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  • Venerdì 27 dicembre 2024

I posti dove non si può fumare all’aperto

Milano e i suoi dehors sono solo gli ultimi di una serie, in Italia e nel mondo, dove sono previste limitazioni per i fumatori per strada

(Pascal Le Segretain/Getty Images)
(Pascal Le Segretain/Getty Images)
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Il Comune di Milano ha ricordato che da inizio 2025 sarà vietato fumare all’aperto ovunque non si possa rispettare una distanza di dieci metri dagli altri. Il provvedimento è uno dei più rigidi su questo argomento in Italia, ma non è certo l’unico nel suo genere. In altre città italiane e in diversi paesi del mondo sono già in vigore da tempo divieti per limitare il fumo all’aperto in certe aree, con l’obiettivo di disincentivare il consumo di sigarette, ridurre i rischi derivanti dal fumo passivo e intervenire almeno in parte sull’inquinamento atmosferico.

A Torino la “distanza di cortesia per i fumatori” è stata introdotta lo scorso aprile, con l’obbligo per chi fuma di tenersi a cinque metri di distanza dagli altri, salvo non esprimano un «loro consenso esplicito». In altre città italiane è da tempo vietato fumare nei parchi, in prossimità delle aree gioco per i bambini e alle fermate dei mezzi pubblici. I divieti variano molto a seconda dei comuni non solo per quanto riguarda la distanza, ma anche per il tipo di prodotti da fumo utilizzati. In alcuni comuni il divieto è applicato solo a quelli che bruciano il tabacco, come le sigarette e le pipe, e non è previsto per le sigarette elettroniche e i dispositivi che scaldano il tabacco senza bruciarlo, mentre in altre città il divieto riguarda il fumo in generale a prescindere dal sistema utilizzato.

Il divieto di fumare nelle aree gioco e nei parchi cittadini è più diffuso ed è in vigore da circa tre anni in varie città compresa Roma. Alcuni comuni hanno scelto qualche compromesso, identificando aree all’aperto completamente libere dal fumo, ma senza procedere a un divieto generalizzato. Negli ultimi anni città di mare come Bibione (Veneto), Pesaro (Marche), Rimini (Emilia-Romagna), Sanremo (Liguria), hanno introdotto il divieto di fumare in spiaggia.

La mancanza di una legge o di un coordinamento a livello nazionale (di cui si era parlato a un certo punto nel 2023 ma senza seguito) è la causa principale della grande differenza di regole tra comune e comune, che può comportare anche qualche confusione. A Milano, per esempio, non ci saranno limitazioni per le sigarette elettroniche, ma non si potrà fumare nei dehors all’esterno dei locali perché considerati «spazio ad uso pubblico». Le multe previste variano dai 40 ai 240 euro a seconda dei casi, ma sono rare le notizie di sanzioni. Dal 2021 al 2023 a Milano, dove era vietato fumare nei parchi e alle fermate dei mezzi pubblici, sono state emesse solamente 14 multe.

Negli ultimi anni le regole sul fumo all’aperto sono cambiate in diversi altri paesi europei, quasi sempre con decisioni assunte a livello locale e senza un particolare coordinamento. In molti comuni dell’Austria è vietato fumare nelle aree di gioco per bambini, in alcuni del Belgio al di fuori delle scuole e in alcune città della Repubblica Ceca nei parchi e nelle vicinanze degli impianti sportivi. Una relazione dell’Unione Europea ha elencato le regole paese per paese, ma il documento è aggiornato al 2013 e da allora in vari paesi le regole sono cambiate, con l’aggiunta di ulteriori limitazioni.

In Spagna alcune delle principali località balneari, come Ibiza, Maiorca e Barcellona hanno vietato il fumo in spiaggia, con multe che in alcuni casi possono arrivare a 2mila euro. A Madrid non si può fumare all’esterno delle scuole (ma delle università sì), dei centri medici e delle zone dei parchi dedicate al gioco dei bambini.

In Francia, uno dei paesi europei con la più alta incidenza di fumatori, negli ultimi anni sono state introdotte varie limitazioni sia a livello locale sia nazionale. Il divieto di fumo è stato inizialmente applicato alle spiagge e in seguito ad altri luoghi, come le aree verdi e le zone all’esterno delle scuole e dei palazzi governativi. In precedenza i comuni francesi avevano comunque già avviato alcune iniziative, identificando più di 7mila aree libere dal fumo di tabacco.

Nel Regno Unito si discute da circa un anno su una proposta per introdurre un divieto che porti gradualmente alla messa al bando delle sigarette, aumentando di un anno l’età minima per acquistarle ogni anno, fino a quando nessuno potrà più acquistarle legalmente. La proposta era del governo conservatore di Rishi Sunak, che è però caduto la scorsa estate portando a nuove elezioni e all’impossibilità di far passare la legge in Parlamento. Il nuovo governo eletto a luglio ha comunque confermato di voler introdurre nuove limitazioni al fumo di tabacco. Nella nuova legge non dovrebbero però esserci riferimenti al fumo all’aperto.

Negli Stati Uniti non ci sono leggi federali o statali per il divieto di fumo all’aperto, ma come in Europa diverse giurisdizioni locali hanno introdotto nel tempo forti limitazioni. In buona parte delle città più grandi è vietato fumare all’esterno di ristoranti e altri locali, con l’obbligo di allontanarsi di diversi metri dagli ingressi o dai dehors per farlo. In alcuni casi è previsto che gli esercizi commerciali predispongano un’area all’esterno per fumare, comunque a una certa distanza dai loro ingressi. Alcune città hanno introdotto divieti più ampi che riguardano buona parte degli spazi all’aperto.

In Giappone, un altro paese dove si fuma molto, le limitazioni sono relativamente recenti. Una legge nazionale per vietare il fumo al chiuso è stata introdotta nel 2018 ed è entrata pienamente in vigore solo nel 2020, con eccezioni per alcuni locali come gli izakaya, dove si servono alcolici e spuntini e che sono solitamente molto frequentati dopo il lavoro. Fumare tabacco all’aperto non è vietato, ma è socialmente poco accettato e per questo è raro vedere persone fumare per strada. Negli ultimi anni alcuni quartieri di Tokyo e Kyoto hanno comunque regolamentato il fumo all’aperto, limitandolo nelle aree più affollate e dedicando piazzole all’interno delle quali si può fumare.

Un’area fumatori all’esterno della stazione di Shimbashi a Tokyo, Giappone (Chris McGrath/Getty Images)

La situazione è più o meno simile in molti altri paesi del mondo, che hanno in comune divieti per il fumo al chiuso e regole che invece variano molto per quello all’aperto. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), le limitazioni per il fumo all’aperto possono avere un ruolo importante nel ridurre il tabagismo, ma come hanno segnalato molti esperti funzionano soprattutto se sono accompagnate da efficaci campagne di comunicazione. Una maggiore consapevolezza sul rischio del fumo, compreso quello passivo, può essere un incentivo a smettere di fumare o a ridurre il consumo di prodotti del tabacco.

Secondo i dati più recenti forniti dall’Istituto superiore di sanità in Italia fuma una persona su quattro nella fascia di età compresa tra i 18 e i 69 anni. L’incidenza è più alta nella fascia tra i 14 e i 17 anni dove si arriva a quasi una persona su tre. Tra i fumatori, il consumo medio giornaliero è di circa 12 sigarette, ma circa 22 persone su 100 ne consumano più di un pacchetto quotidianamente. Il ministero della Salute stima che ogni anno in Italia il tabacco provochi più morti di alcol, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme, con circa 93mila decessi.