Le vetrate di Notre-Dame vanno ammodernate?
Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato il nome dell'artista che lavorerà al nuovo progetto, ma tanti sono contrari
Dopo il grosso incendio di cinque anni fa e la riapertura dopo il restauro lo scorso 8 dicembre, le sorti della cattedrale di Notre-Dame a Parigi continuano a suscitare dibattiti in Francia. Uno di questi, che sta facendo discutere da mesi, è la sostituzione delle vetrate di sei delle sette cappelle della navata sud, originariamente realizzate dall’architetto francese Eugène Viollet-le-Duc nel 1844.
La sostituzione delle vetrate è stata fortemente voluta dal presidente francese Emmanuel Macron, che dopo l’incendio aveva promesso che nella cattedrale sarebbe stato inserito un elemento di contemporaneità. Anche l’arcivescovo di Parigi Laurent Ulrich appoggia il progetto, che è invece osteggiato da molti esponenti del mondo dell’arte, che la ritengono un’inutile violazione del patrimonio culturale, dal momento che le vetrate non sono state danneggiate nell’incendio.
Macron aveva annunciato le sue intenzioni a dicembre dell’anno scorso, dicendo che le vetrate originali di Viollet-le-Duc sarebbero state esposte in un museo e sostituite da un’opera d’arte contemporanea. In seguito a quella comunicazione il giornalista e direttore della rivista di settore Tribune de l’Art Didier Rykner aveva lanciato su Change.org una petizione per bloccare la sostituzione. «Macron dice che vuole lasciare un segno del 21esimo secolo a Notre-Dame de Paris. Magari un po’ di modestia sarebbe preferibile», aveva scritto. A oggi la petizione ha raccolto più di 250mila firme.
Contro il progetto si era espressa anche l’associazione per la tutela del patrimonio Sites and Monuments, che sta raccogliendo i soldi per intentare un’azione legale (hanno raccolto 4.500 euro con un obiettivo di 8.500). Era intervenuta anche l’Académie des Beaux-Arts di Parigi, che aveva suggerito, per inserire l’elemento di contemporaneità voluto da Macron, di concentrarsi su altri punti della cattedrale.
A luglio di quest’anno si era espressa infine anche la Commissione nazionale del patrimonio e dell’architettura, che aveva votato all’unanimità per non sostituire le vetrate originali. I commissari si erano appellati alla Carta di Venezia, un codice del 1964 che stabilisce le linee guida per la preservazione dei monumenti storici e che vieta di sostituire «pezzi, sculture, dipinti o decorazioni che fanno parte integrante di un monumento», se non per ragioni di preservazione. Il loro parere però non è vincolante.
Il processo di selezione dell’artista che avrebbe dovuto realizzare le nuove vetrate nel frattempo è andato avanti, ed è stato emesso un bando che ha ricevuto più di 100 candidature. In seguito alla pubblicazione del parere della Commissione uno degli artisti che avevano partecipato, Pascal Convert, aveva deciso di ritirarsi per rispetto. Lo scorso 18 dicembre è stato annunciato che a vincerlo era stata l’artista francese Claire Tabouret, di 43 anni, che realizzerà delle vetrate colorate che rappresentano le scene della Pentecoste. I suoi lavori sono stati esposti anche al Vaticano e alla Biennale di Venezia. Sono previsti sei mesi di tempo per gli studi preliminari e circa un anno e mezzo per la realizzazione, per cui Tabouret si affiderà all’Atelier Simon Marq, una bottega di vetrai specializzati fondata a metà del 600 a Reims. Se tutto procede come previsto, i lavori dovrebbero concludersi entro la fine del 2026.
Saranno 6 nuove vetrate alte circa 7 metri, per una superficie totale di più di 120 metri quadrati. Tabouret si è detta «affascinata» dal dibattito, di cui ha promesso di ascoltare entrambe le parti, per poter realizzare un’opera che non risulti invadente. Ha anche detto di avere intenzione di integrare dei dettagli che ricordino le vetrate originali.
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