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  • Sabato 14 dicembre 2024

Il parlamento della Corea del Sud ha approvato l’impeachment del presidente

Yoon Suk-yeol sarà immediatamente sospeso, poi la sua rimozione dovrà essere confermata dalla Corte costituzionale: potrebbe volerci del tempo

La festa nelle manifestazioni di Seul dopo la notizia dell'impeachment (REUTERS/Kim Hong-Ji)
La festa nelle manifestazioni di Seul dopo la notizia dell'impeachment (REUTERS/Kim Hong-Ji)
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Sabato il parlamento della Corea del Sud ha approvato l’impeachment del presidente Yoon Suk-yeol. Era la seconda votazione di questo tipo, dopo quella della settimana scorsa: entrambe sono state chieste dalle opposizioni a causa della criticatissima decisione del presidente di imporre nel paese la legge marziale, durata meno di sei ore. Yoon aveva evitato l’impeachment sabato scorso perché il suo partito, il Partito del Potere Popolare, conservatore, aveva scelto in modo quasi compatto di boicottare il voto. Questa volta invece il PPP ha partecipato al voto e diversi memebri hanno votato a favore della rimozione del presidente, che è stata approvata quindi con 204 voti su 300.

L’impeachment doveva essere approvato con i voti di due terzi dei deputati, 200 su 300. L’opposizione in parlamento ha 192 seggi, e quindi servivano i voti di 8 deputati del partito di Yoon: sabato scorso furono solo tre, stavolta dodici.

Yoon non sarà rimosso immediatamente, ma sarà sospeso e sostituto da un presidente ad interim, l’attuale primo ministro Han Duck-soo. Servirà poi un giudizio della Corte costituzionale, che ha sei mesi di tempo per confermare o respingere l’impeachment. Servono sei voti favorevoli dei giudici della Corte su nove, ma al momento l’organo non è al completo: il parlamento deve ancora sostituire tre membri della corte che sono andati in pensione.

Yoon ha commentato l’esito del voto con un comunicato in cui dice che «fermerà temporaneamente il suo percorso», ma non il «viaggio verso il futuro» iniziato due anni e mezzo fa, sostenendo di non volersi arrendere.

Il presidente Yoon Suk-yeol (AP Photo/Lee Jin-man)

In settimana sono anche continuate le proteste che chiedono la rimozione o le dimissioni del presidente: sabato una grande folla si è radunata intorno al parlamento in attesa del voto, come era già accaduto nella serata in cui era stata proclamata la legge marziale e nei giorni successivi. La folla era molto numerosa e ha festeggiato l’esito della votazione. In un’altra zona della capitale Seul, Gwanghwamun, si è svolta una manifestazione dei sostenitori del presidente, molto meno partecipata.

Una manifestazione di sabato (AP Photo/Ahn Young-joon)

Yoon giovedì aveva parlato alla nazione per provare a difendere la sua scelta di proclamare la legge marziale, che sembrò un tentativo piuttosto malriuscito di attuare una svolta autoritaria: ha detto di aver voluto difendere la democrazia con una «legittima scelta di governo». Potrebbe dover affrontare anche procedimenti legali. Il ministero della Giustizia ha aperto un’indagine sul presidente per insurrezione e tradimento: nel caso in cui Yoon venisse incriminato e ritenuto colpevole rischierebbe l’ergastolo o la pena di morte. I presidenti sudcoreani in carica hanno l’immunità, ma questa non si estende alle accuse di insurrezione o tradimento.

Yoon Suk-yeol fu eletto presidente nel 2022 con il margine più ristretto della storia della democrazia sudcoreana (che è relativamente recente: fino agli anni Ottanta il paese era una dittatura militare). Vinse le elezioni con appena lo 0,8% di vantaggio, e molti attribuirono la sua vittoria più alla debolezza del suo predecessore di centrosinistra che ai suoi meriti. La sua presidenza è stata caratterizzata più da scandali e polemiche che da riforme e nuove leggi, anche perché il PPP non ha mai avuto la maggioranza parlamentare ed è andato malissimo nelle ultime elezioni di aprile (assimilabili alle elezioni di metà mandato statunitensi): la larga maggioranza conquistata allora è stata decisiva anche nell’impeachment attuale.