Il ciclone a Mayotte potrebbe aver causato centinaia di morti
Avere un conteggio ufficiale sarà molto complicato, anche perché nell'arcipelago francese nell'oceano Indiano vivono decine di migliaia di migranti irregolari
Non c’è ancora un bilancio definitivo sul numero di persone morte a causa del violento ciclone tropicale che sabato ha colpito l’arcipelago di Mayotte, territorio d’oltremare francese che si trova nell’oceano Indiano, fra il Madagascar e il Mozambico: al momento i morti accertati sono 14, ma secondo le autorità locali potrebbero essere diverse centinaia, se non addirittura migliaia.
Il conteggio dei morti è complicato anche dalle difficoltà dei servizi di emergenza a effettuare i soccorsi e in generale a lavorare: a Mayotte mancavano regolarmente elettricità e acqua corrente anche prima del ciclone, che ora ha danneggiato varie infrastrutture tra cui l’aeroporto.
Francois-Xavier Bieuville, prefetto locale, ha detto di ritenere che i morti nell’arcipelago a causa del ciclone siano «certamente diverse centinaia» e ha aggiunto che «probabilmente arriveremo a migliaia o anche diverse migliaia». I feriti al momento sono quasi 250, alcuni dei quali in condizioni critiche: il ciclone ha danneggiato anche l’ospedale, in parte allagato, oltre ad aver «totalmente distrutto» molte abitazioni, ha detto Bieuville.
Sapere esattamente il numero di morti è difficile anche perché nell’arcipelago di Mayotte decine di migliaia di persone vivono irregolarmente. Sono soprattutto migranti: non essendo registrati come cittadini o residenti in quel luogo è come se formalmente non esistessero, e quindi solo in caso di ritrovamento dei corpi la loro morte verrebbe inserita nei conteggi ufficiali. Secondo le stime del ministero dell’Interno francese i migranti irregolari sono circa 100mila. A Mayotte vivono inoltre soprattutto persone di religione musulmana, il cui rito prevede la sepoltura a 24 ore dalla morte: è quindi probabile che molti corpi vengano seppelliti prima che i soccorsi sappiano della loro esistenza.
Il ciclone tropicale che ha colpito l’arcipelago di Mayotte sabato ha causato piogge molto intense e raffiche di vento molto forti: secondo il servizio meteorologico francese è la tempesta più forte ad aver colpito l’area negli ultimi 90 anni. L’arcipelago occupa una superficie di 374 chilometri quadrati, più o meno una volta e mezza l’isola d’Elba: con oltre il 77 per cento di abitanti sotto la soglia di povertà, è la regione più povera tra i dipartimenti e i territori della Francia, che la colonizzò nel 1843 e oggi continua ad amministrarla.
Proprio per via della sua povertà, l’arcipelago subisce particolarmente le conseguenze di eventi meteorologici di questo tipo: gran parte delle abitazioni sono baracche e molte infrastrutture sono fragili e precarie.
Il ministro dell’Interno francese Bruno Retailleau ha detto che i venti dei ciclone, che hanno raggiunto i 226 chilometri orari, hanno «completamente distrutto» le molte baraccopoli dell’arcipelago, hanno fatto crollare pali della luce, sradicato alberi e divelto pareti di diverse abitazioni. Case, scuole, moschee e ospedali sono stati allagati, e al momento circa 15mila abitazioni sono senza corrente e con limitato accesso alle linee telefoniche, anche per fare chiamate di emergenza. I pontili del porto di Mamoudzou, la capitale dell’arcipelago, sono stati distrutti, e le barche affondate.
Il ministero dell’Interno francese ha detto che sono stati inviati sull’arcipelago circa 1.600 agenti tra polizia ed esercito, oltre un centinaio di vigili del fuoco, aerei e navi militari con personale e forniture mediche e sangue per fare trasfusioni. Mancano però molte infrastrutture necessarie per effettuare i soccorsi in maniera efficace: l’aeroporto è stato danneggiato, gli ospedali sono allagati e manca in maniera cronica l’acqua corrente. Al momento solo il 30 per cento del principale ospedale dell’arcipelago è utilizzabile.
Negli ultimi anni, inoltre, non ci sono stati investimenti per migliorare le condizioni dell’arcipelago, dove nel frattempo ci sono state violenze e tensioni dovute alla nascita e al rafforzamento di varie bande criminali locali.