La Corte Suprema del Ghana ha rigettato due ricorsi contro la legge che criminalizza la comunità LGBTQ+

L'edificio che ospita la Corte Suprema del Ghana, ad Accra (AP Photo/Christian Thompson)
L'edificio che ospita la Corte Suprema del Ghana, ad Accra (AP Photo/Christian Thompson)

In Ghana la Corte Suprema ha deciso all’unanimità che due ricorsi presentati contro la legge che criminalizza la comunità LGBTQ+ non possono essere accolti perché, formalmente, non è ancora entrata in vigore. I ricorsi erano stati presentati da due attivisti, Amanda Odoi e Richard Dela-Sky, dopo l’approvazione in parlamento, a febbraio di quest’anno, e avevano spinto il presidente Nana Akufo-Addo a posticipare la firma che avrebbe definitivamente fatto entrare in vigore la norma. Akufo-Addo aveva detto che avrebbe atteso la decisione della Corte Suprema per decidere cosa fare, e gli attivisti speravano che i giudici la dichiarassero incostituzionale e la bloccassero. In questo modo la decisione viene invece rimandata. Il 7 gennaio 2025 Akufo-Addo dovrà lasciare il posto al neo eletto John Dramani Mahama, che sostiene la legge.

In base alla legge (denominata “legge sui rapporti sessuali appropriati e i valori della famiglia ghanese”) chiunque si identifichi come gay, bisessuale, trans o non si riconosca nel genere assegnato alla alla nascita rischierà fino a tre anni di carcere; chiunque promuova, sostenga o finanzi i diritti della comunità LGBTQ+ potrà invece essere punito con cinque anni di carcere. Nel paese, considerato tra i più sicuri e stabili dell’Africa occidentale, i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso erano già punibili con un massimo di tre anni di detenzione, ma nei fatti, in tempi recenti, nessuno era stato incriminato per questo.