François Bayrou non ha iniziato bene
Il primo ministro francese sta facendo fatica a trovare consensi per governare, ed è stato criticato per non avere lasciato la carica di sindaco di Pau
Il mandato del primo ministro francese François Bayrou non è partito troppo bene: sia per la sua difficoltà a ottenere il sostegno necessario a governare in maniera stabile, sia per alcune decisioni che ha preso e che sono state considerate discutibili, come quella di voler continuare a fare il sindaco della città di Pau.
Bayrou è stato nominato primo ministro lo scorso 13 dicembre per sostituire Michel Barnier, rimasto in carica appena tre mesi e sfiduciato dal parlamento a inizio dicembre a causa di scontri sulle leggi di bilancio per il 2025. Ha 73 anni, è presidente e fondatore del partito centrista Movimento democratico (MoDem) e stretto alleato del presidente Emmanuel Macron.
Dal 2014 è anche sindaco di Pau, una città di circa 75mila abitanti nel sud-ovest della Francia e a quasi 800 chilometri da Parigi. Il 16 dicembre Bayrou è andato in aereo da Parigi a Pau per partecipare a una seduta del consiglio comunale. La scelta è stata criticata soprattutto per il tempismo, dato che pochi giorni prima un ciclone tropicale aveva colpito Mayotte, un territorio d’oltremare francese, creando enormi danni e lasciando una situazione disastrosa sia dal punto di vista infrastrutturale che umanitario. Bayrou aveva partecipato a una riunione interministeriale sulla situazione a Mayotte da remoto, in videoconferenza.
Yaël Braun-Pivet, la presidente dell’Assemblea Nazionale (la camera bassa del parlamento francese), ha detto che avrebbe preferito «che il primo ministro prendesse un aereo per Mayotte», e non per Pau, un’opinione condivisa in modo più o meno esplicito da molti altri politici. Bayrou ha detto che andrà a Mayotte dopo la formazione del suo governo, che dovrebbe avvenire nelle prossime settimane. Intanto Macron è atterrato sull’isola giovedì.
In Francia si discute da decenni dell’opportunità o meno di accumulare cariche istituzionali. Nel 2014 fu approvata una legge che vieta ai parlamentari di fare anche i sindaci o di avere ruoli istituzionali nei consigli locali. La regola però non vale per i ministri, e quindi Bayrou può legittimamente fare sia il sindaco che il primo ministro. Era tra l’altro già successo nel 2017, quando era stato brevemente ministro della Giustizia e sindaco di Pau in contemporanea.
Bayrou ha ritirato fuori questo tema subito dopo essere entrato in carica, dicendo che la legge sull’incompatibilità delle cariche per i parlamentari è «un errore» perché allontana la politica dai cittadini, e quindi dovrebbe essere ridiscussa. Anche per questo però è stato criticato da politici di diversi partiti. È un grosso problema per Bayrou, che invece dovrebbe cercare di garantirsi il sostegno delle forze politiche in modo da rendere solido il suo prossimo governo ed evitare un altro voto di sfiducia.
Giovedì il Partito Socialista di Oliver Faure ha detto che resterà all’opposizione, ma ha dato disponibilità a fare «eventuali compromessi utili al paese». Tra le ragioni il partito ha citato il fatto che il primo ministro non abbia ancora presentato «alcun calendario, alcun metodo» per raggiungere la stabilità politica, ma anche la sua decisione di continuare a fare il sindaco: «Mentre era in corso una catastrofe a Mayotte, la sua principale presa di posizione ha riguardato l’accumulo di cariche».
Il Partito Socialista fa parte dell’alleanza di sinistra del Nuovo Fronte Popolare (NFP), ma Faure si è spesso scontrato con Jean-Luc Mélenchon, il leader di NFP e del partito di sinistra radicale La France Insoumise (LFI). Mélenchon ha detto fin da subito che non sosterrà Bayrou, e che anzi intende presentare una mozione di sfiducia.
Bayrou non ha un rapporto particolarmente cordiale nemmeno con i Repubblicani, il partito dell’ex primo ministro Barnier e anche dell’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy. Nel 2012 alle elezioni presidenziali si sfidarono Sarkozy e il socialista François Hollande: Bayrou, già leader di MoDem, diede il proprio sostegno a Hollande, che poi vinse al ballottaggio. Sarkozy non l’ha mai dimenticato: ancora oggi quando pranza con i giovani parlamentari Repubblicani ricorda quella storia, e non di rado «la parola “traditore” viene tirata fuori prima dell’antipasto», ha scritto Le Monde.
Per ora i Repubblicani non hanno ancora confermato che sosterranno Bayrou: i colloqui e le consultazioni sono in corso. Il suo governo sarà appoggiato dalla coalizione di Macron, Ensemble, ma ha bisogno di altre forze politiche per restare solido e far approvare le leggi.
L’altro grande partito dell’arco parlamentare, il Rassemblement National di Marine Le Pen (estrema destra) e Jordan Bardella, ha detto che non presenterà a priori una mozione di sfiducia contro il nuovo governo ma ha posto comunque alcune condizioni per sostenerlo, tra cui la promessa a non tagliare le pensioni e i rimborsi per le spese mediche. Ultimamente Bayrou ha anche difeso Le Pen, che è accusata di appropriazione indebita di fondi europei in una vicenda simile a un’altra che coinvolse lo stesso Bayrou nel 2017.
Anche la sua strategia comunicativa non sta andando benissimo. Poco dopo la sua nomina è iniziato a ricircolare online un video girato a Strasburgo durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2002, in cui si vedeva Bayrou che dava uno schiaffo a un ragazzino di 11 anni e lo accusava di volergli rubare qualcosa dalle tasche. Lui si era poi giustificato dicendo che aveva agito come un severo «padre di famiglia». Oltre che nel 2002, Bayrou si era candidato alle presidenziali anche nel 2007 e nel 2012.
Bayrou presenterà la linea politica e le proposte del suo governo il 14 gennaio, con un discorso al parlamento. Intanto sta incontrando tutti i partiti, per capire chi lo sosterrà.