Macao sarà sempre più cinese
Xi Jinping vuole ridurre la sua già limitata autonomia politica, e vuole che diversifichi sempre di più la sua economia, per dipendere meno dal gioco d’azzardo
Il presidente cinese Xi Jinping è in visita a Macao per assistere all’insediamento del nuovo governatore della regione, il chief executive, e celebrare i 25 anni della restituzione alla Cina dell’ex colonia portoghese, avvenuta il 20 dicembre del 1999. Macao è oggi un territorio semiautonomo della Cina, che gode di un certo grado di libertà economiche e politiche, oltre che di una grande ricchezza grazie al fatto di essere l’unico posto in tutto il paese in cui il gioco d’azzardo è concesso: a Macao ci sono decine di casinò, dai quali proviene l’80 per cento delle entrate fiscali della città.
Da tempo però il regime cinese ha piani diversi per Macao: vuole che la regione semiautonoma diversifichi le proprie attività e smetta di puntare esclusivamente sul gioco d’azzardo. Soprattutto, vuole ridurre la sua libertà d’iniziativa economica e la sua già limitata autonomia politica. «Macao è la perla nel palmo della nazione, e ho sempre avuto nei miei pensieri il suo sviluppo e il benessere di tutto il suo popolo», ha detto Xi Jinping giovedì.
Come la vicina Hong Kong, a cui è collegata dal ponte marino più lungo del mondo, Macao è governata secondo il principio “un paese, due sistemi”: significa che quando i dominatori coloniali europei (Portogallo per Macao, Regno Unito per Hong Kong) restituirono i territori alla Cina, la Cina garantì che, pur facendo parte di un unico paese, avrebbe lasciato alle ex colonie un ampio grado di autonomia e libertà. I due territori hanno avuto però storie molto diverse. A Hong Kong la popolazione si è sollevata più volte negli ultimi anni per chiedere diritti e democrazia, e le proteste sono state schiacciate con forza: oggi Hong Kong, che è stata uno dei centri della finanza mondiale, è in parziale declino.
Macao invece è più piccola (appena 32 chilometri quadrati contro i 1.100 di Hong Kong), meno popolata (690 mila abitanti) ed estremamente dipendente dalla Cina per la sua economia e le sue risorse: la popolazione non ha mai protestato con la stessa forza di quella di Hong Kong, e per questo la leadership cinese ha sempre elogiato Macao come un modello di lealtà. Xi Jinping ha definito Macao «un successo a livello internazionale» nella messa in pratica del modello «un paese, due sistemi».
Nonostante questo, negli ultimi anni il regime cinese ha comunque provveduto a ridurre progressivamente le già limitate libertà politiche di cui Macao godeva.
Al parlamento locale di Macao i partiti per la democrazia non hanno mai raggiunto più del 15 per cento dei consensi, ma nonostante questo alle elezioni legislative del 2021 sono stati tutti banditi. L’anno scorso era stata rivista la legislazione sulla sicurezza nazionale per rendere punibile quasi ogni forma di dissenso. La libertà di stampa è in declino. E il nuovo chief executive di Macao è il primo nato nella Cina continentale, scelto non tramite elezioni ma da un gruppo di 400 persone selezionate per la loro lealtà all’establishment e al Partito Comunista Cinese.
La nuova fase dell’integrazione riguarda l’economia. Il regime cinese vorrebbe che Macao riducesse la sua dipendenza dal gioco d’azzardo e che si inserisse maggiormente nell’economia del resto della Cina: Macao è nota a livello internazionale e aperta al mondo, è un importante centro turistico e un suo maggiore sviluppo nell’industria della finanza e dei servizi potrebbe compensare il relativo declino di Hong Kong.
Di fianco a Macao, separata da un fiume, si trova un’altra isola più grande, quella di Hengqin, che non fa parte di Macao ma viene amministrata congiuntamente dalle autorità cinesi e macanesi. La Cina vuole sviluppare a Hengqin una nuova area economica che sfrutti la vicinanza con la ricca Macao, dove sorgeranno industrie, sedi di multinazionali e, forse, anche una nuova Borsa di Macao, per gli scambi finanziari.
Hengqin dovrebbe in questo modo fare da collegamento tra Macao e il resto della Cina, e garantire un’integrazione sempre maggiore. Secondo gli accordi presi con il Portogallo, la Cina ha garantito a Macao la propria autonomia politica ed economica per 50 anni dalla restituzione, quindi per altri 25 anni.