Come si smantella una nave che soccorre i migranti

Lo racconta Luca Misculin nell'episodio speciale del podcast "La Nave", sulla fine delle operazioni della nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere

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Venerdì l’ong internazionale Medici Senza Frontiere ha annunciato che a breve lascerà la Geo Barents, cioè la nave che utilizza dal 2021 per soccorrere i migranti in difficoltà nel Mediterraneo. L’annuncio era nell’aria: da quasi due anni il governo italiano di Giorgia Meloni impone di fatto alle navi delle ong di compiere una sola operazione di soccorso alla volta, e poi dirigersi verso i porti di sbarco italiani. Mantenere in mare una nave molto grande (e quindi molto costosa) per soccorrere poche decine di persone per volta «non ha senso economico», ha detto al Post Juan Matias Gil, capo missione per la ricerca e il soccorso in mare di Medici Senza Frontiere.

Da qualche giorno la Geo Barents si trova nel porto siciliano di Augusta, dove sono iniziate le operazioni di smantellamento della nave. L’equipaggio sta rimuovendo tutta l’attrezzatura e la strumentazione necessaria per soccorrere e curare le persone, in vista della riconsegna della nave al proprietario (Medici Senza Frontiere l’aveva solo affittata).

Abbiamo raccontato i primi giorni di questa complicata operazione in una puntata speciale del podcast La Nave, che nel marzo 2023 aveva documentato giorno per giorno una missione di soccorso della Geo Barents nel Mediterraneo.

Nella nuova puntata, Luca Misculin è stato a bordo della nave e si è fatto spiegare dall’equipaggio come si smonta una nave del genere, fra lunghi inventari, inscatolamenti e ritrovamenti di oggetti inaspettati. Una piccola parte della dotazione di bordo sarà donata o buttata, ma il grosso sarà stipato in un magazzino in Sicilia in attesa di essere trasferito sulla nuova nave che Medici Senza Frontiere userà per soccorrere i migranti nel Mediterraneo, che conta di usare già nei prossimi mesi. La puntata si può ascoltare qui sotto, oltre che sull’app del Post e su tutte le piattaforme.

Nel corso di 190 operazioni l’equipaggio della Geo Barents ha soccorso 12.675 persone, alcune delle quali in condizioni estremamente complicate: per esempio le 440 persone soccorse nell’aprile del 2023 da un peschereccio partito dalla Libia, durante una tempesta in mare. La Geo Barents era stata scelta da Medici Senza Frontiere anche per affrontare questo tipo di operazioni, con molte persone da soccorrere e condizioni meteo proibitive.

La Geo Barents (AP Photo/Salvatore Cavalli)

Da qualche tempo però il governo italiano obbliga Medici Senza Frontiere e tutte le ong che soccorrono persone nel Mediterraneo a regole che di fatto ne ostacolano le attività.

A gennaio del 2023 era entrato in vigore un nuovo codice di condotta per le ong che le obbliga a raggiungere «senza ritardo» il porto di sbarco che viene assegnato loro dalla Capitaneria di porto italiana, che coordina quasi tutte le operazioni di questo tipo nel Mediterraneo centrale. Da quel momento la Capitaneria – controllata dal governo – aveva iniziato ad assegnare alle navi delle ong un porto di sbarco nei minuti successivi a un’operazione di soccorso.

In questo modo le aveva obbligate ad allontanarsi subito dal Mediterraneo centrale, la zona dove statisticamente avvengono più naufragi, senza aspettare di capire se in zona ci fossero altre imbarcazioni in difficoltà. Che ce ne siano altre è una cosa che succede spesso, dato che quando sulle coste del Nord Africa c’è bel tempo e il mare è calmo partono in contemporanea diverse imbarcazioni di migranti.

Più o meno nelle stesse settimane, tramite la Capitaneria, il governo aveva anche iniziato ad assegnare alle ong porti molto a nord – Genova, La Spezia, Ravenna – lontani vari giorni di navigazione dal Mediterraneo centrale.

Questo approccio costringe nella pratica le ong a soccorrere pochissime persone e a spendere un sacco di soldi in carburante, elettricità, stipendi dello staff per raggiungere porti molto lontani. Nella sua ultima missione la Geo Barents ha soccorso 45 persone e ricevuto come porto di sbarco quello di Taranto, distante quasi tre giorni di navigazione dal Mediterraneo centrale. 

– Leggi anche: Il soccorso in mare di migranti, spiegato bene

Medici Senza Frontiere ha già spiegato che non intende rinunciare alle operazioni di ricerca e soccorso di migranti nel Mediterraneo, ma che nei prossimi mesi impiegherà una barca più piccola (e quindi più economica da mantenere) adeguandosi quindi alle nuove condizioni imposte dal governo italiano.

In particolare la decisione definitiva di lasciare la Geo Barents era stata presa a inizio dicembre quando il parlamento italiano aveva approvato il nuovo “decreto flussi”, che rendeva ancora più dure le sanzioni contro le ong che non rispettano il codice di condotta.