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  • Venerdì 27 dicembre 2024

Il libro “I versi satanici” è tornato disponibile in India, per un errore burocratico

Il governo aveva proibito di importare l'opera di Salman Rushdie 36 anni fa, ma il documento che lo stabiliva non si trova più

Salman Rushdie presenta il suo ultimo libro a Berlino, lo scorso 16 maggio
Salman Rushdie presenta il suo ultimo libro a Berlino, lo scorso 16 maggio (Adam Berry/Getty Images)
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In India è tornato disponibile nelle librerie I versi satanici, il romanzo dello scrittore britannico di origine indiana Salman Rushdie che il governo aveva vietato alla sua uscita, nel 1988. È il risultato di una causa legale: un lettore aveva fatto ricorso, vincendolo lo scorso novembre, perché non aveva trovato tracce del documento che vietava di importare il libro in India.

Per I versi satanici nel 1989 Rushdie ricevette una condanna a morte da parte dell’ayatollah Ruhollah Khomeini, l’allora leader politico e religioso dell’Iran. Fu una fatwa, cioè una sentenza emessa da un’autorità religiosa e teoricamente vincolante per tutti i musulmani. L’anno prima il governo indiano di Rajiv Gandhi aveva già vietato l’importazione del romanzo, che turbò profondamente una parte del mondo islamico per via di un racconto al suo interno ritenuto blasfemo.

Secondo Khomeini e i musulmani che protestarono all’epoca, Rushdie insultava la religione islamica e il suo profeta Maometto. In conseguenza della fatwa, Rushdie fu costretto a vivere sotto protezione della polizia per quasi dieci anni: riprese gradualmente una vita normale dopo che nel 1998 il regime iraniano aveva dichiarato di non avere intenzione di dare seguito alla condanna. Nel 2022 lo scrittore è stato accoltellato nello stato di New York da un uomo poi incriminato per terrorismo. Rushdie è sopravvissuto all’attacco – di cui ha parlato nel suo ultimo libro, autobiografico – ma ha perso la vista dall’occhio destro.

Rushdie nacque in India nel 1947 e, come detto, il ritorno del suo libro dipende da un ricorso in tribunale, avviato nel 2019 da Sandipan Khan. Khan non poteva acquistare una copia di I versi satanici in virtù del divieto di importazione dell’ottobre del 1988. Allora ha cercato il documento (una comunicazione del Central Board of Indirect Taxes, la branca del ministero delle Finanze responsabile delle dogane) senza trovarlo né su internet né negli archivi.

Così a novembre un tribunale di New Delhi ha concluso che «non resta altra opzione che presumere che questa comunicazione non esista», oppure che è andata perduta. La sentenza ha vanificato il divieto di importare il libro, ma lì per lì non era chiaro se sarebbe tornato subito nelle librerie, oppure se sarebbe ricomparso solo nei negozi online.

Il post di una libreria di New Delhi che annuncia la disponibilità del romanzo di Rushdie

Sono avvenute entrambe le cose. Le vendite del romanzo stanno andando bene, nonostante un prezzo piuttosto alto per gli standard indiani: 1.999 rupie, circa 22,4 euro. La direttrice del ramo indiano della casa editrice Penguin Random House (una delle più prestigiose del mondo), Manasi Subramaniam, ha celebrato sui social il ritorno del libro.

Alcune associazioni musulmane indiane hanno protestato, chiedendo restrizioni (in India è di religione islamica circa il 14 per cento della popolazione di 1,4 miliardi di persone). Non tutte le catene di librerie riassortiranno il romanzo.

Quando I versi satanici fu vietato, nel 1988, Rushdie scrisse all’allora primo ministro indiano una lettera pubblicata sul New York Times in cui lamentava fosse un provvedimento motivato da ragioni politiche, «antidemocratico e opportunistico». In precedenza, quando già viveva nel Regno Unito, si scontrò con la prima ministra Indira Gandhi (madre di Rajiv) che lo aveva denunciato per un passaggio di I figli della mezzanotte, il romanzo del 1981 con cui Rushdie divenne famoso. Rushdie accettò di rimuoverlo.