Denzel Washington ha fatto tutto

In settant'anni ha dimostrato di saper interpretare i ruoli impegnati che ai tempi ci si aspettava da un attore afroamericano, ma anche tutti gli altri

(AP Photo/Matt Sayles)
(AP Photo/Matt Sayles)

In un’intervista del 1990, quando aveva 35 anni, Denzel Washington ammise di provare una certa insofferenza per le generalizzazioni di molti critici del tempo, che lo ritenevano adatto soltanto a film con caratteristiche molto specifiche: drammatici, di denuncia sociale e dedicati ai protagonisti della storia afroamericana e del movimento per i diritti civili. «Non penso che si debba parlare di me soltanto come “attore nero”, trovo che sia molto razzista […]. Questo è il mio background storico e culturale, il mio corredo genetico, ma non è tutto ciò che sono», disse a questo proposito.

Oggi che di anni ne compie 70 e che è diventato uno degli attori più famosi e premiati di Hollywood si può dire che sia riuscito nel suo intento di tenere insieme tutto. Washington è oggi noto tanto per i suoi ruoli impegnati – un critico dell’apartheid, un ex schiavo arruolato nell’esercito unionista durante la Guerra civile americana, un allenatore di football antirazzista e Malcolm X – quanto per i suoi film meno “alti”, l’ultimo dei quali, Il gladiatore II, uscito al cinema poche settimane fa.

Nella sua carriera Washington ha recitato in commedie romantiche, gangster movie, serie televisive e in moltissimi film d’azione, che nell’ultimo decennio sono diventati il suo principale ambito d’attività. Parlando del suo eclettismo, il giornalista Patrick Hayes ha scritto che, con i suoi film, ha «ridefinito il ruolo del protagonista nero» a Hollywood, dimostrando che non dovesse essere per forza «un individuo eccezionale con una bussola morale inscalfibile», ma anche «un uomo qualunque, con le sue stranezze, le sue mancanze, le sue speranze e i suoi sogni».

Washington nacque il 28 dicembre 1954 a Mount Vernon, nello stato di New York, da una famiglia della classe media: la madre gestiva un salone di bellezza, mentre il padre, da cui prese il nome, era pastore di una comunità locale della chiesa pentecostale. Nel 1974 si iscrisse alla Fordham University di New York per studiare medicina, ma dopo aver recitato in alcune rappresentazioni studentesche cambiò idea e si iscrisse a un corso di arte drammatica. Nel 1977, dopo la laurea, proseguì gli studi di recitazione all’American Conservatory Theater di San Francisco, dove rimase per un anno prima di tornare a New York.

Qui diede inizio alla sua carriera da attore, recitando in musical, sceneggiati televisivi e piccoli spettacoli teatrali. Si fece notare per la prima volta nel 1981, quando ricevette estesi apprezzamenti dalla critica per la sua interpretazione in A Soldier’s Play, un’opera liberamente ispirata a Billy Budd, un famoso romanzo di Herman Melville, e diretta dal drammaturgo statunitense Charles Fuller. Nello stesso anno ottenne il suo primo ruolo al cinema nella commedia Il pollo si mangia con le mani, di Michael Schultz.

Washington però diventò un volto familiare a milioni di famiglie statunitensi nel 1982, quando i registi Joshua Brand e John Falsey lo selezionarono per fargli interpretare il personaggio di Philip Chandler in A cuore aperto, un popolarissimo medical drama (una serie ambientata in ospedale) prodotto dalla NBC, e trasmesso in Italia a partire dal 1985.

Dopo diverse partecipazioni in film prodotti per la televisione, nel 1988 Washington ottenne una nomination all’Oscar come Miglior attore non protagonista per Grido di libertà, in cui impersonava l’attivista sudafricano anti-apartheid Steve Biko. Vinse quel premio due anni dopo per Glory – Uomini di gloria, film di Edward Zwick in cui interpretava un ex schiavo del Tennessee che combatte per l’esercito dell’Unione durante la Guerra civile americana: fu il secondo attore nero a ricevere un Oscar, 26 anni dopo Sidney Poitier.

Agli inizi degli anni Novanta, Washington era già riconosciuto come un attore affidabile e straordinariamente versatile: con Grido di libertà e Glory – Uomini di gloria aveva dimostrato di sapere interpretare ruoli impegnati in maniera efficace e credibile, ma la sua fisicità e la sua presenza scenica lo rendevano adatto anche alle parti da duro e ai film d’azione, come per esempio Jamaica Cop (1989).

In quel decennio cominciò a collaborare con Spike Lee, uno dei registi che seppero esaltare meglio le sue doti recitative. Insieme realizzarono film che oggi sono dei capisaldi della cinematografia d’impegno civile afroamericana: il primo, nel 1990, fu Mo’ Better Blues, in cui Washington interpreta Bleek Gilliam, un trombettista di grande talento alle prese con tutte le celebrazioni e i divismi di cui poteva essere protagonista un jazzista negli anni Sessanta.

Due anni dopo lavorarono di nuovo insieme nel film basato sull’autobiografia dell’attivista americano per i diritti civili Malcolm X, per cui Washington ottenne una nomination all’Oscar come Miglior attore protagonista. Lee lo avrebbe diretto ancora in He got game (1998), uno dei migliori film di sempre dedicati alla pallacanestro, e nel thriller Inside Man (2006).

Negli anni Novanta Washington recitò in altri due grandi film: Philadelphia (1993) di Jonathan Demme, e Hurricane – Il grido dell’innocenza (1999) di Norman Jewison, incentrato sulla vita del pugile afroamericano Rubin Carter. Per quest’ultimo vinse l’Orso d’argento al Festival di Berlino del 2000.

Altri due registi importanti per la carriera di Washington furono Antoine Fuqua e Tony Scott, che lo scelsero per molti film d’azione di grande successo. Come ha scritto Noel Ceballos su GQ, se Lee seppe nobilitare le qualità da attore drammatico di Washington come pochi altri, Fuqua e Scott contribuirono a farlo diventare il «nonno action definitivo», ossia l’attore ideale per quei «film d’azione che hanno per protagonisti ragazzoni che pettinano i loro capelli grigi con la stessa disinvoltura con cui distribuiscono cazzotti».

Anche se si era messo alla prova con questo genere già negli anni Novanta, la svolta action di Washington arrivò soprattutto con Training Day di Fuqua (2001), per cui vinse l’Oscar come Miglior attore protagonista. I due lavorarono insieme anche nel western I magnifici 7 e nella trilogia di The Equalizer, prodotta tra il 2014 e il 2023. Con Scott, Washington fu invece protagonista di cinque film violenti, ipercinetici e pieni di esplosioni, che oggi sono considerati dei cult tra gli appassionati del genere: Allarme rosso (1995), Man on Fire (2004), Déjà vu (2006), Pelham 123 (2009) e Unstoppable (2010). Ha lavorato anche con il fratello di Tony Scott, il più famoso Ridley, in American Gangster (2007), un apprezzatissimo film che racconta la malavita del quartiere newyorchese di Harlem, e nel recente Il gladiatore II.

Nel 2019 Washington vinse l’AFI Life Achievement Award, un importante premio alla carriera che l’American Film Institute consegna a una personalità del cinema o della televisione che ha contribuito in modo significativo all’arricchimento della cultura americana.