Non è un bel momento per l’editoria italiana
Dopo la grande crescita durante la pandemia le vendite calano, per motivi più imprevedibili e altri più sistemici
Nel 2024 in Italia le vendite dei libri di varia (cioè non scolastici) sono andate un po’ peggio del 2023. È la conferma di un calo che si era già visto a partire dal 2022, dopo la crescita eccezionale durante la pandemia. Secondo i dati presentati all’inizio di dicembre dall’Associazione Italiana Editori (AIE), da gennaio a ottobre di quest’anno sono stati venduti 1 milione e 685mila libri in meno (-2,1% rispetto ai primi 10 mesi del 2023), con un calo della spesa di 12 milioni e 646mila euro (-1,1%).
Sono percentuali piccole ma, come spiega Giovanni Peresson, responsabile dell’ufficio studi dell’AIE, «sono preoccupanti se le si mette in relazione alla fragilità generale dell’editoria italiana, che si basa su un mercato di lettori deboli e occasionali» e che salvo eventi eccezionali come la pandemia è da tempo stabile, se non in calo. I dati inoltre non tengono conto dei libri acquistati dalle biblioteche, che quest’anno sono stati molti meno degli anni scorsi.
Uno dei fattori che spiegano il calo delle vendite è che quest’anno non ci sono stati particolari bestseller, cioè quei titoli che per qualche motivo diventano talmente popolari da attrarre in libreria persone che altrimenti non ci sarebbero andate. Confrontando i dati dei 100 libri più venduti nel 2024 con quelli dell’anno scorso, si vede che per comprarli sono stati spesi 8 milioni di euro in meno (-600mila copie).
«Come vale per altri settori della cultura, anche l’industria dei libri in Italia non si basa sulla domanda ma sull’offerta. Il cinema italiano va bene quando esce un buon film e lo stesso per i libri: l’uscita di un libro di un autore importante traina il mercato», spiega Peresson. I tre romanzi più venduti, fino a ottobre, sono stati Un animale selvaggio di Joel Dicker, L’orizzonte della notte di Gianrico Carofiglio e La portalettere di Francesca Giannone. I bestseller però sono un fattore abbastanza casuale nell’editoria, che varia imprevedibilmente da un anno all’altro.
Altre ragioni invece sembrano più strutturali. Una è la generale situazione economica di questi anni: «il recente calo del potere d’acquisto delle famiglie ha effetto prima di tutto sulle vendite di beni non immediatamente necessari, come sono considerati i libri», dice Peresson.
Altre considerazioni si possono fare guardando i libri venduti per genere. Negli ultimi dieci anni i fumetti erano diventati una parte sempre più importante delle vendite di libri, ma nel 2024 hanno curiosamente venduto molte meno copie: il 9,4 per cento in meno. Sono diminuite anche le vendite di libri di manualistica e saggistica e quelle dei libri per bambini. La narrativa straniera e soprattutto quella italiana invece sono cresciute, anche se non abbastanza da compensare le altre.
Nella narrativa sono aumentate in particolare le vendite per il genere fantasy, del 26 per cento: vuol dire che rispetto al 2023 sono stati venduti circa un milione di libri fantasy in più. Peresson dice che «ci sono persone che dichiarano di aver ridotto l’acquisto di fumetti, ma di essersi spostate verso altri generi come fantasy e romance. Non è chiaro cosa stia avvenendo. Io sono sempre cauto quando si manifesta un fenomeno per la prima volta: aspetterei almeno un altro anno per capire se siamo in presenza di una vera trasformazione dei gusti». Tra i libri fantasy più venduti e che sembrano aver trainato questo aumento delle vendite ci sono tre bestseller internazionali: due volumi della saga di Rebecca Yarros, Iron Flame e Fourth Wing, e Powerless. Potere e inganno di Lauren Roberts.
Una spiegazione del calo delle vendite in generale, e di quelle di saggistica in particolare, è certamente la fine del “bonus cultura” 18app, il sussidio economico da 500 euro che dal 2016 lo Stato metteva a disposizione di tutti i ragazzi e le ragazze che compivano 18 anni, per acquistare negli anni successivi prodotti e servizi culturali, tra cui i libri, anche universitari. Secondo i dati diffusi nel 2022 dall’AIE poco meno di un decimo dei libri ogni anno era venduto tramite 18app. Da quest’anno è stato sostituito con la Carta della cultura giovani e la Carta del merito, che però possono essere richieste solo da alcuni diciottenni: la prima solo da chi ha un ISEE inferiore a 35mila euro, e la seconda da chi ha preso cento alla maturità. La pratica per richiedere le carte è diventata di conseguenza anche più macchinosa.
I tagli del governo alla cultura hanno interessato anche le biblioteche, che quest’anno hanno avuto meno soldi da spendere per acquistare nuovi libri. Nel 2020, durante la pandemia, il ministero della Cultura aveva infatti introdotto un finanziamento di 30 milioni all’anno per le biblioteche, a condizione che venissero usati in buona parte per acquistare libri dalle librerie della zona. Nel 2024 questo finanziamento è stato tolto con un forte impatto su librerie e case editrici. Questo aspetto però non emerge dai dati pubblicati dall’AIE, perché le vendite alle biblioteche vengono calcolate a parte: la situazione dell’editoria è quindi più grave di quello che appare. «Se i numeri delle biblioteche avessero influito», spiega Peresson, «si sarebbe visto un calo ben maggiore».
Dai dati dell’AIE si vede chiaramente come l’impatto del calo delle vendite riguardi mediamente di più le case editrici più piccole, che sono anche quelle più esposte e meno in grado di reggere a lungo una riduzione dei guadagni. I grandi gruppi editoriali, le case editrici che controllano e quelle con fatturato superiore ai 5 milioni di euro hanno perso rispetto al 2023 meno dell’1 per cento delle vendite (in copie), mentre le case editrici con fatturato tra 1 e 5 milioni di euro il 9,4 per cento. Quelle ancora più piccole hanno venduto il 5,7 per cento delle copie in meno. Alle librerie invece sta andando un po’ meglio: negli ultimi due anni sono progressivamente calati gli acquisti di libri online e nei supermercati, e sono aumentati quelli nelle librerie indipendenti e nelle catene.
In generale la percezione nel settore varia molto: ci sono case editrici che continuano a crescere e altre che stanno avendo più difficoltà. Il ministro della Cultura responsabile dei cambiamenti degli ultimi anni, Gennaro Sangiuliano, è stato sostituito a settembre da Alessandro Giuli, che ha parlato di una possibile reintroduzione di sussidi e finanziamenti nel settore. Alla fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi, che si è svolta a Roma dal 4 all’8 dicembre, l’impressione è stata di un forte calo della partecipazione e del numero di copie vendute, cosa che è stata interpretata da alcuni addetti come segno di un generale minore interesse per il mondo dei libri: Luca Briasco, editor di Minimum Fax, l’ha definita «una sensazione condivisa di malessere».