Cos’è questa storia della pista da bob negli Stati Uniti per le Olimpiadi di Milano-Cortina
È il piano B ufficiale, ma gli organizzatori dicono che non servirà e che quella di Cortina sarà pronta per tempo
In questi giorni è uscita la notizia che la Fondazione Milano-Cortina, che si sta occupando dell’organizzazione di Olimpiadi e Paralimpiadi invernali del 2026, ha individuato la pista di Lake Placid (nello stato di New York) come luogo alternativo per le gare di bob, skeleton e slittino, nel caso in cui dovessero esserci problemi nei lavori per la pista di Cortina. Secondo il programma le gare dovrebbero svolgersi a Cortina, nella pista che sta venendo restaurata dopo diversi ritardi e controversie legate all’impatto ambientale dei lavori, all’utilizzo che ne verrà fatto dopo le Olimpiadi e al costo di 81,6 milioni di euro, considerato molto elevato.
Proprio per questi iniziali ritardi il Comitato olimpico internazionale, che diverse volte aveva fatto sapere di essere contrario al rifacimento della pista di Cortina e di non essere convinto che i tempi saranno rispettati, ha chiesto agli organizzatori di indicare comunque un piano B: Lake Placid, appunto. L’impianto statunitense ha già ospitato i Giochi olimpici invernali nel 1932 e nel 1980 e l’anno prossimo ospiterà i Mondiali di skeleton, ed è quindi già pronto; chi lo gestisce inoltre lo metterebbe a disposizione gratuitamente per Milano-Cortina, scrive il Wall Street Journal.
Dalla Fondazione Milano-Cortina confermano che Lake Placid offriva le migliori condizioni economiche e organizzative e per questo motivo è stata scelta come sede alternativa, ma dicono anche che quasi certamente non sarà necessaria, perché il rifacimento della pista di Cortina starebbe rispettando i tempi. Simico, la società che si occupa della costruzione degli impianti per le Olimpiadi, ha detto che ne è stato completato il 67 per cento. A marzo è programmato il primo collaudo completo della pista con atleti e Comitato olimpico.
L’ottimismo sarebbe invece un po’ ingiustificato secondo Marina Menardi, presidente del Comitato Civico Cortina: «Si stanno sbilanciando molto, ma se uno si fa un giro dalle parti del cantiere si chiede come sia possibile che tra un paio di mesi la pista sia finita», dice. Finora hanno ghiacciato 36 metri su 1.650 e, racconta Menardi, solamente per costruire la curva Cristallo, una delle più grandi, ci hanno messo circa un mese: «Ci sono parti della pista che devono ancora cominciare a costruire». Se i tempi non verranno rispettati, agli organizzatori non resterebbe che spostare le gare negli Stati Uniti.
C’è il fatto, non trascurabile, che Lake Placid si trova a più di 6mila chilometri di distanza dall’Italia. La Federazione internazionale di bob e skeleton (IBSF) censisce sedici impianti attivi nel mondo, dieci dei quali in Europa. Il più vicino all’Italia è quello di St. Moritz, al confine con la Svizzera, che però secondo la Fondazione avrebbe necessitato di alcuni interventi per essere pronto come piano B; evidentemente anche gli altri, per esempio quello di Innsbruck in Austria, non davano le garanzie e la convenienza proposte da Lake Placid.
Fu scartata invece sin dall’inizio l’idea di ripristinare, come piano A, la pista di Cesana Torinese, costruita per i Giochi di Torino 2006 e attualmente in disuso, anche se sarebbe costato molto meno (circa 10 milioni di euro in tutto) che rifare la pista di Cortina. È stata la politica in particolare, più che gli organizzatori dei Giochi, a insistere molto per il rifacimento della pista di Cortina, nonostante il parere contrario di molti residenti e associazioni. La pista di Cortina fu inaugurata nel 1923 e venne utilizzata per le Olimpiadi invernali del 1956; l’ultima volta era stata usata nel 2008, poi lo scorso anno è stata di fatto demolita: nello stesso posto, ma su un’area più grande dell’originale, si sta costruendo quella nuova, che nei piani di chi ci sta lavorando sarà moderna e spettacolare.
Rifare la pista di Cortina invece che quella di Cesana Torinese era ovviamente preferibile per gli organizzatori per il fatto che Cortina è sede ufficiale delle Olimpiadi, Torino no. Gli amministratori locali (tra cui il governatore del Veneto Luca Zaia) si erano molto spesi per cercare di programmare più gare ed eventi possibili a Cortina. Ma un’altra motivazione era anche la maggior tradizione della zona per gli sport come il bob o lo slittino, e quindi l’idea che in futuro la presenza di un impianto da quelle parti darà nuovi stimoli a sport che attualmente in Italia hanno in tutto una cinquantina di tesserati.
Anche su questo però Menardi è piuttosto scettica: «È un’opera che non ha nessun futuro, non c’è un piano», dice, ricordando che intanto hanno disboscato molto per far spazio ai lavori e definendo l’ingente utilizzo di cemento «uno scempio».