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  • Martedì 10 dicembre 2024

La testimonianza di Netanyahu al processo contro di lui

È accusato di frode e corruzione: è la prima volta che un primo ministro in carica affronta un processo penale nella storia di Israele

Benjamin Netanyahu in giacca e cravatta al centro della foto con una folla di persone dietro di lui che lo guardano e gli fanno foto. Sono in una stanza con le pareti viola e bianche, senza finestre, e delle panche di legno
Benjamin Netanyahu nell'aula del tribunale di Tel Aviv prima di iniziare a testimoniare, il 10 dicembre 2024 (Menahem Kahana/Pool Photo via AP)
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Martedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha testimoniato per la prima volta nel processo in cui è accusato di frode e corruzione. È la prima volta nella storia di Israele che un primo ministro in carica affronta un processo penale: prima di lui c’era stato solo il caso del primo ministro Ehud Olmert, che però si era dimesso prima dell’inizio del processo in cui poi fu condannato per corruzione. È previsto che Netanyahu testimoni ancora nelle prossime settimane.

I pubblici ministeri lo accusano di aver concesso favori e sostegno diplomatico a importanti uomini d’affari in cambio di regali costosi e una copertura mediatica favorevole. Netanyahu ha sempre descritto il processo come una congiura nei suoi confronti per costringerlo a dimettersi. Questa è la linea che ha scelto di mantenere anche nella sua testimonianza, descrivendo inoltre il processo come uno spreco del suo tempo in un momento in cui Israele sta combattendo contro Hamas nella Striscia di Gaza, si è appena accordato per un cessate il fuoco con Hezbollah in Libano e sta continuando a bombardare la Siria dopo la caduta del regime di Bashar al Assad.

La polizia iniziò a indagare nel 2016 e Netanyahu fu incriminato nel 2019: il processo iniziò a maggio del 2020, nonostante diversi suoi tentativi di bloccarlo. Nello specifico dovrà difendersi in tre procedimenti penali distinti, chiamati Caso 1000, Caso 2000 e Caso 4000. Durante la sua prima testimonianza ha negato nuovamente tutte le accuse che lo riguardano.

Nel Caso 1000 Netanyahu è accusato di aver accettato l’equivalente di circa 260mila euro in regali costosi, fra cui sigari, casse di champagne e soggiorni in hotel di lusso per lui e la sua famiglia. Questi regali sarebbero stati fatti fra il 2007 e il 2016 dal miliardario australiano James Packer e dal celebre produttore cinematografico Arnon Milchan, che nella sua carriera ha prodotto, fra gli altri, film come C’era una volta in America (1984), Fight Club (1999), 12 anni schiavo (2013) e La grande scommessa (2015).

In cambio, secondo i pubblici ministeri, Netanyahu avrebbe fatto pressioni sul ministero delle Finanze israeliano per raddoppiare la durata di un’esenzione fiscale per i cittadini israeliani che hanno vissuto all’estero, come Milchan, dopo il loro rientro in Israele. Netanyahu avrebbe anche aiutato Milchan a rinnovare il suo permesso di soggiorno negli Stati Uniti facendo pressioni sul governo statunitense. Non vi è invece prova che Packer abbia ricevuto qualcosa in cambio dei suoi regali. Packer e Milchan, come Netanyahu, negano tutto e non sono imputati nel processo.

Questo è il caso più solido, dato che si tratta di regali fisici e di cui è possibile stimare il valore monetario.

Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir, uno dei principali leader dell’estrema destra religiosa e nazionalista israeliana, entra in tribunale per assistere alla testimonianza di Netanyahu (Menahem Kahana/Photo from pool via AP)

Nel Caso 2000 e nel Caso 4000 Netanyahu è invece accusato di essersi accordato con due importanti editori israeliani affinché le testate da loro possedute parlassero bene di lui. Nel primo caso i pubblici ministeri lo accusano di essersi accordato con Arnon Mozes, l’editore di Yediot Ahronot, uno dei principali giornali israeliani, in cambio di una legge che avrebbe danneggiato un quotidiano rivale. Questa legge non è mai stata promulgata, ma Netanyahu e Mozes sono entrambi imputati.

Nel secondo caso l’uomo d’affari Shaul Elovitch, proprietario dell’Eurocom Group, una delle più grandi società finanziarie in Israele, e sua moglie sono accusati di aver concesso favori a Netanyahu e alla sua famiglia fra il 2012 e il 2017 nella speranza che il primo ministro israeliano non ostacolasse i loro interessi. Elovitch è in particolare accusato di aver ripetutamente promesso a Netanyahu di influenzare la copertura del sito di notizie Walla, di sua proprietà. Anche i coniugi Elovitch e Mozes negano tutte le accuse.

Finora le udienze sono state aperte al pubblico ma per questioni di sicurezza il tribunale ha deciso che le testimonianze di Netanyahu si terranno in un’aula sotterranea del tribunale di Tel Aviv e a porte chiuse. I giornalisti dei principali quotidiani israeliani sono presenti in aula, ma la loro richiesta di trasmettere le udienze in livestream è stata negata.

Un’altra foto dell’aula sotterranea dove si sta svolgendo il processo, con Netanyahu e i giudici (Menahem Kahana/Pool Photo via AP)

In questi mesi Netanyahu ha provato a ritardare il più possibile il momento in cui avrebbe dovuto testimoniare in aula: dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre e l’inizio dell’invasione della Striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano i tribunali sono stati chiusi per qualche mese. La scorsa estate poi Netanyahu aveva chiesto ai giudici di ritardare la sua testimonianza per 8 mesi, per dargli la possibilità di concentrarsi sulla guerra in corso. I giudici gliene hanno accordati sei e hanno respinto le ulteriori richieste di rinvio fatte dagli avvocati di Netanyahu.

Durante la sua testimonianza gli è stato accordato di poter ricevere dei messaggi e di fare delle pause in caso di urgenza, visto il suo ruolo da primo ministro e la situazione politica attuale. Una prima pausa, di qualche minuto, gli è stata concessa a meno di un’ora dall’inizio della testimonianza.

Oltre a queste accuse, su Netanyahu pende anche un mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità per la guerra che Israele sta portando avanti nella Striscia di Gaza.

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