Shell e Greenpeace hanno raggiunto un accordo extragiudiziale per risolvere una lunga controversia

(Unsplash)
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Martedì l’azienda petrolifera Shell e Greenpeace hanno raggiunto un accordo extragiudiziale per risolvere una controversia iniziata nel gennaio dello scorso anno, quando quattro attivisti dell’organizzazione ambientalista salirono su una nave della compagnia che stava transitando al largo delle Isole Canarie, in Spagna; gli attivisti rimasero a bordo della nave per due settimane, fino all’arrivo in Norvegia. Dopo quell’evento Shell aveva accusato Greenpeace di aver messo in pericolo il suo equipaggio e aveva chiesto un risarcimento da oltre due milioni di euro.

Secondo Greenpeace, la richiesta di Shell rientrava nelle casistiche delle cosiddette SLAPP (acronimo di “Strategic lawsuit against public participation”), cioè cause il cui scopo non è necessariamente vincere il processo, ma intimidire chi viene accusato.

L’accordo stabilisce che Greenpeace non dovrà risarcire direttamente Shell, e neppure ammettere un qualche tipo di responsabilità: per adempiere ai suoi obblighi, dovrà però versare più di 360mila euro al Royal National Lifeboat Institution, un’organizzazione non profit che si occupa di soccorso in mare. L’organizzazione si è inoltre impegnata a sospendere le proteste in alcuni stabilimenti che la Shell ha allestito nella parte settentrionale del Mare del Nord.

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