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  • Venerdì 13 dicembre 2024

Secondo l’amico di Ramy Elgaml i carabinieri avrebbero urtato il loro scooter durante l’inseguimento

Fares Bouzidi, che guidava, lo ha detto alla magistrata che sta indagando sull'incidente avvenuto a Milano

Fiori e scritte posizionati nel posto dove è morti Ramy Elgaml
Fiori e scritte posizionati nel posto dove è morti Ramy Elgaml (ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
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Giovedì Fares Bouzidi, 22enne, è stato ascoltato dalla magistrata della procura di Milano che sta indagando sulla morte del 19enne Ramy Elgaml, avvenuta nella notte tra sabato 23 e domenica 24 novembre in via Ripamonti. Bouzidi era alla guida di un TMax, uno scooter di grossa cilindrata della Yamaha, mentre Elgaml era seduto dietro di lui. Due carabinieri hanno scritto nel verbale che Bouzidi avrebbe evitato un posto di blocco e che da quel momento sarebbe iniziato un lungo e pericoloso inseguimento per le vie di Milano concluso con un incidente.

I carabinieri sostengono che il TMax sia scivolato da solo, mentre Bouzidi e un testimone dicono che c’è stato un impatto tra l’auto dei carabinieri e lo scooter. Elgaml, che aveva perso il casco durante l’inseguimento, è caduto ed è morto.

Nei giorni successivi ci sono state molte proteste per la morte di Ramy Elgaml soprattutto al Corvetto, il quartiere dove abitava insieme alla famiglia. Molti giovani si sono trovati in strada dove hanno bruciato cassonetti, danneggiato autobus e tentato più volte di bloccare il traffico. Su molti palazzi sono state fatte scritte per chiedere “giustizia e verità per Ramy”. Le proteste sono state molto raccontate da giornali e trasmissioni televisive. Corvetto è un quartiere storicamente popolare di Milano, dove i residenti sono da tempo insofferenti per le condizioni di degrado degli edifici e la percezione di insicurezza data dal fatto che ci abitano tante persone in condizioni di povertà e difficoltà.

Bouzidi è rimasto in coma per alcuni giorni e si è procurato diverse ferite e traumi alle gambe. Giovedì è arrivato in procura in stampelle accompagnato dai suoi avvocati. A Marta Pollicino, la magistrata della procura che sta indagando sull’incidente, ha detto che quella sera voleva andare insieme all’amico alla discoteca Hollywood, ma poi decisero di tornare verso casa. I carabinieri erano in viale Montegrappa all’angolo con via Rosales. Bouzidi sostiene che i carabinieri non abbiano alzato la paletta per fermarli, ma che sarebbe comunque scappato perché guidava non avendo mai preso la patente.

Come si vede da questo video diffuso dalla trasmissione di Rete 4 Dritto e rovescio, Bouzidi è scappato facendosi largo nel traffico con manovre pericolose. Il video è stato girato da una telecamera posizionata sull’auto di altri due carabinieri che seguivano la prima, quella più vicina al TMax.

Nel verbale dei carabinieri si legge che lo scooter con i due giovani sarebbe scivolato svoltando a sinistra in via Quaranta e poi avrebbe colpito il palo di un semaforo prima di finire in un’aiuola. Sempre secondo il verbale non ci sarebbe stato un impatto. Bouzidi invece ha detto alla magistrata di aver sentito distintamente un urto tra l’auto dei carabinieri e il TMax.

Le dichiarazioni di Bouzidi collimano con la versione di un testimone che avrebbe filmato lo schianto. L’uomo ha detto che i carabinieri avrebbero tentato di frenare, ma non sarebbero riusciti a evitare l’impatto con il TMax. Il carabiniere alla guida dell’auto è indagato per omicidio stradale, così come Bouzidi.

Altri due carabinieri sono stati indagati per falso e depistaggio. L’accusa di falso riguarda la presunta omissione dell’urto nel verbale scritto dopo l’incidente. L’accusa di depistaggio, invece, è conseguente alle dichiarazioni del testimone, un conducente di un NCC che dice di aver filmato l’incidente: l’uomo ha detto agli investigatori di essere stato avvicinato da due carabinieri che l’avrebbero obbligato a cancellare il video dallo smartphone. La procura ha incaricato un perito di fare una perizia cinematica, cioè uno studio sull’impatto del TMax per capire se l’incidente possa essere stato causato da un possibile urto. Un’altra consulenza, non ancora disposta dalla procura, consentirà di analizzare lo smartphone del testimone per capire se abbia effettivamente fatto un video dell’incidente.

Gli avvocati di Bouzidi hanno chiesto alla procura di revocare gli arresti domiciliari. La richiesta è motivata dalle sue condizioni di salute. La giudice per le indagini preliminari deciderà nei prossimi giorni.