Perché è così difficile soccorrere la speleologa bloccata nella grotta
Ottavia Piana è caduta in un sistema di gallerie ancora completamente sconosciuto, e soprattutto non può muoversi da sola
Sono ancora in corso le operazioni per soccorrere Ottavia Piana, la speleologa bloccata da sabato sera in una grotta del cosiddetto “Abisso Bueno Fonteno”, un insieme di grotte e gallerie sotterranee che si trova tra il lago d’Iseo e il lago d’Endine, in provincia di Bergamo.
Piana, che ha 32 anni, è caduta da un’altezza di circa cinque metri procurandosi varie ferite alle gambe, al viso e al torace. Le difficoltà a soccorrerla non dipendono tanto dalla profondità della grotta, quanto dal fatto che il luogo in cui si trova è inesplorato e ancora poco conosciuto, e dal fatto che Piana non può muoversi autonomamente al suo interno per uscire: per estrarla bisogna far passare nella galleria una barella, e di conseguenza allargare il passaggio con delicate operazioni che richiedono degli esplosivi.
Piana si trovava nella grotta proprio per esplorarla: fa questo lavoro da anni, conosce bene la zona ed era impegnata insieme ad altri otto speleologi nel Progetto Sebino, per completare una mappa geomorfologica delle aree ancora sconosciute di quella zona. Era già rimasta bloccata in quella stessa grotta nel 2023, per quasi 48 ore: questa volta è probabile che dovrà restarci di più.
È caduta mentre risaliva da un’esplorazione: le si è staccato un appiglio ed è atterrata di schiena, precipitando per qualche metro e ferendosi in vari punti del corpo. Corrado Camerini, coordinatore del Soccorso Alpino Speleologico lombardo, ha detto a Repubblica che in quel punto la roccia è calcarea e ha al suo interno dei blocchi di selce, una roccia molto dura e compatta: se il calcare si erode i blocchi di selce si staccano e si perde l’appoggio.
L’allarme per la caduta di Piana è stato dato intorno alle 22:30 di sabato e domenica è stata raggiunta da medici e infermieri che l’hanno immobilizzata. Si trova più o meno a sei ore di cammino dall’ingresso della grotta, a circa 3-400 metri di profondità, ed è in condizioni stabili. Secondo Camerini sarà difficile riuscire a estrarre Piana dalla grotta prima di martedì, data la complessità delle operazioni per soccorrerla.
Camerini ha spiegato al Giornale di Brescia che le operazioni sono così difficili proprio perché di quella grotta e in particolare del punto in cui si trova Piana non si conosce ancora quasi nulla. La grotta è stata scoperta all’inizio degli anni Duemila e Piana ne stava esplorando un ramo nuovo. In parte le stesse operazioni di soccorso stanno coincidendo con un’esplorazione della zona: Camerini ha detto che domenica sono state inviate sul posto alcune squadre specializzate che stanno studiando come è fatto il sistema di gallerie per capire come tirare fuori Piana.
Una puntata di Superquark sull’“Abisso Bueno Fonteno”
Una delle difficoltà dipende proprio dalle dimensioni della galleria in cui si trova Piana: è un punto molto stretto, in cui ora dovrà essere fatta passare una barella, dato che Piana non può camminare e muoversi agilmente come faceva durante l’esplorazione. Dovranno essere impiegati dei cosiddetti “disostruttori”, cioè tecnici specializzati nell’allargamento di passaggi sotterranei attraverso l’utilizzo controllato di esplosivi.
Sono tutte operazioni che richiedono tempo, durante il quale Piana dovrà ricevere i soccorsi di cui necessita mentre si trova sottoterra, in un punto molto umido in cui la temperatura è di circa 8 gradi.
Oltre ai medici e agli infermieri che l’hanno immobilizzata e medicata, sono stati organizzati turni di soccorritori che si alternano in maniera che non resti da sola, e da fuori stanno lavorando decine di tecnici provenienti da varie parti d’Italia. In tutto è impiegato almeno un centinaio di persone. All’interno della grotta sono trasportate tende, farmaci, coperte termiche e bombole d’ossigeno, ed è stato fatto arrivare un cavo molto lungo per installare una linea telefonica che permetta di comunicare con l’esterno.