Le serate in discoteca “per soli fan” funzionano
Dedicate a gruppi e cantanti pop che in Italia passano poco, attirano migliaia di persone che vogliono frequentare la propria comunità anche offline
di Viola Stefanello
I fandom, cioè quei gruppi di persone che si riuniscono intorno alla passione per una cantante, un libro, un film o un altro prodotto culturale, creando in certi casi delle sottoculture, si manifestano al mondo esterno principalmente online. Ci si accorge di loro quando, per esempio, organizzano campagne coordinate sui social per promuovere un nuovo disco della loro band di k-pop preferita, o quando riempiono di insulti qualcuno che ha criticato il loro idolo, o ancora quando donano grandi somme di denaro a favore di una causa sostenuta dalla loro musicista preferita.
Ma le comunità di appassionati si aggregano online principalmente per comodità: spesso non vivono nella stessa città, e magari nemmeno nello stesso paese, e internet permette loro di tenersi in contatto con altre persone che condividano la stessa profonda conoscenza e lo stesso amore nei confronti di una persona o di un’opera che a molti altri lascia indifferenti. I raduni di fan in carne e ossa però esistono, e da molto più tempo di quanto ci si aspetti: dalle convention e dai grandi eventi come il Lucca Comics & Games ai piccoli club di fan che, nei primi anni Dieci, organizzavano flash mob nelle città italiane per celebrare le uscite di album di artisti all’epoca perlopiù sconosciuti, come i Jonas Brothers, Miley Cyrus, Taylor Swift.
Negli ultimi anni, dopo il grande successo di serate simili all’estero, si è diffuso in Italia anche un altro tipo di evento: le “fandom club nights”, serate a tema organizzate in discoteche grandi e piccole durante le quali vengono suonate soltanto le canzoni di uno specifico artista. Anche le meno conosciute, quelle per intenditori, che non sarebbero sicuramente riconosciute se venissero suonate in discoteca una sera qualunque.
Solo nel 2024 ce ne sono state oltre una ventina, dedicate a Olivia Rodrigo, Ariana Grande, Justin Bieber e The Weeknd, ma anche gli One Direction, Harry Styles, Selena Gomez, Katy Perry. E, soprattutto, a Taylor Swift, a cui sono dedicate le “Disco Taylor”, che nelle serate a Roma e Milano attirano tranquillamente anche tremila persone, ma ne hanno portate varie centinaia anche in città come Firenze, Padova, Torino e Napoli.
Il fatto che queste serate esistano e che intercettino un cospicuo entusiasmo si inserisce in un fenomeno più ampio che interessa da qualche anno l’industria dell’intrattenimento. Ci si sta rendendo conto che è possibile fare soldi organizzando eventi rivolti specificatamente ai fan, un segmento di consumatori particolarmente ben disposto a spendere per esperienze e gadget legati alla propria passione.
Netflix, ad esempio, ha capitalizzato moltissimo su questa consapevolezza, costruendo dei negozi temporanei a tema in grandi città come Londra, New York e Parigi in concomitanza con l’uscita di serie a cui tiene particolarmente, come Stranger Things. E l’azienda che organizza gran parte delle fandom nights in Italia, Kineticvibe, è specializzata da anni nell’organizzazione di eventi rivolti a vari fandom, dalle convention dedicate a serie tv fantasy come Once upon a time o Shadowhunters al Festival del Romance, dedicato esclusivamente ai romanzi d’amore.
Prima delle fandom nights, Kineticvibe organizzava già molte serate a tema k-pop, la musica pop sudcoreana che conta su schiere di fan assai appassionati. Come nel caso dei cantanti che possono contare su un fandom, anche i gruppi k-pop sono generalmente meno noti in Italia rispetto a quanto lo siano in molti altri paesi. Come i gruppi di k-pop, anche i cantanti al centro di fandom passano raramente nelle città italiane con i loro tour.
