Mancherà una serie italiana come “L’amica geniale”

Oggi escono gli ultimi due episodi, e dopo quattro stagioni e sei anni si può dire che è stata all'altezza delle grandi aspettative

(ANSA/NPK)
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Lunedì sera su Rai 1 escono gli ultimi due episodi della quarta e ultima stagione della serie tv L’amica geniale, dopo sei anni dall’uscita della prima puntata. La serie è l’adattamento della saga di Elena Ferrante ambientata a Napoli e uscita tra il 2011 e il 2014, che è diventata un sorprendente caso editoriale con milioni di copie vendute in decine di paesi. Per questo, seppur prodotta in Italia, la serie è stata distribuita in anteprima dalla statunitense HBO, diventando la prima serie tv non in lingua inglese – e quindi sottotitolata – di un’emittente statunitense così grossa.

Considerate le alte aspettative generate dal successo dei libri e dalla distribuzione internazionale, si può dire che la serie sia molto riuscita, con entusiasmo sia dalla critica che dal pubblico, e buoni numeri in tv. È stata così apprezzata che all’estero ci si è chiesti come non abbia raggiunto una diffusione e una consacrazione maggiori, come avvenuto con i libri. BBC ha scritto che la serie «è volata leggermente sotto il radar» e il New York Times, che l’ha inserita nella sua lista delle migliori serie tv del 2024, che «è un mistero» come non sia riuscita ad attrarre un grosso pubblico negli Stati Uniti.

La storia, arcinota, è quella dell’amicizia tra Lila e Lenù, e va dalla loro infanzia negli anni Cinquanta nella periferia di Napoli attraverso tutta l’adolescenza e l’età adulta. Lenù, che è anche la voce narrante, è più pacata e insicura, Lila è più impulsiva e manipolatrice: entrambe si distinguono per l’intelligenza e il talento nello studio, ma dopo la scuola le loro vite prendono due strade diverse. Nell’arco di circa quarant’anni passano momenti di maggiore vicinanza e altri di allontanamento e attrito: alle loro storie personali si intreccia la storia di Napoli e dell’Italia di quegli anni.

Gaia Girace sul set (ANSA)

La serie fu annunciata nel 2017, quando venne fuori che il regista italiano Saverio Costanzo (La solitudine dei numeri primi, Hungry Hearts, In Treatment) aveva firmato per dirigerla. Costanzo ha poi di fatto diretto solo le prime due stagioni, mentre la terza è di Daniele Luchetti e la quarta di Laura Bispuri. Gli sceneggiatori invece sono rimasti gli stessi: oltre allo stesso Costanzo, l’unico che collaborava a distanza con l’autrice dei libri – che scrive sotto pseudonimo e la cui identità è rimasta nascosta per tutto il tempo – hanno partecipato anche lo scrittore Francesco Piccolo e la sceneggiatrice Laura Paolucci.

Già nel 2007, ben prima che uscisse il primo libro della tetralogia, Costanzo aveva scritto alla casa editrice E/O, che pubblica i libri di Ferrante, per avere i diritti di un altro suo libro: La figlia oscura. Ferrante aveva deciso di concederglieli per sei mesi, per poi valutare l’adattamento che le avrebbe proposto: Costanzo provò a scriverlo ma senza venirne a capo e quindi abbandonò il progetto (che fu poi ripreso da Maggie Gyllenhaal per il suo film The Lost Daughter, uscito nel 2021). Per anni Costanzo non ebbe più contatti con Ferrante, poi nel 2016 la casa editrice lo chiamò per dirgli che lei aveva scelto lui per dirigere la serie dell’Amica geniale.

La Rai e la casa di produzione Fandango avevano cominciato a lavorare a una serie sui libri di Ferrante da un annetto quando uno dei produttori, Lorenzo Mieli, aveva proposto di coinvolgere HBO, con cui lui aveva già lavorato alla produzione di The Young Pope.

Ludovica Nasti e Elisa Del Genio (ANSA)

Per HBO L’amica geniale (My Brilliant Friend in inglese) è diventata la prima serie con attori e attrici non anglofoni: di serie italiane ce n’erano già state prima, come appunto The Young Pope di Paolo Sorrentino, ma il cast era sempre stato di madrelingua inglese (il protagonista lì era Jude Law). La fama di Ferrante e dell’Amica geniale spinsero HBO a fare questo passo e dall’inizio si decise che la serie sarebbe stata in gran parte in dialetto napoletano e quindi con i sottotitoli anche per gli spettatori italiani. La dirigente di HBO Francesca Orsi ha detto che fare una serie in dialetto napoletano su due bambine che crescono nella periferia di Napoli negli anni Cinquanta è stata «una mossa audace», anche tenendo conto del grande successo dei libri.

Il budget della serie non è mai stato divulgato, ma Costanzo ha detto che è stato «abbastanza grande per una serie girata in Italia, e ci ha dato la libertà di essere molto accurati con le ricostruzioni». Il rione della periferia di Napoli dove le due amiche crescono e poi vivono per buona parte delle loro vite è stato ricostruito in un’area di 20mila metri quadrati fuori Caserta, a Marcianise, in una ex fabbrica dell’azienda Saint-Gobain, ed è stato adattato di stagione in stagione in base al passare dei decenni. Nel 2018, l’Hollywood Reporter scrisse che «L’amica geniale è una delle più grandi e ambiziose serie tv mai tentate in Europa».

