Cosa si sa dei soldati nordcoreani in Russia che combattono contro l’Ucraina
Sono circa 11mila, molti delle forze speciali ma con nessuna esperienza in trincea, e sembra che l’idea sia stata della Corea del Nord
Nelle ultime settimane i soldati nordcoreani arrivati in Russia a ottobre per combattere nella guerra contro l’Ucraina sono stati spostati sempre di più sulla linea del fronte. Stanno combattendo nella regione russa di Kursk, che l’Ucraina aveva occupato con un’operazione a sorpresa ad agosto e che ora l’esercito russo sta provando a recuperare, avanzando ma senza sbaragliare le forze occupanti. L’impiego a Kursk aiuta l’esercito russo in una zona in cui ha grande necessità di uomini, ma permette anche di mantenere i nordcoreani all’interno dei confini russi, e quindi di non impiegarli direttamente nell’invasione dell’Ucraina.
Il regime del dittatore nordcoreano Kim Jong Un ha mandato in Russia circa 11mila soldati: secondo stime dell’intelligence sudcoreana, almeno 1.000 sarebbero già stati uccisi o feriti al fronte, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha alzato questa stima fino a 3.000 fra morti e feriti.
Tutte le informazioni pubbliche sulle truppe nordcoreane impegnate in Russia sono il risultato di indicazioni di intelligence, soprattutto ucraine, statunitensi e sudcoreane: Russia e Corea del Nord non hanno mai confermato la presenza di soldati dell’esercito di Kim sul fronte. Molte di queste informazioni però sono consolidate e confermate da video che riprendono i soldati nordcoreani coinvolti nei combattimenti.
Il ricorso a soldati nordcoreani era stato interpretato come un segnale di debolezza del regime di Vladimir Putin, che dall’inizio della guerra avrebbe perso circa 600mila soldati fra morti e feriti. In realtà secondo l’intelligence statunitense l’idea di inviare truppe sarebbe stata della Corea del Nord: non è stata una richiesta della Russia, che però ha accettato prontamente l’offerta.
La Corea del Nord ha uno degli eserciti stabili più numerosi al mondo, con quasi 1,3 milioni di soldati su 26 milioni di abitanti, che per lo più non hanno mai partecipato ad azioni militari (per stabili si intende che questi numeri non includono né riservisti né contractors, ma solo soldati in servizio permanente).
L’interpretazione più accreditata, e più credibile, è che Kim Jong Un abbia deciso di mandare una parte del suo esercito in Russia, oltre a diversi tipi di armi, per ottenere in cambio soldi, petrolio, appoggio russo nella progettazione e fabbricazione di armi di nuova generazione e riconoscimento politico: la Corea del Nord è infatti un paese assai isolato internazionalmente, che per anni è sopravvissuto solo grazie all’appoggio cinese. Il regime nordcoreano potrebbe avere voluto anche usare la guerra tra Russia e Ucraina per addestrare il suo esercito in combattimenti reali.
Allo stesso tempo non rischia di pagare un prezzo politico internamente: in Corea del Nord ogni forma di dissenso è stata repressa da decenni e non esiste un’opinione pubblica che possa lamentare la perdita di vite umane nell’operazione.
Secondo quanto ricostruito, almeno una parte dei soldati inviati in Russia proviene dall’11° Corpo dell’esercito, anche conosciuto come Corpo d’assalto: è il reparto di élite dell’esercito nordcoreano, quello più preparato e meno malnutrito. Sono soldati per lo più addestrati per guerra urbana, infiltrazioni, operazioni di sabotaggio, in mare e sulle montagne coreane. Non hanno però alcuna esperienza di una guerra di trincea come quella russo-ucraina, su un terreno per lo più aperto e pianeggiante. Non sembrano nemmeno particolarmente efficaci nel contrastare l’azione dei droni: in questi giorni infatti alcuni video hanno mostrato operazioni di droni ucraini che colpivano soldati nordcoreani.
La fase di addestramento in Russia è stata piuttosto veloce e necessariamente parziale: ci sono stati e continuano ad esserci problemi linguistici nella fase di coordinamento, e secondo alcune fonti di intelligence le unità nordcoreane sembrano operare in modo indipendente rispetto al resto dell’esercito russo. Ci sono già stati episodi di incidenti, con scontri di “fuoco amico” fra reparti nordcoreani e truppe cecene, che hanno causato alcuni morti.
Alcuni ex militari nordcoreani che hanno disertato in Corea del Sud hanno raccontato a vari media che questi soldati fanno parte dei corpi più indottrinati e fedeli al regime: potrebbero quindi essere motivati nel mettere alla prova il loro addestramento, anche per guadagnare soldi e status per sé e per le proprie famiglie in patria.
L’esercito ucraino ha stampato vari volantini per invitare i soldati nordcoreani a disertare, ma al momento non ci sono defezioni confermate: i nordcoreani al fronte e i russi che combattono con loro non sarebbero autorizzati a usare telefoni cellulari e sarebbero molto sorvegliati.
Particolare attenzione è rivolta anche ai soldati uccisi: i corpi di quelli russi vengono spesso abbandonati sul campo di battaglia, quelli nordcoreani vengono puntualmente recuperati. Anche i feriti nordcoreani sono inviati in ospedali più strutturati e lontani dal fronte. Queste attenzioni sarebbero suggerite soprattutto dalla volontà di nascondere il più possibile prove della presenza di nordcoreani sul campo di battaglia: secondo gli ucraini i soldati ricevono anche falsi documenti russi all’arrivo.
Gli 11mila militari nordcoreani mandati in Russia sono stati accompagnati da due generali, Kim Yong Bok, che è il capo dei reparti delle forze speciali della Corea del Nord, e Ri Chang Ho, capo dell’Ufficio generale di ricognizione dell’esercito, una sorta di servizio segreto che si è occupato in passato di commercio di armi e di operazioni di criminalità informatica.
Sempre secondo informazioni provenienti da Seul, Kim sarebbe pronto a inviare nuovi soldati in Russia per rimpiazzare quelli uccisi o per aumentare il contingente: secondo uno studio dell’Hankuk University of Foreign Studies di Seul, il regime potrebbe ottenere più di 500 milioni di dollari l’anno dall’impiego delle truppe in Russia, una cifra consistente per la Corea del Nord, le cui esportazioni ufficiali nel 2023 valevano 330 milioni di dollari.
Di pari passo stanno proseguendo gli invii di armi, secondo vari rapporti di intelligence corredati da foto di spostamenti di materiale militare sul confine fra Corea del Nord e Russia.
Finora sarebbero stati inviati 20mila container di armi, fra cui milioni di munizioni di artiglieria, missili balistici, sistemi missilistici a lancio multiplo e obici a lungo raggio. Se le prime armi inviate erano obsolete e non sempre funzionanti, le spedizioni successive contenevano materiale più moderno. Secondo alti ufficiali ucraini citati dal Wall Street Journal, il 60 per cento dei proiettili di artiglieria e un terzo dei missili balistici usati contro l’Ucraina sarebbero di provenienza nordcoreana. L’industria militare nordcoreana avrebbe poi definito un aumento di produzione di armamenti, inserendo la produzione di droni come priorità.