Olivia Rodrigo c’è stata una sola volta, e tornerà l’anno prossimo; Taylor Swift non veniva in Italia dal 2011, prima di organizzare due date del suo Eras Tour a Milano nel luglio del 2024. Ariana Grande non fa concerti in Italia dal 2017. Gli One Direction, poi, si sono sciolti nel 2016. Per molti fan italiani, quindi, frequentare una fandom night è l’unica occasione di ascoltare le canzoni dei loro cantanti preferiti in una sala da concerti, circondati da altri appassionati, condividendo un’esperienza molto diversa dall’ascoltare musica in cuffia nella propria cameretta.
«Era una tipologia di serata che esisteva all’estero da tempo, e che andava molto forte in Australia e nel Regno Unito», racconta Guia Baggini, una delle fondatrici della fan page Taylor Swift Italia, che ha organizzato la prima Disco Taylor italiana nel maggio del 2022.
In quel periodo su social network come Instagram e TikTok capitava spesso che circolassero video di club e sale da concerti piene di persone vestite a tema che cantavano a squarciagola canzoni che normalmente non si sentirebbero in discoteca. Uno dei primi eventi di questo genere, Swiftogeddon, era cominciato nel Regno Unito nel 2019 dall’idea di un ex giornalista musicale appassionato di Swift. La sua intenzione era organizzare una singola serata a Londra; oggi tra Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda c’è più o meno un evento di Swiftogeddon al mese, e il formato è stato importato in molte città americane, australiane e nordeuropee. Swift, dal canto proprio, ha definito «fantastica» l’idea in un post su Tumblr, e non si è mai opposta pubblicamente a questo genere di eventi.
«Sapevamo che anche qua in Italia sarebbero andate molto bene, anche se abbiamo parlato con vari locali che ci hanno risposto che non riuscivano bene a immaginarsi la serata, che non pensavano ci sarebbero stati i numeri perché funzionasse», dice Baggini. «I biglietti della prima serata che abbiamo organizzato a Roma sono finiti subito: era un posto piccolo, teneva più o meno 400 persone. Avevamo l’idea di fare solo una serata lì e una a Milano, ma poi ci è piaciuto tantissimo come progetto e come evento, e abbiamo deciso di farne delle altre».
Entrare in un locale la sera di una fandom night fa un effetto molto simile a frequentare un concerto vero e proprio, anche se sul palco appaiono soltanto gli organizzatori, che spesso indossano maglie con il logo della serata per essere riconoscibili. Le canzoni vengono accompagnate da video musicali ufficiali oppure contenuti creati dai fan e pubblicati su YouTube, proiettate su un grosso schermo. Durante le canzoni più emozionanti si alza il cellulare con la torcia accesa, come ai concerti veri. Il resto del tempo si canta, si balla, si fa amicizia con i vicini, ci si scambiano complimenti sugli outfit. Le partecipanti, poi, sottolineano spesso una sensazione di sicurezza che raramente riescono a provare durante serate in discoteca più tradizionali.
I fan – a volte soprattutto ragazze, altre metà maschi metà femmine – arrivano vestiti a tema, ispirandosi all’estetica del cantante a cui è dedicata la serata. «Tante persone ci dicono che non sono riuscite ad andare all’Eras Tour quest’estate, e che quindi vivono Disco Taylor come una sorta di rimpiazzo che dà loro modo di condividere l’esperienza con gli amici, oltre a conoscere persone nuove con le stesse passioni», racconta Baggini. Marco Cinelli, che si occupa delle fandom nights per conto di Kineticvibe, aggiunge che anche alla recente serata a tema Ariana Grande «sono arrivate tantissime persone con la sua coda iconica, o con le felpe oversize che lei indossa sempre».
«Sono appuntamenti che nascono appositamente per dare alle persone l’opportunità di incontrarsi di persona e di ascoltare la musica che amano», aggiunge Cinelli. «Per esempio a una serata dedicata agli One Direction ho conosciuto un padre che mi ha detto che aveva portato la figlia al primo concerto degli One Direction in Italia, e che lei lì aveva conosciuto amiche da più parti d’Italia, e oggi vanno tutte insieme alle One Direction Night. Mi ha detto: “mia figlia è contenta, le sue amiche sono contente, e io ormai so tutte le canzoni”».