In Nigeria si muore anche durante degli eventi natalizi di beneficenza
Le distribuzioni gratuite di cibo e aiuti stanno diventando sempre più caotiche e affollate, a causa della grave crisi economica
La scorsa settimana in Nigeria 67 persone sono morte schiacciate nella calca in tre eventi in cui una folla si era radunata per ricevere degli aiuti o nella speranza di vincere dei premi. Negli ultimi due casi, le persone stavano attendendo la distribuzione di cibo e vestiti in eventi di beneficenza legati al Natale. La Nigeria ha una lunga storia di eventi tragici legati alla difficile gestione della folla, ma ultimamente la frequenza di questi incidenti e l’affollamento degli eventi benefici sono il risultato della gravissima crisi economica che sta colpendo il paese, la peggiore nell’ultimo ventennio.
Inflazione e svalutazione della moneta hanno reso impossibile per un gran numero di nigeriani anche solo comprare il cibo di cui hanno bisogno. Già piuttosto diffuse nel paese, le iniziative benefiche di distribuzione di aiuti sono cresciute di numero. Spesso non sono previste adeguate e necessarie misure di sicurezza, e le operazioni sono diventate più affollate e caotiche che in passato.
Giovedì 35 bambini erano morti nella calca che si era creata in una fiera: molti sono stati schiacciati mentre cercavano di entrare. Ai partecipanti era stata promessa l’opportunità di vincere borse di studio e altri premi. Sabato 22 persone, fra cui anziani, donne incinte e bambini, sono morte nella calca nello stato di Anambra (nel sud del paese), e dieci, fra cui quattro bambini, ad Abuja, la capitale, nella zona di Maitama. In entrambi i casi erano eventi organizzati dalle chiese locali per distribuire sacchi di riso e vestiti. Gli incidenti mortali sono avvenuti prima che la distribuzione avesse inizio: ad Abuja le persone si erano radunate già dalla sera prima per accertarsi di ricevere gli aiuti.
In tutti e tre i casi sono state aperte delle inchieste per individuare le responsabilità delle decine di morti.
Esiste però un problema più ampio legato alle pessime condizioni economiche di una parte importante della popolazione nigeriana. Per migliaia di persone le distribuzioni di aiuti economici sono diventate l’unico modo per sopravvivere, durante le quali cibo e altri beni essenziali vanno ottenuti a ogni costo.
Nell’ultimo anno l’inflazione nigeriana ha raggiunto il livello record di 34,6 per cento su base annua. Allo stesso tempo la valuta locale, il naira, ha perso oltre il 50 per cento del suo valore rispetto al dollaro. L’economia nigeriana, che due anni fa era la più importante del continente (per dimensioni del PIL, il prodotto interno lordo), è oggi la quarta dietro a Sudafrica, Egitto e Algeria.
Oltre 87 milioni di nigeriani (su circa 230 totali) vivono sotto la soglia della povertà: è il numero più alto al mondo dopo quello dell’India, che però ha una popolazione di sette volte superiore. Secondo il World Food Programme 32 milioni di nigeriani soffrono la fame, mentre per quasi tutti gli altri comprare cibo è diventata una spesa che porta via gran parte dei salari. Il salario minimo è stato aumentato di recente a 43 dollari al mese, ma resta sei volte inferiore al necessario, secondo i sindacati. Oltre il 90 per cento dei nigeriani è peraltro impiegato nel cosiddetto “settore informale”, senza quindi alcun tipo di tutela contrattuale.
L’attuale situazione è stata innescata da alcune scelte del governo del presidente Bola Ahmed Tinubu, in carica da maggio del 2023. Per rispondere a una crisi dei bilanci dello stato e per attirare investimenti stranieri ha svalutato la moneta ed eliminato i sussidi sul carburante, che pesavano per 10 miliardi di dollari all’anno.
Il carburante in Nigeria non serve principalmente per automobili e mezzi a motore (che sono pochi in rapporto alla popolazione). In un paese dove quasi metà delle persone non ha accesso all’elettricità o non ne riceve abbastanza a causa di una rete carente, il carburante è necessario per alimentare i generatori di elettricità, nonché le pompe idrauliche. Il prezzo dei carburanti è immediatamente raddoppiato dopo l’eliminazione dei sussidi, causando a sua volta un aumento dei prezzi di quasi tutti i beni.
Il problema dei prezzi del carburante è paradossale visto che la Nigeria è il più grande produttore di greggio dell’Africa e da questo settore dipende circa il 90 per cento delle entrate legate alle sue esportazioni. Il paese esporta però solo la materia prima non lavorata, e importa i prodotti raffinati, perché le raffinerie sono poche e mal gestite.
La Nigeria inoltre non produce abbastanza cibo per tutta la sua popolazione, per cui dipende in gran parte dalle importazioni: la svalutazione della naira ha provocato fra l’altro un aumento ulteriore dei prezzi del cibo. A agosto le condizioni economiche avevano provocato grandi proteste in cui sono morti oltre 20 manifestanti, uccisi dalla polizia.