In un’intervista del 2018 al New York Times Costanzo aveva raccontato che Ferrante aveva rivisto e commentato tutti gli otto episodi della prima stagione, con osservazioni molto dirette («Il modo in cui lei parla, qui, è ridicolo») o insistendo per mantenere certe parti della storia, come il matrimonio alla fine del primo libro, che Costanzo aveva tagliato per motivi di budget. La stessa Ferrante ha ammesso di essere stata «in più di un caso» «eccessivamente franca» e di essere intervenuta «con un po’ di presunzione, in dettagli irrilevanti». Il risultato è stato in generale una serie tv molto aderente ai libri.

Trattandosi di una storia la cui forza è data soprattutto dall’ambiguità e dalla sfaccettatura delle sue protagoniste, una delle cose più determinanti per la sua riuscita è stata la scelta delle attrici che le avrebbero interpretate attraverso l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta. Sia le attrici bambine (Elisa Del Genio e Ludovica Nasti) che adolescenti (Margherita Mazzucco e Gaia Girace) sono state selezionate tra migliaia di esordienti che si sono presentate ai casting aperti e che non avevano mai recitato prima.

Le attrici che interpretano Lenù e Lila in età adulta invece sono professioniste. Alba Rohrwacher è una delle attrici italiane più famose, oltre a essere la compagna di Costanzo e la sorella della regista Alice, che ha diretto alcuni episodi della seconda stagione. Rohrwacher è presente dall’inizio della serie perché fa la voce narrante, che è stata peraltro criticata da vari commentatori in quanto soluzione pigra per rendere più espliciti certi passaggi dei libri.

Irene Maiorino, Gaia Girace, Margherita Mazzucco e Alba Rohrwacher (Future-Image via ZUMA Press)

Irene Maiorino, che interpreta Lila da adulta, è molto meno famosa (ha avuto un ruolo in Gomorra, tra le altre cose) ma il momento in cui viene mostrata per la prima volta nella quarta stagione è piuttosto sorprendente per lo spettatore, che ha la sensazione di riconoscerla nonostante non l’abbia mai vista prima, per via della somiglianza con Girace nell’aspetto, nelle espressioni e nelle movenze. In un’intervista a Vanity Fair Maiorino ha spiegato di aver dovuto tenere segreta la sua partecipazione alla serie per tre anni, mentre si preparava al ruolo. «Da lettrice appassionata so che è molto facile tradire l’immaginario di un lettore e di una lettrice, e volevo essere attenta a non farlo», ha detto.

Gaia Girace, Ludovica Nasti, Elisa Del Genio, Margherita Mazzucco con il regista Saverio Costanzo (ANSA/ANGELO CARCONI)

Non altrettanto è accaduto col personaggio di Lenù: in parte perché già nei romanzi risulta meno “simpatico” di quello di Lila, e in parte per la scelta di attrici meno somiglianti nell’aspetto e nella recitazione. Rohrwacher è anche l’unica tra le sei attrici che interpretano Lila e Lenù a non essere nata e cresciuta nella zona di Napoli, e quindi a parlare senza accento napoletano ed essere meno naturale (e a volte inaccurata) nelle parti in dialetto.

La scelta di prendere Fabrizio Gifuni, un altro attore famoso, non napoletano e in più di età molto superiore al dovuto, nel ruolo del terzo personaggio più importante (e il più disprezzato), Nino Sarratore, è stata un altro azzardo che non tutti hanno apprezzato. Nell’ultima stagione anche il personaggio di Mariarosa è interpretato da un’attrice di una certa fama, Sonia Bergamasco. Avere un cast di facce più note e affermate rispetto alle prime stagioni ha dato un’ambizione più cinematografica alle ultime puntate girate da Bispuri. Come ha scritto sul Guardian la critica Rebecca Nicholson, «ogni episodio [dell’ultima stagione] dell’Amica geniale sembra un film in miniatura».

L’evoluzione stilistica dell’ultima stagione non è stata apprezzata da tutti. Sul Corriere della Sera il critico televisivo Aldo Grasso ha criticato entrambe le attrici e la regista: «Alba Rohrwacher e Irene Maiorino subentrano a Margherita Mazzucco e a Gaia Girace ma non colmano il vuoto lasciato, il mestiere ha preso il posto di una sorprendente freschezza recitativa e soprattutto c’è un cambio di registro, uno slittamento di genere che coinvolge tutti: dal mondo neorealistico sontuosamente ricreato da Costanzo, la serie si è buttata a capofitto nel melodramma». Bispuri ha detto che quando è subentrata alla regia della serie voleva sia «rispettare tutto quello che era stato costruito prima», che «portare qualcosa di nuovo, anche perché il cast è cambiato ed era importante dare movimento».

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Nel complesso però si può dire che la serie sia stata un successo, e non scontato. Su Repubblica il critico televisivo Antonio Dipollina ha definito L’amica geniale «una delle migliori operazioni compiute in Rai negli ultimi anni». Il critico statunitense James Poniewozik ha scritto sul New York Times che «una delle migliori serie della televisione è arrivata a una conclusione potente e raffinata» e che a differenza di molti altri adattamenti questo non è solo «un audiolibro con le immagini. Trova il proprio linguaggio visivo per ricreare le atmosfere che Ferrante aveva messo nelle sue pagine».