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  • Mercoledì 18 dicembre 2024

La prima condanna per lo stupro di Capodanno del 2020

Patrizio Ranieri è stato condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi per aver stuprato una minorenne durante una festa a Roma

L'interno del tribunale di Roma, 3 dicembre 2024
(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
L'interno del tribunale di Roma, 3 dicembre 2024 (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
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Il tribunale di Roma ha condannato Patrizio Ranieri a cinque anni e sei mesi di carcere per aver stuprato una minorenne la notte del 31 dicembre del 2019 durante una festa. Per Ranieri, che ora ha 22 anni e da due è agli arresti domiciliari, la procura aveva chiesto una condanna a 12 anni e mezzo, ma nella sentenza (le cui motivazioni saranno rese pubbliche tra 90 giorni) i giudici hanno riformulato l’accusa da violenza sessuale di gruppo a violenza individuale su minore. La sentenza è arrivata dopo una camera di consiglio durata poco più di mezz’ora e l’avvocata di Ranieri, Valentina Bongiovanni, ha annunciato il ricorso in appello.

Secondo le accuse gli stupri furono più di uno sulla stessa persona, attualmente sono a processo anche due minorenni. Per altre persone coinvolte, sempre per violenza sessuale, è stato chiesto il rinvio giudizio, mentre per altre ancora è stato chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di aver portato la droga alla festa.

Lo stupro avvenne la notte tra il 31 dicembre del 2019 e il 1° gennaio del 2020 in una villetta di via del Podere del Fiume, nel quartiere romano di Primavalle, ed è stato denunciato ai carabinieri dalla ragazza coinvolta, che all’epoca aveva 16 anni, il 2 gennaio. Le indagini sono state complicate dal fatto che alla festa erano presenti decine di persone e sono state determinanti le intercettazioni telefoniche disposte dal pubblico ministero. Nel gennaio del 2022 vennero emesse tre misure cautelari per violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo aggravata. Due ragazzi finirono ai domiciliari, tra cui Ranieri, e per un terzo fu disposto l’obbligo di firma alla polizia giudiziaria e l’obbligo di dimora a Roma.

Nell’ordinanza con cui la giudice per le indagini preliminari Tamara De Amicis aveva disposto le misure cautelari aveva scritto che gli indagati erano sospettati di aver approfittato «di una situazione di promiscuità, di leggerezza per la festa in corso, e soprattutto di grande diffusione delle sostanze stupefacenti», cosa quest’ultima che aveva «annichilito» la volontà della vittima e «abbassato notevolmente la soglia dell’attenzione di tutti gli altri partecipanti alla festa», che non erano intervenuti in soccorso della ragazza stuprata «anche quando stava particolarmente male, abbandonandola ad un destino di dolore». Le tre persone fermate erano accusate di essersi «avvicendate» in bagno mentre gli altri facevano da “palo” per assicurarsi «che nessuno potesse avvedersi di quanto stesse accadendo all’interno del bagno» dove la ragazza di 16 anni era stata portata.

Commentando la sentenza Bo Guerreschi, presidente di “Bon’t Worry”, l’associazione che ha dato sostegno alla vittima psicologicamente e legalmente fin dall’inizio, ha detto: «Ci aspettavamo molto di più, cinque anni e mezzo non è molto, anche se dall’atteggiamento che ha avuto l’imputato era sicuro di essere assolto. Speravamo fosse dato un esempio chiaro e determinato. Ogni sette minuti una donna viene stuprata: non è più possibile attendere anni per avere una condanna e poi sentirsi dire dai predatori “ma tanto non ci fanno niente”, perché è una vergogna. Aspettiamo le motivazioni della sentenza, che non riteniamo totalmente negativa perché la ragazza è stata creduta».

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Se hai bisogno di aiuto o sostegno qui c’è l’elenco di tutti i numeri telefonici dei centri antiviolenza della rete Di.Re. È anche possibile chiamare il numero antiviolenza e stalking 1522, gratuito, attivo 24 ore su 24 con un’accoglienza disponibile in italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. In entrambi i casi si riceveranno indicazioni da persone che hanno l’esperienza e la formazione più completa per occuparsi di questa questione. È anche possibile, di fronte a una situazione di emergenza, chiamare i carabinieri o la polizia al 112