Il governo di Justin Trudeau è sempre più in crisi
Il primo ministro canadese è impopolare, molti ne chiedono le dimissioni, anche nel suo partito, e lunedì si è dimessa la ministra delle Finanze
Lunedì in Canada si è dimessa Chrystia Freeland, la ministra delle Finanze del governo di centrosinistra di Justin Trudeau, che è sempre più in crisi. Trudeau è assai impopolare, ha perso l’appoggio di forze politiche che prima lo sostenevano, e anche alcuni membri del suo stesso partito ne stanno chiedendo le dimissioni. In Canada le elezioni sono previste per ottobre del 2025, ma a questo punto è possibile che si tengano prima.
Freeland si è dimessa poco prima della presentazione dei risultati economici dell’ultimo periodo, che hanno evidenziato un deficit di bilancio molto più alto del previsto: quasi 62 miliardi di dollari canadesi (circa 41 miliardi di euro), contro una previsione di 40 miliardi (27 miliardi di euro). Il deficit è la differenza tra le entrate e le uscite dello stato, cioè tra quanto incassa con le tasse e quanto spende.
Freeland era stata incaricata di pianificare le misure economiche e commerciali del Canada per rispondere ai dazi che il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha promesso di imporre nel suo secondo mandato, che comincerà il prossimo 20 gennaio. L’ex ministra avrebbe voluto mantenere la spesa pubblica bassa e i conti in ordine, in modo da avere le risorse necessarie per rispondere ai dazi.
Su questo però si è scontrata con Trudeau, che invece ultimamente aveva fatto proposte contrarie a questi princìpi: aveva proposto per esempio degli sgravi fiscali e un assegno da 250 dollari canadesi (circa 170 euro) per molti lavoratori. Nella lettera con cui ha annunciato le dimissioni, Freeland ha definito queste misure «costose trovate politiche» che il paese non può permettersi.
Secondo fonti anonime sentite da vari giornali locali e internazionali, Trudeau aveva proposto a Freeland di rinunciare all’incarico di ministra delle Finanze ma di rimanere nel governo per continuare a guidare la politica di risposta ai dazi. Sarebbe stato però un evidente demansionamento, e Freeland si è dimessa. È stata sostituita da Dominic LeBlanc, già ministro della sicurezza Pubblica e degli Affari intergovernativi.
Lunedì pomeriggio almeno otto parlamentari liberali hanno chiesto pubblicamente le dimissioni di Trudeau. La richiesta è sostenuta anche da Jagmeet Singh, il leader del Nuovo Partito Democratico (NDP, di sinistra). Il partito aveva fatto un accordo informale per sostenere i Liberali al governo, ma poi se n’era tirato fuori lo scorso settembre. Finora Singh non ha mai detto chiaramente che sosterrebbe un voto di sfiducia contro il governo (infatti non ha sostenuto due mozioni già presentate dai Conservatori), ma in assenza del suo appoggio i Liberali non hanno i voti necessari per approvare le leggi.
I Liberali sono in grave difficoltà anche nei sondaggi: hanno il 22 per cento dei consensi, più o meno la metà del 43 per cento dei Conservatori di Pierre Poilievre. L’NDP è il terzo partito con il 19,5 per cento.
A questo punto Trudeau ha tre opzioni: restare in carica fino all’ottobre del 2025; dimettersi da leader dei Liberali e aprire una competizione interna per nominare la o il suo successore, che poi porterebbe il paese e il partito alle elezioni del 2025; oppure rimanere in carica ma organizzare elezioni anticipate. La decisione di dimettersi come leader del partito può essere presa solo da Trudeau (gli altri membri non possono obbligarlo), ma finora lui ha sempre detto di non volerlo fare.
Justin Trudeau è primo ministro del Canada da nove anni. Fu eletto per la prima volta nel 2015 e da allora il suo partito ha vinto le elezioni due volte di seguito. Dal 2019 però non ha la maggioranza in parlamento e nonostante una buona ripresa del paese dopo la pandemia da Covid-19 i consensi nei suoi confronti hanno continuato a scendere.