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  • Venerdì 20 dicembre 2024

La grande rapina che complicò il processo di pace in Irlanda del Nord

Il 20 dicembre 2004 alla Northern Bank di Belfast furono sottratti 26,5 milioni di sterline, senza che nessuno si accorgesse di niente

Immagine tratta dal documentario Heist: The Northern Bank Robbery di BBC, via YouTube
Immagine tratta dal documentario Heist: The Northern Bank Robbery di BBC, via YouTube
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Vent’anni fa Donegall Square, in centro a Belfast, era piena di gente: un po’ perché c’è il municipio, un po’ perché è un capolinea di bus e tram e un po’ per le persone in giro per compere in vista del Natale. Nessuna delle persone presenti però si accorse che a pochi metri si stava svolgendo la più grande rapina nella storia dell’Irlanda del Nord e una delle più notevoli di sempre nel Regno Unito. La “Northern Bank robbery”, il 20 dicembre del 2004, scosse l’opinione pubblica ma soprattutto la politica nazionale, alle prese con il complicato processo di pace iniziato sei anni prima. Anche se ci sono forti sospetti, ancora oggi è un caso irrisolto.

Tutto era cominciato la sera prima, una domenica, quando due gruppi di uomini armati presero in ostaggio le famiglie di due impiegati della banca, Kevin McMullan e Chris Ward. Dissero ai due che il giorno dopo sarebbero dovuti andare al lavoro come di consueto, altrimenti avrebbero ucciso mogli e figli. Così fecero. Il lunedì pomeriggio, dopo la chiusura della banca, costrinsero Ward e McMullan a scendere nel caveau e a svuotare le casseforti, in un’operazione che lo scrittore di Belfast Glenn Patterson ha definito «audace ed estremamente ardita».

Le riprese delle telecamere di sicurezza mostrate nel documentario della BBC Heist: The Northern Bank Robbery (2021) riprendono i due mentre ripongono decine di mazzette in contenitori per la spazzatura e su grossi carrelli. Poi Ward dovette uscire dalla banca con un milione di sterline in una borsa a tracolla e aspettare a una fermata del bus che qualcuno andasse a prenderla, spiega sempre Patterson, autore della serie di BBC Radio 4 The Northern Bank Job. Era un modo per metterlo alla prova: poco dopo le 19 fecero caricare i soldi su un furgone, che tornò indietro per un secondo giro.

Alla fine la banda portò via 26,5 milioni di sterline, l’equivalente di 57 milioni di euro odierni, più una certa quantità di valuta straniera, compresi euro e dollari statunitensi. A operazione conclusa McMullan chiamò la polizia per raccontare quello che era successo; in serata diede l’allarme anche la moglie di Ward, che nel frattempo era stata portata in un bosco a sud di Belfast ma era riuscita a scappare.

La vicenda ebbe inevitabilmente una grande eco. Nelle indagini furono coinvolti ben 50 detective. Quasi subito comunque sia la polizia nordirlandese che il governo di Irlanda e Regno Unito incolparono per la rapina l’Irish Republican Army, o IRA, la formazione paramilitare legata al partito nazionalista Sinn Féin, favorevole alla riunificazione dell’Irlanda del Nord con l’Irlanda. A complicare le cose c’era il fatto che non ci fossero prove solide per incriminare rapidamente qualcuno.

Il rapporto con cui la polizia attribuì la rapina all’IRA nel gennaio 2005 ebbe inoltre il sostegno dell’Independent Monitoring Commission: l’organizzazione incaricata di controllare le attività dei gruppi paramilitari in seguito all’Accordo del Venerdì Santo, che fu siglato nel 1998 dal governo britannico e da quello irlandese e mise fine a 30 anni di violenze, i cosiddetti Troubles.

– Leggi anche: I Troubles non sono mai finiti del tutto

Le tensioni in Irlanda del Nord erano iniziate alla fine degli anni Sessanta a causa dei crescenti attriti tra la maggioranza protestante, favorevole alla permanenza dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito, e la minoranza cattolica, che si sentiva oppressa da decine di anni di dominio britannico e voleva invece l’unificazione con l’Irlanda. Se il Sinn Féin poteva contare sull’IRA, dalla parte degli unionisti dell’Ulster Unionist Party (UUP) c’era l’Ulster Defence Association. Lo scontro diventò gravissimo in breve tempo: negli attentati commessi da ambo le parti furono uccise circa 3.600 persone, per la maggior parte civili.

Tom Kelly, al tempo della rapina portavoce del primo ministro britannico Tony Blair, disse che UUP e Sinn Féin erano vicinissimi a formare un governo di coalizione. Dopo la rapina tuttavia gli unionisti si ritirarono dalle negoziazioni.

Le responsabilità dell’IRA non vennero mai dimostrate, ma la rapina del 2004 fu solo l’ultima nella serie di quelle compiute con metodi simili dal gruppo, che negò ogni coinvolgimento. Una delle teorie più condivise è che i soldi rubati sarebbero dovuti finire in una specie di fondo per i membri attivi dell’IRA, che nell’ambito degli accordi si era impegnata a sospendere la lotta armata.

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La svolta più grande nelle indagini comunque risale al febbraio del 2005, quando furono interrogate sette persone, tra cui due membri del Sinn Féin, poi rilasciate. Durante le perquisizioni tra Cork e Dublino (in Irlanda) la polizia recuperò 2 milioni di sterline, mentre 100mila dollari statunitensi furono trovati nei bagni di un country club frequentato da agenti della polizia a sud di Belfast: la polizia confermò che i soldi provenivano dalla rapina, ma sostenne che erano stati messi lì apposta per deviare il corso delle indagini.

In totale furono arrestate 13 persone e vennero eseguite 22 perquisizioni, ma nessuno venne mai condannato per la rapina in sé.

Ward, uno dei due impiegati della banca, fu processato nel 2008 e assolto dall’accusa di aver compiuto la rapina e altri reati: la procura non aveva presentato alcuna prova. L’anno successivo il finanziere Ted Cunningham fu condannato per il riciclaggio di 3 milioni di sterline rubate dalla banca, ma appunto non per la rapina stessa. Nel 2010 anche il repubblicano del Sinn Féin George Hegarty fu condannato a sei anni di carcere con pena sospesa dopo essersi dichiarato colpevole di avere 66mila sterline provenienti dalla rapina. Quattro anni dopo Cunningham ricevette a sua volta una sentenza di cinque anni con pena sospesa nel nuovo processo disposto per nove dei dieci capi d’accusa contro di lui.

La principale persona sospettata di aver organizzato la rapina comunque resta Bobby Storey, che dopo una condanna di vent’anni divenne un politico del Sinn Féin, ma fu soprattutto una figura centrale dell’IRA. È morto nel giugno del 2020.