ByteDance ha chiesto a un tribunale statunitense di sospendere la legge che le impone di vendere TikTok
Lunedì ByteDance, la società proprietaria del social network TikTok, ha chiesto a un tribunale federale di sospendere la legge che le impone di vendere la sua divisione statunitense a un investitore non legato al governo cinese, almeno fino a quando la Corte Suprema statunitense non esaminerà il caso. Venerdì lo stesso tribunale aveva respinto un precedente ricorso di ByteDance.
Secondo ByteDance, la sospensione sarebbe giustificata anche dal prossimo cambio di amministrazione alla presidenza degli Stati Uniti. Donald Trump, che durante la scorsa campagna elettorale aveva detto di volere annullare la legge, si insedierà come nuovo presidente degli Stati Uniti il prossimo 20 gennaio, un giorno dopo la scadenza del termine previsto per completare la vendita; per questo motivo, ByteDance sostiene che la sospensione sarebbe necessaria per garantire alla nuova amministrazione di «valutare un caso di così eccezionale importanza».
La legge, approvata dall’amministrazione di Joe Biden lo scorso aprile, è stata pensata per impedire che il regime cinese sfrutti la vicinanza a ByteDance per raccogliere dati sugli utenti statunitensi e utilizzarli per motivi di intelligence, o per influenzare il dibattito politico a proprio vantaggio. Impone a ByteDance di vendere la piattaforma entro il prossimo 19 gennaio: in caso contrario, il social verrà chiuso negli Stati Uniti. Contro questa possibilità si sono schierate oltre a ByteDance anche associazioni per i diritti civili, secondo cui la chiusura di TikTok negli Stati Uniti equivarrebbe a una grave violazione della libertà di espressione, e persone statunitensi che con TikTok in vari modi lavorano e guadagnano.
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