provvedimento e lo ha definito ad personam, come vengono chiamate le leggi pensate appositamente per favorire o sfavorire direttamente una sola persona o un gruppo ristretto (è una pratica contraria al principio sancito dalla Costituzione italiana per cui i cittadini sono tutti uguali di fronte alla legge). La norma è stata criticata informalmente anche da membri della Lega, cioè uno dei tre partiti della maggioranza di governo.
La legge di bilancio è il provvedimento economico più importante approvato annualmente dal governo, con cui si decide come spendere i soldi a disposizione per l’anno successivo. Oltre alle misure economicamente più rilevanti, alcune delle quali muovono anche miliardi di euro, è normale che al suo interno finiscano anche molte norme più piccole e con un impatto molto limitato sul bilancio dello Stato, ma che magari hanno conseguenze politiche e finiscono per essere più discusse di altre più rilevanti.
Il caso della norma “anti-Renzi” è interessante ed è stato così discusso perché ha a che fare con alcune questioni di ordine più generale, per esempio l’opportunità che i politici con incarichi istituzionali abbiano altri lavori: questa circostanza al momento non è vietata a meno di conflitti di interessi.
In un intervento al Senato per commentare la legge di Bilancio, Renzi ha detto che sarebbe favorevole a votare una legge che impedisce ai parlamentari di fare altri lavori finché sono in carica, e ha accusato il governo di non voler proporre una legge del genere perché molti membri della maggioranza hanno lavori fuori dalla politica a cui secondo lui non vorrebbero rinunciare.
Il discorso di Renzi in Senato è stato molto commentato anche perché in mezzo c’è stato uno screzio col presidente del Senato Ignazio La Russa: Renzi si lamentava perché La Russa non faceva niente per placare i rumori di sottofondo dei parlamentari di maggioranza durante il suo discorso, La Russa allora è intervenuto per rispondere a Renzi che non c’era «nessun rumore particolare» – in un modo veemente e un po’ inusuale per chi presiede la seduta al Senato – e allora Renzi gli ha risposto molto stizzito che non aveva il diritto di interromperlo. «Lei deve abituarsi, camerata La Russa, a rispettare l’opposizione in quest’aula», ha detto Renzi accusandolo nemmeno troppo velatamente di avere atteggiamenti fascisti (“camerata” è il termine con cui si chiamano i militanti o i simpatizzanti di estrema destra).
Renzi poi ha definito la norma «illiberale», per esempio per il fatto che la totalità dei compensi eventualmente percepiti fuori dall’Unione Europea dovrebbero essere versati allo Stato: questo contribuirebbe a fare in modo che «per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, il 100 per cento di tassazione sia applicato a una categoria».