Gli Stati Uniti hanno rimpatriato tre detenuti di Guantánamo
Gli Stati Uniti hanno rimpatriato tre detenuti stranieri del criticato carcere di massima sicurezza che si trova all’interno della base militare di Guantánamo, sull’isola di Cuba. I primi due sono Mohammed Farik bin Amin e Mohammed Nazir bin Lep, entrambi originari della Malaysia. A gennaio si erano dichiarati colpevoli di omicidio e altri reati per una serie di attentati realizzati nel 2002 a Bali, in Indonesia, in cui furono uccise oltre 200 persone. Avevano anche accettato di testimoniare contro Encep Nurjaman (anche noto come Hambali), il leader di Jemaah Islamiya, l’organizzazione terroristica affiliata ad al Qaida a cui appartenevano. Erano stati arrestati nel 2003 e si trovavano a Guantánamo dal 2006, insieme allo stesso Hambali.
Il terzo uomo è Mohammed Abdul Malik Bajabu, che è stato rimpatriato in Kenya. Era stato arrestato nel 2007 in Kenya ed era stato trasferito a Guantánamo quello stesso anno, in quanto ritenuto un membro di un’organizzazione terroristica affiliata ad al Qaida e attiva nell’Africa orientale: da allora si trovava a Guantánamo, ma non era mai stato incriminato formalmente. Nel suo caso il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha deciso di rimpatriarlo sulla base del ruolo di basso livello che aveva ricoperto nell’organizzazione, della buona condotta e dei suoi legami familiari.
A Guantánamo restano attualmente 27 detenuti, 15 dei quali non sono mai stati incriminati: negli anni in cui è stata più utilizzata ne ospitava alcune centinaia, perlopiù persone di fede musulmana arrestate in relazione agli attacchi dell’11 settembre, spesso senza che contro di loro venissero formulate delle accuse formali. Il presidente uscente Joe Biden (e prima di lui Barack Obama) aveva promesso di svuotare il carcere per poterlo chiudere, ma il processo si è rivelato più lungo e complesso del previsto: per trasferire i detenuti, infatti, è necessario negoziare degli accordi con i paesi d’origine o con paesi terzi.
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