Sono stati sbloccati i fondi per il “reddito di libertà”, con grande ritardo
Il contributo economico per le donne vittime di violenza è finanziato con 30 milioni ma per il 2024 non erano ancora stati erogati
La ministra per la Famiglia e le Pari opportunità Eugenia Roccella, la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti hanno firmato il decreto attuativo che sblocca il fondo da 30 milioni di euro per il reddito di libertà, un contributo economico mensile di 500 euro erogato dall’INPS alle donne vittime di violenza, che dovrebbe servire loro per cominciare a costruirsi un’indipendenza. Il decreto è stato esaminato (“bollinato”, si dice in questi casi) dalla Ragioneria di stato e sarà pubblicato a breve in Gazzetta Ufficiale. Tuttavia, come denuncia da tempo la rete antiviolenza Di.Re., ci sono stati molti ritardi: molte donne che avevano fatto richiesta per il reddito di libertà nel 2024 non hanno ancora ricevuto il contributo e ora dovranno rifare la domanda.
Il reddito di libertà era stato istituito nel 2020 durante il secondo governo di Giuseppe Conte con un fondo iniziale di 3 milioni di euro, ed è uno degli strumenti per il contrasto della violenza degli uomini contro le donne. La legge di bilancio del 2024 aveva previsto un fondo per il reddito di libertà di 10 milioni di euro all’anno per il 2024, il 2025 e il 2026 (30 milioni di euro in totale quindi). Dal 2027 saranno stanziati 6 milioni di euro all’anno. Le risorse saranno distribuite tra le regioni in base al numero di donne residenti con un’età compresa tra i 18 e i 67 anni.
In base al decreto attuativo, il reddito di libertà prevede un contributo economico di 500 euro al mese per un massimo di 12 mesi (prima era di 400 euro al mese). Possono beneficiarne donne vittime di violenza, con o senza figli, che sono seguite dai centri antiviolenza e vivono in condizioni di vulnerabilità economica (anche se non è richiesto l’ISEE). Le domande possono essere presentate all’INPS, tramite il comune di residenza, tra il 1° gennaio e il 31 dicembre di ogni anno. Dopodiché le domande si annullano e devono essere rifatte. Devono inoltre essere accompagnate dalle dichiarazioni del centro antiviolenza e dei servizi sociali che attestino il percorso di fuoriuscita dalla violenza e le condizioni di vulnerabilità di chi fa richiesta.
Le domande vengono accolte fino all’esaurimento dei fondi a disposizione delle regioni, che possono a quel punto stanziare in autonomia altre risorse, come hanno già fatto l’Emilia-Romagna e il Friuli Venezia Giulia. La data di presentazione della domanda è rilevante, perché l’INPS prende in carico le richieste in base a quando arrivano.
I fondi per il 2024 però non sono ancora stati stanziati, appunto perché mancava il decreto attuativo che ne stabilisse la ripartizione. La presidente di Di.Re., Antonella Veltri, ha detto che questi fondi sono attesi da quasi un anno dalle donne che hanno fatto richiesta per il reddito di libertà lo scorso gennaio. «In molti casi, questo ritardo ha pregiudicato i percorsi di libertà delle donne, che hanno dovuto rivedere i loro progetti di vita», ha aggiunto.
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Come ha ricostruito il Fatto Quotidiano, il 30 ottobre la ministra Roccella aveva risposto a un’interrogazione presentata ad agosto dalle deputate del Partito Democratico, che chiedevano conto del ritardo. Roccella aveva giustificato i tempi lunghi dicendo che c’erano state complicazioni durante il procedimento di scrittura del decreto, che nella sua base era stato comunque concordato a giugno, anche a causa di non meglio precisati «ripensamenti».
Stando agli ultimi dati forniti dall’INPS, dall’avvio della misura al 31 maggio 2024 sono state presentate 6.489 domande per il reddito di libertà: ne sono state accolte 2.772, stanziando complessivamente oltre 13 milioni di euro. Mariangela Zanni, consigliera di Di.Re., spiega che sono numeri molto bassi a fronte delle oltre 50mila donne che si rivolgono ai centri antiviolenza almeno una volta (nei primi dieci mesi del 2024 quelli della rete Di.Re. ne hanno accolte oltre 21mila, nel 2023 circa 23mila). Per Zanni il reddito di libertà è una misura importante perché aiuta le donne, spesso vincolate anche economicamente agli uomini maltrattanti, a provvedere da sole alle proprie spese quotidiane, come l’affitto o l’istruzione dei figli.
Nel decreto si stabilisce che chi ha già fatto domanda nel 2024 ma non ha ricevuto il reddito per mancanza di fondi avrà la priorità, a patto che la ripresenti entro 45 giorni dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. «Come centri antiviolenza non abbiamo ancora ricevuto indicazioni precise sulle tempistiche», dice Zanni.