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  • Venerdì 13 dicembre 2024

Lo sciopero generale di oggi, venerdì 13 dicembre

Si svolgerà nonostante il tentativo del ministro Salvini di precettarlo: per i trasporti durerà fino alle 21, ma sono previste fasce di garanzia

La stazione di Torino Porta Susa (ANSA/JESSICA PASQUALON)
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Oggi, venerdì 13 dicembre, è in corso uno sciopero nazionale generale, indetto dai sindacati di base USB, USB Lavoro Privato e FISI. Lo sciopero riguarda i lavoratori di quasi tutti i settori, fra cui gran parte del trasporto pubblico, la scuola e la sanità: nel caso del trasporto ferroviario lo sciopero è iniziato alle 21 di giovedì e si concluderà alle 21 di venerdì.

Era stato indetto l’8 dicembre e due giorni dopo il ministro dei Trasporti Matteo Salvini aveva firmato un’ordinanza per precettare i lavoratori e far durare lo sciopero 4 ore invece di 24. Giovedì 12 dicembre, però, il tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio ha annullato l’ordinanza del ministero, non rilevando violazioni ai diritti dei cittadini causate dallo sciopero. Salvini ha criticato molto duramente la decisione del TAR del Lazio. Al TG1 ha detto che «il diritto allo sciopero è sacrosanto ma c’è anche gente che ha una visita medica, un appuntamento di lavoro, che vuole andare a studiare. Quindi ho precettato e mi spiace che per l’ennesima volta un tribunale abbia fatto una sentenza che non è un dispetto a Salvini ma che rischia di bloccare l’intero paese».

Per quanto riguarda il settore dei trasporti lo sciopero coinvolgerà i treni (sia i regionali che quelli a lunga percorrenza e ad alta velocità), i trasporti pubblici locali (come tram e autobus) e marittimi e anche i servizi di noleggio auto con conducente. Non riguarderà però i lavoratori del settore aereo, che sciopereranno domenica 15 dicembre.

Trenitalia ha fatto sapere che saranno in vigore le fasce di garanzia, cioè in cui il servizio funzionerà: per i treni regionali è dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21, mentre per quelli a lunga percorrenza l’elenco dei treni garantiti è qui.

Per i treni di Trenitalia è possibile chiedere il rimborso delle corse cancellate a causa dello sciopero con un modulo online: è compilabile fino all’ora di partenza di treni ad alta velocità e intercity, mentre va fatto entro la mezzanotte del giorno precedente allo sciopero per i regionali (quindi non è più possibile farlo).

Per il trasporto locale le fasce di garanzia varieranno di città in città: solitamente le aziende del trasporto locale pubblicano sui propri siti le indicazioni necessarie. A Milano per esempio le linee di ATM potrebbero subire interruzioni venerdì fra le 8:45 e le 15, e poi dalle 18 alla fine del servizio (quindi il servizio è garantito fino alle 8:45 di mattina, e poi nel pomeriggio fra le 15 e le 18). A Roma e nel Lazio i mezzi dell’ATAC e gli autobus regionali Cotral saranno interessati dallo sciopero fra le 8:30 e le 17 e poi dalle 20 fino alla fine del servizio. A Napoli le linee di superficie potrebbero interrompersi fra le 8:30 e le 17 e dopo le 20, mentre le funicolari e le metro fra le 9 e le 17 e di nuovo dopo le 20. La Circumvesuviana invece potrebbe fermarsi fra le 8:30 e le 16:30 e poi dopo le 19:30.

A scioperare saranno anche i tassisti e i guidatori di auto dei servizi di noleggio con conducente (NCC). Anche l’azienda Uber, che gestisce una piattaforma online per questi tipi di servizi, ha fatto sapere che aderirà allo sciopero.

Per quanto riguarda le altre categorie di lavoratori, lo sciopero dei vigili del fuoco sarà limitato solo a 4 ore, dalle 9 alle 13. Sciopereranno fra gli altri anche gli impiegati delle scuole, delle aziende elettriche e del gas, i metalmeccanici e della sanità, pubblica e privata. Nel caso della sanità sono comunque garantiti alcuni servizi essenziali: quelli di pronto soccorso e di urgenza, l’assistenza domiciliare, la vigilanza veterinaria. È garantita anche l’attività di protezione civile.

Lo sciopero è stato indetto per contestare i rinnovi contrattuali in cui «sono previsti salari che vanno ben al di sotto della soglia dell’inflazione», dice USB, ma anche per contestare le spese militari del governo («il governo Meloni ci porta alla guerra: continua a spendere sugli armamenti, mentre taglia i servizi. Non vogliamo essere complici della logica della guerra») e le privatizzazione dei servizi pubblici, l’autonomia differenziata, e gli attacchi al diritto di sciopero.