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  • Mercoledì 11 dicembre 2024

I tipici bar del Giappone sono in difficoltà

Negli “izakaya” si va solitamente per bere e mangiare dopo il lavoro: ma con il cambiamento di abitudini e prezzi sono sempre meno frequentati

Un izakaya, un bar tipico giapponese, a Tokyo nel 2021 (Takashi Aoyama/Getty Images)
Un izakaya, un bar tipico giapponese, a Tokyo nel 2021 (Takashi Aoyama/Getty Images)
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Gli izakaya, il nome con cui in Giappone vengono chiamati i tipici bar in cui bere e mangiare qualcosa, spesso dopo il lavoro, stanno affrontando un periodo piuttosto complicato. Uno studio pubblicato recentemente indica che il numero di locali di questo tipo in gravi difficoltà economiche negli ultimi due anni è il più alto da almeno un decennio: c’entrano soprattutto l’inflazione e il cambio delle abitudini dei giapponesi dopo la pandemia di Covid-19.

Una grossa parte della clientela tipica degli izakaya sono i gruppi di colleghi che vi si ritrovano dopo il lavoro per bere e mangiare assieme: i locali hanno un clima informale e servono tipicamente piatti economici e facili da condividere. In Giappone i rapporti di lavoro sono notoriamente piuttosto rigidi, e gli incontri negli izakaya sono uno dei pochi momenti per instaurare relazioni personali più dirette con i superiori. Questi eventi sono quindi considerati molto importanti nella cultura aziendale giapponese, e spesso sono fondamentali per ottenere promozioni.

Durante gli anni della pandemia però, con la diffusione dello smart working e i locali obbligati spesso a rimanere chiusi, le occasioni per uscire in gruppo erano limitate: molte persone hanno capito di preferire altri passatempi rispetto alle bevute coi colleghi, e tutt’ora non sono tornate a bere e mangiare negli izakaya.

Questo genere di uscite fino a qualche anno fa era visto come un appuntamento al quale non si poteva mancare, oggi invece è percepito spesso come un momento sociale che pur tenendosi fuori dall’orario di lavoro sottopone gli impiegati alla pressione di dover mantenere il loro ruolo, e in cui lo spirito di convivialità è soltanto apparente. Il proprietario di una popolare catena di izakaya, Miki Watanabe, ha detto recentemente al Financial Times che dopo la pandemia la clientela nei locali è diminuita circa del 20 per cento.

Un izakaya a Osaka, nel 2021 (Buddhika Weerasinghe/Getty Images)

Ma oltre alle questioni sociali ci sono anche ragioni economiche per il declino nella frequentazione degli izakaya. A partire dal 2022 tutte le economie sviluppate del mondo hanno attraversato il periodo di inflazione (cioè di aumento generalizzato dei prezzi) più forte degli ultimi decenni. Il fenomeno, che ha cause varie e complesse, ha coinvolto anche il Giappone, dove come in molti altri paesi i salari reali dei lavoratori non sono aumentati (cioè il loro aumento è stato inferiore all’aumento dei prezzi, e quindi il potere d’acquisto dei lavoratori si è ridotto). Dovendo gestire un budget più limitato a fronte di spese essenziali aumentate (per la casa, l’energia e il cibo), molte persone hanno dovuto diminuire il numero di uscite nei locali.

Anche i locali a loro volta hanno subito un aumento nel prezzo delle forniture di cibo e di energia. La soluzione più semplice per preservare i margini di profitto è aumentare i prezzi, ma è molto difficile farlo nel settore della ristorazione, dove la concorrenza è molto alta, e rischia di essere controproducente considerando le minori possibilità di spesa dei clienti.

Alle prese con una situazione così complessa alcuni imprenditori del settore hanno deciso di diversificare i propri investimenti in altri tipi di ristoranti, così da dipendere meno da questa categoria di locali in crisi. A ottobre l’azienda di Watanabe ha annunciato di aver comprato l’unità giapponese della nota catena statunitense di fast food Subway, che produce principalmente panini. Nei prossimi anni Watami aumenterà il numero di locali Subway nel paese da 200 a oltre 3mila.

– Leggi anche: I giapponesi si stanno stufando del “bonenkai”, le uscite di fine anno coi colleghi