Le tradizioni di Natale possono essere strane

Almeno viste da qui: in certi paesi si tengono le carpe nella vasca da bagno, in altri si fanno “defecare” dei bastoni di legno

(Photo by Yuichi Yamazaki/Getty Images)
(Photo by Yuichi Yamazaki/Getty Images)

Il Natale nel mondo non è fatto solo di tradizioni strettamente legate alla religione e ai suoi riti: molte hanno poco a che fare con il cristianesimo e più con i cibi che si cucinano e mangiano insieme, con le credenze legate alle figure che portano i regali a bambini e adulti, o ancora alle usanze di famiglia tra il 24 e il 25 dicembre. Alcune abitudini, come quelle di addobbare un abete o fare il presepe, sono ormai molto diffuse. Altre sono davvero molto di nicchia, incomprensibili o irripetibili nel resto del mondo: in Finlandia, per esempio, da secoli la sera della vigilia la famiglia dopo cena si sposta nella sauna più vicina per rilassarsi, portando qualche dolcetto per “gli elfi della sauna”. Ne abbiamo raccolta qualcun’altra.

Il film di Natale preferito

In Italia, si sa, ogni anno la sera della vigilia su Italia 1 viene trasmesso Una poltrona per due, il film del 1983 diretto da John Landis, con Eddie Murphy e Dan Aykroyd. Per molte famiglie guardarlo è ormai una tradizione, benché non sia un vero e proprio “film di Natale”, e infatti il film registra sempre buoni ascolti. Allo stesso modo, altri paesi nel tempo hanno sviluppato un particolare attaccamento a specifici film che vengono considerati il film di Natale per eccellenza.

In Polonia, per esempio, il film statunitense del 1990 Mamma ho perso l’aereo è talmente amato che, quando nel 2010 il canale che lo trasmetteva fedelmente da anni annunciò di non averlo inserito nella programmazione natalizia, migliaia di persone se ne lamentarono rumorosamente online, fino a farlo includere di nuovo. Quell’anno fu il film che attirò la maggiore percentuale di share dell’intero periodo natalizio.

Altri paesi sono appassionati di film da noi pressoché sconosciuti. In Francia ogni anno si trasmette Le père Noёl est une ordure, commedia del 1982 ambientata nell’ufficio di una linea telefonica per suicidi la notte della vigilia di Natale. In Australia il film tradizionale di Natale è Natale nel Bosco (Bush Christmas), film del 1983 che ruota attorno a una famiglia povera che vive nel deserto australiano e cerca di festeggiare il Natale al meglio, ma viene messa in difficoltà dal furto di Prince, il cavallo da corsa sulla cui vittoria puntavano per ripagare i debiti.

In Giappone, dove il Natale non è una festa particolarmente sentita, si trasmette comunque spesso un film animato del 2003, I padrini di Tokyo, che racconta la storia di tre persone senza fissa dimora che trovano una bambina appena nata la sera della vigilia di Natale e vanno alla ricerca dei suoi genitori.

La Germania, invece, ha un “film di Capodanno”: è il cortometraggio di 18 minuti del 1963: Dinner for One (Der 90. Geburtstag) di Heinz Dunkhase, un breve sketch comico che ruota attorno al novantesimo compleanno di una signora inglese sopravvissuta a tutti i suoi amici più cari. Anche in Austria, Svizzera, Danimarca, Svezia, Finlandia ed Estonia capita spesso che Dinner for One venga trasmesso la sera del 31 dicembre.

Il Kentucky Fried Chicken in Giappone

Ogni anno il 25 dicembre oltre tre milioni di giapponesi scelgono di andare a cena in una delle 1200 sedi della catena di fast food statunitense Kentucky Fried Chicken (meglio nota come KFC). La tradizione è talmente diffusa che molte sedi aprono le prenotazioni per il giorno di Natale già a inizio novembre, ma è comunque facile trovare lunghe code fuori dalle sedi del ristorante nelle principali città.

La consuetudine nacque nel novembre del 1970, quando l’imprenditore giapponese Takeshi Okawara aprì il primo KFC del paese, nella città di Nagoya. Secondo la storia che è stata tramandata, Okawara aveva sentito dire a uno statunitense che viveva in città che gli mancava mangiare il tacchino nel giorno di Natale, e pensò che il pollo potesse essere una buona alternativa: introdusse quindi un menù speciale formato famiglia in occasione delle feste.

A partire dal 1974 il “secchiello delle feste” di KFC venne introdotto in tutte le sedi del paese: sopra c’era stampato lo slogan ケンタッキーはクリスマス!(“Kentucky è Natale!”), riprodotto sistematicamente nei decenni successivi. Il fatto che nel paese non esistessero tradizioni cristiane associate al Natale contribuì ulteriormente a consolidare l’associazione tra la festività e KFC.

Cose che fanno la cacca in Catalogna

A partire dall’8 dicembre, il giorno dell’Immacolata Concezione, nelle case catalane viene esposto il “Tió de Nadal”, letteralmente “tizzone di Natale”. È un piccolo tronco su cui viene dipinta una faccia umana sorridente: di solito non supera i 30 centimetri di lunghezza e talvolta è sorretto da un paio di bastoni, per sollevarlo in modo che sia meglio visibile. Ogni giorno, tra l’8 e il 24 dicembre, i bambini della famiglia devono offrire al tronco qualcosa da mangiare e devono assicurarsi che non prenda freddo, coprendolo con una coperta: l’idea è quella di responsabilizzare i bambini, che sanno di dover tenere in salute il tronco.

