Il Garante della privacy ha multato OpenAI, l’azienda proprietaria di ChatGPT, per 15 milioni di euro

(AP Photo/Matt Rourke)
(AP Photo/Matt Rourke)

Venerdì si è conclusa l’istruttoria che il Garante della privacy, l’autorità italiana per la tutela dei dati personali, aveva avviato a marzo del 2023 nei confronti di OpenAI, l’organizzazione statunitense che si occupa di ricerca e sviluppo nell’ambito dell’intelligenza artificiale. L’istruttoria riguardava nello specifico ChatGPT, chatbot che interagisce con gli utenti simulando una normale conversazione e fornendo informazioni rielaborate grazie all’addestramento dell’intelligenza artificiale. Con la fine dell’istruttoria il Garante ha imposto a OpenAI una multa da 15 milioni di euro per la violazione del GDPR, cioè il regolamento europeo sulla privacy.

Le violazioni riscontrate sono tre: l’azienda ha trattato i dati degli utenti senza prima «individuare un’adeguata base giuridica»; non ha informato correttamente gli utenti sulla raccolta e sul trattamento dei loro dati personali; non ha istituito i dovuti meccanismi di verifica dell’età, per limitare l’esposizione a contenuti inopportuni ai minori di 13 anni. Inoltre, il Garante ha contestato all’azienda di non averla correttamente messa al corrente di una violazione dei dati degli utenti avvenuta a marzo del 2023 a causa di un errore nel sistema.

Il Garante, che aveva già dato all’azienda delle raccomandazioni da seguire negli ultimi mesi, adesso ha chiesto a OpenAI di realizzare una campagna di informazione della durata di 6 mesi, su vari mezzi (stampa, internet, radio e televisione). Lo scopo dovrà essere soprattutto informare gli utenti sui modi in cui raccoglie e utilizza i loro dati personali per l’addestramento del chatbot, e sulle possibilità degli utenti di opporsi a questa pratica.