Gennaro Gattuso trova problemi
Da allenatore finora ha dovuto gestire di tutto, arrivando a pagare di tasca propria gli stipendi: ora in Croazia sta andando bene, anche lì con un grande caos intorno
Nel campionato croato maschile di calcio dopo diciassette giornate sono prime a pari merito il Rijeka e l’Hajduk Spalato con 33 punti (il Rijeka ha una migliore differenza reti però), mentre la Dinamo Zagabria, vincitrice di 17 degli ultimi 18 titoli, è a sorpresa solo terza con 26. L’Hajduk ha vinto nove campionati jugoslavi e sei croati, ma non vince il titolo da quasi vent’anni e la sua situazione economica e societaria è incerta. Nonostante questo però sta competendo per il primo posto anche grazie al suo allenatore, l’italiano Gennaro Gattuso, che è stato costretto a lavorare in modo precario, senza grosse certezze e, sembra, per alcuni mesi anche senza stipendio. Non è la prima volta che gli accade, da quando ha cominciato ad allenare.
Gattuso ha 46 anni e in passato è stato un centrocampista di successo nel Milan e nella Nazionale, noto soprattutto per la sua grinta e il suo impegno (era comunque un giocatore più forte di quanto si tenda a ricordare anche sotto molti altri aspetti). Come quasi tutti i calciatori che vinsero il Mondiale del 2006 e che, finito di giocare, si sono messi ad allenare, la sua carriera di allenatore è stata molto ondivaga e con pochi successi riconosciuti. Ha allenato il Sion in Svizzera, il Palermo, poi l’Ofi Creta in Grecia, il Pisa, il Milan (la primavera e la prima squadra), il Napoli, il Valencia e il Marsiglia, finendo quasi sempre con un esonero e non rimanendo mai per più di due anni nella stessa squadra. Nel 2020 vinse la Coppa Italia con il Napoli, il suo unico titolo da allenatore.
Molte di queste esperienze sono state complicate non solo dal punto di vista tecnico e dei risultati: Gattuso si è trovato spesso in situazioni societarie particolari, con club finanziariamente mal messi e dirigenti poco presenti. Il modo totalizzante e generoso con cui le ha vissute lo ha spesso fatto apprezzare dai suoi calciatori e molte volte anche dai tifosi, anche se i risultati non sono stati convincenti.
Nel 2014, quando allenava l’Ofi Creta nel campionato greco, diverse volte i calciatori non si presentarono agli allenamenti perché non ricevevano lo stipendio dalla società. L’esperienza di Gattuso durò sei mesi e fu abbastanza surreale: si dimise una prima volta a ottobre, poi ci ripensò e infine lasciò definitivamente a dicembre. In mezzo, usò i propri soldi per pagare i calciatori. Rimase famosa soprattutto una sua conferenza stampa piuttosto confusa, nella quale Gattuso rivendicava di essersi sempre impegnato al massimo per la squadra, parlando ai giornalisti attraverso l’interprete un po’ in italiano e un po’ in inglese, e tirando fuori qualche parola greca che aveva imparato.
Sometimes may be good, sometimes may be shit (a volte può andare bene, altre volte – ehm – male)
Tra il 2015 e il 2017 al Pisa successe una cosa simile. Gattuso prima ottenne la promozione dalla Serie C alla B, poi la squadra retrocesse di nuovo, ma nel frattempo la società andò in crisi finanziaria e anche in quel caso fu lui a contribuire al pagamento degli stipendi dei dipendenti del club (ma anche delle casse dell’acqua, disse lui).
Quando se ne andò dal Milan scelse invece di rinunciare a una buonuscita pari a due anni di stipendio per consentire ai suoi collaboratori di essere pagati per quei due anni e al club in cui aveva giocato molti anni di risparmiare dei soldi. Al Napoli rinunciò ad alcune mensilità durante la pausa del campionato dovuta alla pandemia. Il Valencia, allenato per metà campionato un paio di stagioni fa, era un’altra squadra messa male a livello dirigenziale e finanziario, nella quale Gattuso si è trovato piuttosto isolato a fare il suo lavoro.
Anche l’incarico all’Hajduk Spalato (squadra della città croata di Spalato, affacciata sul mare, in Dalmazia) non sembrava cominciato bene per Gattuso. Già in estate la squadra era stata eliminata dai preliminari di Conference League, la terza competizione europea per club, dal Ruzomberok, una squadra slovacca non particolarmente forte. Poco dopo c’era stato un grosso litigio con Ivan Perisic, uno dei calciatori più esperti e famosi, che era tornato all’Hajduk dopo tanti anni trascorsi in forti squadre europee e che ha scelto di andarsene di nuovo a causa delle divergenze con Gattuso. Infine a settembre il direttore sportivo Nikola Kalinic, ex centravanti allenato proprio da Gattuso al Milan, si era dimesso perché la società era in ritardo con il pagamento degli stipendi.
Gattuso però è rimasto e la squadra ha cominciato bene il campionato, ottenendo otto vittorie e tre pareggi nelle prime undici giornate; da quel momento ha perso due partite, ma di recente ha battuto per la seconda volta la Dinamo Zagabria (nel campionato croato giocano dieci squadre che fanno due andate e due ritorni); quando l’Hajduk aveva battuto la Dinamo per la prima volta, a settembre, Gattuso aveva regalato a ogni giocatore e componente dello staff un iPhone 16 (si dice abbia speso sui 40mila euro), in un periodo nel quale non ricevevano gli stipendi dalla società. In quei giorni aveva detto di non sentire il presidente da un mese.
«Mi erano state promesse delle cose che non sono state mantenute e ho dovuto scegliere tra lottare o arrendermi. Per ora preferisco combattere. Non sono qui per soldi, ho guadagnato abbastanza nella mia carriera da giocatore e non ho più bisogno di lavorare nella mia vita. Ho 400 partite al mio attivo da allenatore, ho guidato già grandi club. Ho sentito quanto i giocatori mi hanno dato il cuore e non voglio deluderli. Non me ne andrò. Non lo farò. Se me ne andassi adesso, mentre loro lavorano e si allenano così, mi sentirei una merda, un ometto. Se la pensassi diversamente, andrei a Marbella a portare a spasso i cani».
I calciatori pare stiano molto apprezzando l’attaccamento di Gattuso. Di recente Ivan Rakitic, ex centrocampista del Barcellona che dalla scorsa estate gioca nell’Hajduk, ha detto che «si è creato un legame speciale» e che vedere Gattuso, un calciatore che ha vinto tutto, piangere in spogliatoio per una partita del campionato croato è «uno dei motivi per cui amiamo il calcio».
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