Il 24 dicembre, dopo aver “mangiato” per giorni, il Tió de Nadal restituisce infatti dolciumi e regali: tradizionalmente una parte del Tió de Nadal veniva inserita nel camino e il tronco veniva poi esortato a liberarsi, “defecando” i regali. Ormai però poche case sono dotate di camino, quindi gli abitanti della casa percuotono il tronco con alcuni bastoni, intonando varie canzoni per aiutarlo nel processo di espulsione dei regali, che vengono nascosti dai genitori sotto alla coperta all’ultimo minuto. Una delle canzoni più popolari intonate battendo il tronco si intitola “Caga tió”, in catalano, ma rende perfettamente l’idea anche in italiano. La canzone contiene varie indicazioni per il tronco, che viene invitato a produrre dolciumi di vario tipo e non alimenti «di cacca» come le aringhe, che sono «troppo salate». Ci sono poi velate minacce sul fatto che una certa stitichezza porterà il tronco a essere battuto con maggiore veemenza: “i, si no vols cagar, et donaré un cop de bastó!”.

Sempre in Catalogna nei presepi è normale inserire delle caratteristiche statuine dette “caganers”, che raffigurano personaggi di tutti i tipi (politici, ma anche provenienti da cartoni animati o film) intenti a fare la cacca.

Una serie di “caganers” che rappresentano personaggi politici come Barack Obama, Donald Trump e Hillary Clinton (AP Photo/Manu Fernandez)

Capre, cetriolini, ragnatele

Alcuni paesi hanno delle tradizioni uniche per quanto riguarda i simboli con cui decorare case o alberi di Natale. In alcune parti degli Stati Uniti, per esempio, si crede che decorare l’albero con un ornamento a forma di cetriolino porti fortuna, anche se nessuno è ancora riuscito a capire bene da dove arrivi questa credenza. In Ucraina invece a portare fortuna sono le ragnatele finte, fatte di qualsiasi materiale: in questo caso la tradizione viene da una leggenda locale secondo cui una volta i ragni, impietositi dalla povertà di una famiglia di campagna priva dei mezzi per decorare il proprio albero in vista di Natale, decisero di riempire l’albero di ragnatele, trasformate poi in fili d’oro e argento dai raggi del sole.

Nei paesi nordici tra i simboli più frequentemente collegati alle festività invernali c’è anche la “capra natalizia”, ereditata dalle tradizioni pagane germaniche e molto probabilmente legata a un precedente culto del dio Thor, che secondo le leggende si spostava nel cielo su un carro trainato da due capre volanti. Oggi c’è chi compra o produce piccole capre fatte di pezzi di spago e fiocchi rossi da appendere all’albero come decorazione. Ma, soprattutto, ci sono varie città che costruiscono gigantesche capre di legno o di paglia, esposte nella piazza principale per il mese di dicembre.

La prima città a farlo è stata Gävle, nella Svezia centrale, nel 1966: da allora, la loro capra attira attenzioni da tutto il mondo per via dei ripetuti atti di vandalismo a cui è soggetta. Dal 1988 sono aperte le annuali scommesse sul destino della capra di Gävle: quasi sempre c’è chi riesce a distruggerla del tutto o in parte, soprattutto dandogli fuoco. Per impedirlo sono state prese precauzioni sempre più rigide, e quest’anno la capra viene controllata da guardie che ne percorrono il perimetro 24 ore su 24, oltre che da una webcam che tutti possono seguire online. Attorno al perimetro è anche stata eretta una doppia barriera, per rendere più difficile avvicinarsi.

Anche l’anno scorso erano state prese le stesse identiche precauzioni, ma non era bastato a salvare la capra: in quel caso, era stata costruita da un tipo di paglia che conteneva una quantità di semi superiori alla media, e quindi è stata divorata nel corso delle settimane dagli uccelli affamati di passaggio. Era rimasta solo la struttura di legno alla base.

( Seppo Laine, CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons)

Le carpe di Natale nell’Europa dell’Est

In Repubblica Ceca e in Slovacchia il piatto centrale del pranzo di Natale è la carpa, definita «un simbolo irrinunciabile del Natale» dall’Autorità nazionale per il turismo. Invece di limitarsi a comprare questo pesce al supermercato, però, molte famiglie fanno una cosa più strana: comprano le carpe vive e le tengono per ore nell’acqua della vasca da bagno, uccidendole soltanto quando è tempo di cucinarle. Un paio di squame vengono poi tenute da parte per metterle nel portafogli, in modo che portino fortuna per l’anno seguente. La tradizione è diffusa anche tra le famiglie che per un motivo o per l’altro non vogliono cucinare la carpa per pranzo: in quel caso il pesce viene tenuto nella vasca da bagno e poi rilasciato in un fiume vicino qualche ora dopo.

Teschi di cavalli in Galles

Storicamente in Galles il 25 dicembre segnava l’inizio di tre settimane di riposo durante le quali i lavori agricoli venivano sospesi. Ancora oggi nella regione sono rimaste tradizioni piuttosto radicate: la maggior parte ha a che fare con i riti religiosi – come restare svegli tutta la notte a raccontarsi storie e mangiare dolci attorno al fuoco, in vista di una processione verso la chiesa all’alba del giorno di Natale – ma ce ne sono altre di più bizzarre.

Il costume più strano in assoluto, ormai quasi estinto se non in alcuni paesini del sud del Galles come Maesteg, Dawnswyr Delyn e Mold, è quello di costruire un personaggio chiamato Mari Lwyd (che vuol dire Cavalla grigia in gallese), a partire da un teschio di cavallo scarnificato su cui viene appoggiato un panno bianco, adornato di fiocchi e altre decorazioni. La Mari Lwyd, trasportata in giro da una persona nascosta sotto al panno, viene poi fatta sfilare nel paese seguita da un gruppo che visita le case e intona canzoni tradizionali gallesi.

( R. Fiend, CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons)