Le eccezionali immagini di una tribù “mai contattata” dell’Amazzonia
I Massaco abitano nella parte nordoccidentale del Brasile, e dagli anni Novanta a oggi la loro popolazione è cresciuta
Lunedì il Funai, l’agenzia del governo brasiliano che si occupa della salvaguardia delle tribù indigene della Foresta Amazzonica, ha diffuso per la prima volta le foto di una tribù mai contattata che abita in alcuni insediamenti della Rondônia, uno stato che si trova nella parte nordoccidentale del Brasile, al confine con la Bolivia.
Le immagini sono state scattate da fototrappole che Altair Algayer, la coordinatrice del Funai, ha posizionato nei pressi dell’insediamento tra il 2019 e il 2024, e sono state pubblicate in anteprima dal Guardian e dal quotidiano brasiliano O Globo.
I membri di questa tribù della Rondônia vivono da centinaia di anni in maniera sostanzialmente isolata, senza nessun contatto con altre comunità umane: nessuno sa come si chiamano, ma dalla seconda metà degli anni Ottanta il Funai li ha ribattezzati Massaco, dal nome del fiume che scorre vicino al loro insediamento.
Le foto sono state scattate in un punto in cui il Funai aveva lasciato una serie di oggetti interessanti o utili agli indigeni, come punte di metallo, machete e asce. Negli anni Sessanta l’agenzia usava stratagemmi di questo tipo per entrare in contatto con queste tribù, ma ora hanno lo scopo opposto: fornire oggetti è diventato un modo per dissuaderle dal lasciare i loro insediamenti, evitando così che per procurarsi gli utensili di cui hanno bisogno possano entrare in contatto con i molti taglialegna attivi nella zona.
Algayer ha detto che i Massaco rappresentano un caso di studio eccezionale: a differenza di altre tribù mai contattate, infatti, la loro popolazione è in aumento. Negli anni Novanta il Funai stimava che i membri della tribù fossero un centinaio: oggi i Massaco sono composti almeno da 50 famiglie, ciascuna di quattro o cinque membri, e le persone che abitano l’insediamento sono più di 200. Algayer ha spiegato che la crescita demografica dei Massaco è testimoniata da diversi elementi, come per esempio la presenza di giocattoli rudimentali, che indicano che i loro villaggi sono abitati anche da bambini.
Negli ultimi cinque anni, il Funai ha mappato circa 174 tapiri (le capanne di legno in cui i Massaco abitano), fotografato migliaia di manufatti e disegnato mappe dei sentieri che percorrono.
Ha anche scoperto alcune abitudini di questa tribù, che ha usi e costumi molto differenti dalle altre che abitano la zona. Per esempio, i Massaco costruiscono capanne molto alte e utilizzano degli archi molto lunghi, che a volte superano i tre metri di altezza. «Non abbiamo idea di come facciano a scoccare le frecce», ha detto a questo proposito Algayer, che ha ipotizzato che possano riuscirci soltanto da sdraiati.
I Massaco sono dei cacciatori esperti, e proteggono il loro territorio posizionando delle trappole rudimentali, sostanzialmente delle punte di metallo o di legno duro, ai confini dei loro insediamenti. Algayer ha raccontato che sono «così robuste da poter perforare la ruota di un trattore». Anche la lingua in cui comunicano è eccezionalmente lontana da quella delle altre tribù amazzoniche brasiliane. Amanda Villa, un’antropologa specializzata nello studio delle tribù mai contattate, ha spiegato che gli usi e i costumi dei Massaco sono talmente peculiari da averla spinta a ipotizzare che possano provenire dalla Bolivia.
Osservando i filmati che aveva a disposizione, Algayer ha desunto che, molto probabilmente, i Massaco attribuiscono un ruolo di comando al membro più anziano. Tra i membri della tribù ci sono almeno tre uomini tra i trenta e i quarant’anni: Algayer ha detto che «sono vigorosi, forti: non stanno morendo di fame».
Se da un lato la crescita della popolazione Massaco è una buona notizia, dall’altro il Funai teme che possa causare dei problemi nel prossimo futuro. È infatti verosimile che a un certo punto, a causa dello sviluppo demografico, la tribù cercherà nuove terre in cui stabilire nuovi insediamenti, entrando a contatto con altre popolazioni e mettendo a rischio la sua sopravvivenza. È possibile che saranno indotti a spostarsi anche a causa del cambiamento climatico: «Se i loro corsi d’acqua dovessero asciugarsi, dovranno per forza entrare in contatto con altre popolazioni», ha detto Algayer.