Non è così facile rinunciare ai casellanti
Dal 2025 Autostrade per l'Italia comincerà a ridurli, ma non nei caselli più trafficati, dove il loro lavoro è ancora necessario
Dal primo gennaio 2025, in 24 caselli autostradali gestiti da Autostrade per l’Italia (ASPI) non ci sarà più nessun addetto alla riscossione dei pedaggi, noti comunemente come casellanti. Si potrà pagare solo con il Telepass, con la carta di credito o inserendo i soldi nell’apposita macchinetta, e se ci sarà qualche problema bisognerà attendere l’intervento di un tecnico dalla stazione più vicina. Entro il 10 ottobre del 2025, la misura sarà estesa a 54 stazioni dove ci sono «bassi volumi di traffico e bassa distanza chilometrica con la stazione adiacente a quella non presidiata», si legge nell’accordo firmato il 5 dicembre da Autostrade per l’Italia e dai sindacati. I caselli “ad elevata automazione” senza addetti al pagamento dei pedaggi esistono da alcuni anni, ma finora erano pochissimi.
Autostrade per l’Italia è una società controllata al 51 per cento dalla Cassa Depositi e Prestiti, società controllata dal ministero dell’Economia. Fino al 2021 era di proprietà di Atlantia, che l’ha venduta dopo lo scandalo provocato dal crollo del ponte Morandi. Gestisce 238 caselli lungo 3mila chilometri di autostrade che ha in concessione dallo Stato, in particolare sulla Milano-Napoli che è lunga poco più di 800 chilometri. Dal 2022 ha avviato un piano per ridurre i casellanti (tecnicamente la loro definizione è “esattori”).
«Già nel 2022 abbiamo firmato un’intesa per lasciare alcuni caselli senza presidio durante la notte, ora saranno incustoditi anche durante il giorno», spiega Cristiano Tardioli della FILT (Federazione italiana lavoratori dei trasporti) CGIL, che ha partecipato alle trattative.
L’accordo prevede infatti «la sperimentazione di forme di non presidio anche nei turni di lavoro diurni», motivandola con il «sempre più marcato spostamento verso modalità di pagamento elettroniche». Il numero dei casellanti passerà dai 1.100 attuali a una soglia minima di 900 nel 2025 e di 800 nel 2026. Non sono previsti però licenziamenti, poiché la riduzione dei dipendenti avverrà solo con pensionamenti o con incentivi per chi vuole lasciare il lavoro. Inoltre, sono previste 282 assunzioni in altri settori.
Alcuni ex casellanti saranno riconvertiti come addetti alla manutenzione degli impianti elettrici e antincendio nelle gallerie, o saranno impiegati nella viabilità, con giacche gialle catarifrangenti, a segnalare le deviazioni per lavori in corso o nel caso di incidenti stradali. «Lo consideriamo un accordo virtuoso, perché tiene conto dell’evoluzione tecnologica ma non licenzia nessuno, anzi prevede di riqualificare i dipendenti, una cosa che le aziende in Italia fanno di rado», dice il segretario della FIT (Federazione italiana trasporti) CISL Salvatore Pellecchia.
Antonio Cavallera, il capo delle risorse umane di Autostrade per l’Italia, dice che l’azienda sta disegnando un «modello di trasformazione aziendale partecipativo, insieme ai sindacati», per «accompagnare lo sviluppo tecnologico con la formazione e la crescita dei nostri dipendenti».
«Sappiamo bene che c’è sempre meno bisogno di personale ai caselli, per questo abbiamo stabilito che gli addetti alla riscossione devono occuparsi anche di altre cose che prima non erano di loro competenza, come la manutenzione delle cabine, lo svuotamento delle casse automatiche e l’assistenza ai clienti», dice Tardioli della FILT CGIL. Secondo lui, nonostante l’automatizzazione totale dei pagamenti, gli operatori possono essere eliminati solo nei caselli dove il traffico è più scarso. Negli altri è molto difficile fare del tutto a meno delle persone, perché spesso devono intervenire a risolvere piccoli problemi che possono provocare grandi ingorghi.
«Uno degli intoppi più comuni è che la cassa automatica non ridà indietro la carta di credito, a volte anche per errori degli utenti, soprattutto stranieri, che non sanno come funziona e la inseriscono male o nel posto sbagliato», dice. Altre volte accade che la cassa non dia il resto e gli automobilisti rimangano fermi ad attendere l’intervento di un tecnico, bloccando il passaggio delle altre auto. L’accordo prevede di registrare il numero di anomalie, il numero di interventi del casellante della stazione vicina a quella senza casellanti, i tempi di intervento e le cause delle anomalie.
Alcuni concessionari di tratte autostradali in Italia stanno cercando di eliminare del tutto i caselli, per ridurre i costi di gestione, i tempi di percorrenza e le emissioni di anidride carbonica generate dalle automobili in coda. La Pedemontana lombarda ha introdotto per prima in Italia un sistema che si chiama “free flow”, cioè a flusso libero, dove non ci sono caselli agli ingressi e alle uscite e lungo il percorso delle telecamere rilevano il passaggio fotografando la targa e calcolando il tragitto effettuato. Il pedaggio si paga poi entro 15 giorni scaricando un’app o registrandosi su un sito, altrimenti viene spedito a casa. Dal primo settembre il “free flow” è stato introdotto anche sull’autostrada Asti-Cuneo, gestita da una società al 60 per cento di proprietà della SALT (Società Autostrada Ligure Toscana) e partecipata al 35 per cento dall’Anas e al 5 per cento da Itinera, una società del gruppo Gavio. Dal 10 dicembre è stato applicato anche in Francia, su due autostrade che vanno da Parigi verso la Normandia.
Alcune autostrade hanno un sistema detto ad elevata automazione, dove non ci sono addetti ai pedaggi, ma c’è comunque un operatore che interviene ad assistere i clienti su loro richiesta. Autostrade per l’Italia sta sperimentando sulla Tangenziale di Napoli un altro sistema che si chiama TargaGo, che è simile al Telepass ma non prevede di montare dei sensori a bordo. All’ingresso e all’uscita una telecamera prende il numero di targa e calcola l’importo, che poi si può pagare attraverso un’app. Questo sistema però si affianca ai caselli tradizionali, che non sono stati eliminati.