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  • Venerdì 27 dicembre 2024

L’anno terribile delle carceri italiane

Il rapporto di fine anno dell'associazione Antigone dice che molti dei noti problemi si sono aggravati

Una persona in cella nel carcere di Regina Coeli a Roma, 19 agosto 2024 (Mauro Scrobogna/LaPresse)
Una persona in cella nel carcere di Regina Coeli a Roma, 19 agosto 2024 (Mauro Scrobogna/LaPresse)
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L’associazione Antigone, che si occupa dei diritti e delle garanzie delle persone detenute, ha pubblicato il suo rapporto annuale sulle condizioni delle carceri in Italia. Dal rapporto emerge che molti dei problemi già noti e ampiamente denunciati sono ancora tali, e che anzi spesso si sono aggravati: è così per esempio per il sovraffollamento, per le condizioni inadeguate e fatiscenti di molte strutture e per la carenza di personale di polizia penitenziaria.

Il 2024 è stato l’anno in cui si sono uccise più persone nelle carceri italiane da quando vengono raccolti dati di questo genere: finora sono state 88 (erano state 69 nel 2023 e 84 nel 2022; dieci anni fa furono 43, meno della metà). In generale il 2024 è stato l’anno in cui sono morte più persone in carcere in Italia, 243. Quella dei suicidi è la questione legata alle carceri di cui si è più parlato nell’ultimo anno e per questo il rapporto di Antigone è stato intitolato “Nodo alla gola”: secondo l’associazione l’entità del dato è influenzata da molti dei problemi denunciati nel rapporto.

Il sovraffollamento è uno dei più evidenti. Secondo il dato più aggiornato (al 16 dicembre) nelle carceri italiane sono detenute 62.153 persone, molte di più di quelle che potrebbero ospitare: la capienza regolamentare è di 51.320 posti, ma di questi 4.462 non sono realmente occupabili per manutenzioni in corso o inagibilità delle celle. Significa insomma che i posti realmente disponibili sono circa 47mila, oltre 15mila in meno rispetto alle persone detenute, per un tasso di affollamento del 132,6 per cento.

Il governo di Giorgia Meloni – come quelli precedenti – ha detto di voler intervenire sul sovraffollamento aumentando le strutture detentive, costruendo cioè nuove carceri o convertendo in carceri spazi già esistenti: ma in oltre due anni non è stato fatto niente. Chi si occupa di carceri comunque fa spesso notare che una soluzione migliore al problema del sovraffollamento sarebbe offrire con più regolarità alle persone condannate alternative alla detenzione in carcere, anche perché è dimostrato nei numeri che più a lungo si sconta la pena fuori dal carcere e minore è il tasso di recidiva, cioè quante persone tornano a commettere reati una volta uscite dal carcere.

Alla fine del 2023 le persone detenute erano 60.166, circa duemila in meno rispetto a quest’anno. Il tasso di sovraffollamento medio, peraltro, nasconde alcune specifiche situazioni particolarmente gravi. Nel carcere San Vittore di Milano il tasso di sovraffollamento è del 225 per cento, a Brescia Canton Monbello del 205 per cento, nelle carceri di Como e Lucca del 200 per cento. Complessivamente, 59 carceri hanno un tasso di sovraffollamento superiore al 150 per cento.

I 47mila posti disponibili sono comunque pieni di problemi. Antigone per esempio ha visitato 87 carceri quest’anno, e in 28 di queste (circa un terzo) c’erano celle in cui non sono garantiti 3 metri quadri calpestabili per ogni persona detenuta. In circa il 10 per cento degli istituti le celle non erano riscaldate e in quasi la metà (il 48,3 per cento) c’erano celle in cui l’acqua calda non arriva tutto il giorno e in tutti i periodi dell’anno. In più del 55 per cento delle carceri viste da Antigone c’erano celle senza doccia. In generale le carceri italiane sono molto vecchie: più di un terzo è stato costruito prima del 1950.

A fronte di una popolazione carceraria in aumento, è diminuita la capacità della polizia penitenziaria di occuparsi dei detenuti, almeno stando ai numeri. Attualmente nelle carceri italiane c’è un agente di polizia penitenziaria ogni 2 detenuti; erano 1,9 nel 2023 e 1,7 nel 2022. Sono invece aumentati gli educatori (o funzionari giuridico pedagogici): nel 2024 ce n’è stato uno ogni 68 detenuti, mentre ce n’era uno ogni 87 detenuti nel 2022.

È un po’ cresciuto anche il numero di persone che lavorano in carcere. Alla fine di giugno di quest’anno, l’ultimo aggiornamento disponibile, erano 17.096, mentre un anno prima erano 16.305.