La siccità continua a rimpicciolire le arance siciliane
Di solito i supermercati comprano quelle più grandi perché sembrano più invitanti, ma stanno cominciando a farsi andar bene anche le altre
In Sicilia, la regione italiana finora più colpita dalla siccità, è in corso da tempo una crisi nella filiera degli agrumi, provocata proprio dalla mancanza d’acqua. Le superfici coltivabili e i raccolti sono sempre meno e le arance restano più piccole: in questo modo vengono valutate meno dagli acquirenti, che tendono a preferire quelle più grandi perché le ritengono più appetibili (almeno alla vista). Questo ha comportato ulteriori problemi economici per le imprese degli agricoltori, che vendono meno e a prezzi più bassi.
Negli ultimi anni però sembra che qualcosa stia cambiando, e anche nella grande distribuzione si stanno cominciando a vendere con più facilità arance più piccole (che comunque non sono meno buone, ma ci torniamo).
In Sicilia è concentrato il 60 per cento della produzione degli agrumi in Italia. Le arance di Sicilia con denominazione geografica protetta sono di due tipi: l’arancia rossa di Sicilia e l’arancia di Ribera. La siccità sta avendo conseguenze su raccolti e dimensioni di entrambi i tipi, e più in generale sugli agrumi, quindi anche sui limoni. Gli agrumi sono un frutto molto succoso e idratato, che necessita di molta acqua per crescere: le conseguenze della siccità sono quindi più immediatamente visibili rispetto ad altri tipi di coltivazioni, perché con meno acqua il frutto cresce semplicemente più piccolo.
Alcuni dati danno un’idea del livello della crisi degli agrumi in Sicilia: l’associazione Terra! per esempio parla di un calo delle superfici coltivate di oltre il 20 per cento tra il 2000 e il 2019, da 1070 a 820 chilometri quadrati, risaliti a 860 nel 2024 secondo Ismea.
Federica Argentati, presidente di Distretto agrumi di Sicilia, un consorzio di decine di aziende impegnate a vario titolo della produzione di agrumi, dice che in Sicilia il problema è distribuito in maniera piuttosto omogenea, con alcune situazioni più critiche: per esempio nella zona di Agrigento, in cui la siccità ha avuto conseguenze particolarmente acute. Poi c’è la piana di Catania, che è la più grande e quindi anche quella per cui si parla di più dei problemi nella produzione di agrumi.
Proprio per via della sua estensione, dice Argentati, la piana di Catania è emblematica della diversificazione della crisi degli agrumi in Sicilia: «L’impatto dipende tantissimo dal tipo di aziende agricole colpite: da quanto sono grandi, da dove sono posizionate, da che infrastrutture hanno, dalla loro autonomia idrica», dice. Un’azienda che ha le risorse economiche per avere laghetti artificiali, invasi e impianti di irrigazione di ultima generazione avrà meno difficoltà di un’azienda che non ha tutti questi strumenti, motivo per cui secondo Argentati le aziende più colpite sono le più piccole.
Il rimpicciolimento delle arance ha avuto conseguenze sui guadagni degli agricoltori anche perché la dimensione delle arance ha una regolamentazione specifica che ne influenza il prezzo. Le dimensioni delle arance (e di altri frutti) sono catalogate in un regolamento europeo che riguarda soprattutto questioni di sicurezza alimentare, ma che contiene anche una serie di parametri estetici (grandezza, colorazione della buccia) sulla base dei quali i frutti sono catalogati in specifiche categorie.
Le arance devono avere un diametro minimo di 5 centimetri, e a seconda di quanto sono grandi possono essere suddivise nelle categorie “extra” (la più pregiata e costosa), “prima categoria” e infine “seconda categoria”. I supermercati tendono a comprare soprattutto prodotti extra o di prima categoria, perché sono esteticamente più invitanti e quindi si vendono più facilmente.
Man mano che la siccità provoca una diminuzione delle dimensioni dei frutti, il numero di quelli catalogabili come “extra” o di “prima categoria” diminuisce, e il loro prezzo aumenta. Nel frattempo aumentano in numero e costano meno i frutti di “seconda categoria”, più frequentemente utilizzati per la produzione di succhi o essenze per prodotti da profumeria. Tempo fa c’era stato lo stesso problema con le pere.
Argentati dice che il problema dei supermercati che non comprano le arance piccole si sta risolvendo: «Da qualche tempo, dato che del rimpicciolimento delle arance si è parlato molto e la siccità continua a essere un problema, nelle catene dei supermercati si trovano anche confezioni con arance più piccole», dice. Argentati puntualizza che la qualità delle arance è sempre la stessa: «Sono comunque prodotti di eccellenza, coltivati da agricoltori che hanno molta esperienza, il gusto è lo stesso di quelle grandi e sono molto buone».
La siccità non è stata l’unico problema per la filiera delle arance: in Sicilia si cerca da anni di contrastare la diffusione del virus Tristeza, spesso chiamato “La tristezza degli agrumi”, che provoca caduta delle foglie, disseccamento dei rami e che negli ultimi anni ha colpito centinaia di chilometri quadrati di terreni in Sicilia, soprattutto nelle province di Catania e Ragusa.
Nel frattempo è aumentata molto la concorrenza dovuta all’importazione e all’acquisto di arance provenienti da altri paesi. Secondo i dati di ISMEA, l’anno scorso abbiamo importato quasi 200mila tonnellate di arance, un terzo delle quali dalla Spagna.