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  • Venerdì 13 dicembre 2024

In Siria non si vedeva un venerdì così dal 1971

Nel giorno sacro per la religione islamica decine di migliaia di persone hanno festeggiato la fine del regime degli Assad

Damasco (REUTERS/Ammar Awad)
Damasco (REUTERS/Ammar Awad)
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Il 13 dicembre è stato il primo venerdì di festa nella Siria liberata dalla dittatura che andava avanti dal 1971, quando Hafez al Assad (padre di Bashar) prese il potere con un colpo di stato. Nei paesi islamici il venerdì i fedeli vanno in moschea per la preghiera collettiva. Oggi in Siria molti hanno approfittato dell’occasione per continuare a celebrare la fine del regime di Bashar al Assad. Decine di migliaia di persone si sono ritrovate non solo vicino alle moschee ma anche nelle strade e nelle piazze della capitale Damasco e in varie altre città. Molti sventolavano la nuova bandiera siriana, quella che fino a pochi giorni fa era usata dai ribelli e che dopo la caduta del regime ha sostituito la bandiera assadista.

La famiglia Assad (prima Hafez al Assad, poi il figlio Bashar) ha dominato la Siria per 53 anni, trasformando il paese in una cleptocrazia e in una dittatura. Il regime è stato rovesciato la scorsa settimana, al termine di una rapidissima e sorprendente offensiva dei gruppi armati di opposizione.

Le maggiori celebrazioni sono state nella capitale Damasco, vicino alla storica moschea Umayyad, costruita nel settimo secolo, dove sono arrivati anche siriani provenienti da altre città.

Ma ci sono state feste e celebrazioni anche in tutte le altre maggiori città della Siria: ad Aleppo, la seconda per dimensioni del paese, a Latakia, città costiera nell’ovest che era una roccaforte del regime fino a una settimana fa, a Homs, ultima grande città conquistata dai ribelli prima di puntare verso Damasco.

Celebrazioni e festeggiamenti sono avvenuti anche nella città di As-Suwayda (anche chiamata Sweida), nella Siria meridionale, dove la maggioranza della popolazione è drusa, un gruppo etno-religioso che accoglie nella propria dottrina elementi di islamismo, giudaismo, induismo e cristianesimo. Le migliaia di persone presenti cantavano slogan come «La religione è per Dio e la patria è per tutti», invocando unità e festeggiando la caduta del regime.

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