Storia e crimini della famiglia Assad
Che ha governato la Siria dal 1970 a oggi, ed è stata una delle più corrotte e brutali della storia recente
Per capire quanto siano storiche la fine del regime di Bashar al Assad in Siria e la caduta di un sistema di potere che aveva resistito per oltre 50 anni, bisogna guardare alla sua famiglia. Gli Assad hanno dominato la Siria dal 1970, da quando Hafez, il padre di Bashar, prese il potere con un colpo di stato. Da allora la dinastia Assad è stata una delle più corrotte e repressive della storia recente: Hafez e Bashar hanno trasformato il paese in una cleptocrazia e in una dittatura, hanno istituito un culto della personalità con pochi corrispettivi al mondo e, pur di rimanere al potere, hanno sterminato centinaia di migliaia di persone tra oppositori, ribelli e dissidenti.
La famiglia Assad è di religione alawita, una setta nata dall’islam sciita che in Siria è una minoranza (oggi è alawita il 10 per cento della popolazione). Gli alawiti però sono sempre stati dominanti nelle ricche città della costa, e al tempo in cui la Siria era un protettorato della Francia, all’inizio del Ventesimo secolo, furono spesso promossi dal potere coloniale in posti di alto livello nell’esercito e nell’amministrazione pubblica.
Hafez al Assad, il padre di Bashar, era un generale dell’esercito siriano quando nel 1963 il Partito socialista arabo, il Baath, prese il potere. Il partito Baath è un partito di ispirazione socialista e secolare ma autoritario, che ha avuto un ruolo fondamentale in una parte consistente del mondo arabo: era lo stesso partito di Saddam Hussein in Iraq, anche se le due fazioni erano separate.
Hafez al Assad faceva parte dell’ala militare del Baath siriano, e nel 1970, con un nuovo colpo di stato non violento, ottenne la carica di primo ministro, e l’anno dopo di presidente: la abbandonò solo quando morì, nel 2000.
La Siria, che in quegli anni era già indirizzata sulla via del totalitarismo dall’ideologia baathista (il partito Baath siriano ha formalmente continuato a esistere fino ai giorni nostri, svuotato di gran parte del suo significato), assunse allora una nuova ideologia: l’assadismo, che metteva assieme elementi da stato totalitario, una repressione assoluta da parte delle forze di sicurezza e un culto della personalità onnipresente.
Statue del dittatore furono erette in ogni città del paese, le stesse che negli ultimi giorni sono state abbattute dai gruppi armati anti-assadisti. L’immagine di Hafez al Assad era mostrata ovunque. Quando un giornalista americano gli chiese, ironicamente, perché ci fossero poster con la sua immagine «dappertutto, in tutti i negozi, ai finestrini di ogni autobus, a ogni palo e lampione, sul lunotto posteriore di tutte le automobili», lui rispose: «Io non vorrei, ma il popolo è così affezionato a me».
In realtà, uno dei tratti distintivi del regime di Hafez al Assad, che fu poi mantenuto anche da Bashar, fu la brutalità e la rapidità con cui ogni accenno di ribellione era eliminato, senza discussione e senza trattative. Nei primi anni del suo regime, Hafez al Assad purgò con la violenza e con processi farsa tutti i suoi rivali interni, per consolidare il proprio potere.
L’atto più brutale, che è ancora ricordato dai ribelli siriani, avvenne nella città di Hama nel 1982, quando Hafez al Assad inviò l’esercito a schiacciare una ribellione fomentata dai Fratelli musulmani, un gruppo islamista pan-arabo. L’esercito usò i carri armati contro la popolazione, e si stima che furono uccise circa 40 mila persone, il singolo atto più violento di un governo contro la propria popolazione nella storia araba.
Il regime di Hafez al Assad usò anche i propri legami economici e tribali per appropriarsi di tutte le ricchezze del paese, insediare propri alleati politici alawiti nelle posizioni più importanti dello stato e controllare la sua economia per usarla per l’arricchimento suo e dei suoi sodali. Come in altri regimi simili, la dittatura degli Assad si trasformò in una cleptocrazia, cioè in un regime in cui le ricchezze del paese vengono depredate dal gruppo al potere e in cui gli interessi economici rafforzano le fedeltà politiche.
Hafez al Assad ebbe anche un ruolo rilevante nella politica regionale del Medio Oriente: la sua Siria partecipò a varie guerre contro Israele e al tempo stesso occupò il Libano tra il 1976 e il 2005.
Hafez al Assad ebbe cinque figli maschi e una femmina. Il primogenito, Bassel, fin da ragazzino fu preparato a succedere al padre, ma morì nel 1994 in un incidente stradale. Allora Bashar fu improvvisamente catapultato nella vita politica siriana. Fino a quel momento non aveva avuto grande interesse per la politica: aveva studiato da oftalmologo e si era specializzato in un grande ospedale oculistico di Londra. Sembrava di mentalità moderna e aveva sposato Asma Akhras, una ragazza di famiglia siriana ma nata e cresciuta a Londra in ambienti altolocati.
Quando nel 2000 Hafez morì, molti sperarono che Bashar e Asma, una coppia con profondi legami con l’Occidente, avrebbero introdotto riforme liberali in Siria e modernizzato il paese. Non successe.
Bashar mantenne intatto tutto l’apparato repressivo costruito dal padre, e mantenne attivo il culto della personalità della famiglia. Asma, la first lady, entrò perfettamente nelle logiche del regime, e cominciò a usare le proprie connessioni con il potere per arricchirsi in maniera eccezionale, mentre il grosso della popolazione siriana viveva in stato di povertà.
Nel 2011 le primavere arabe, le grandi rivolte in Medio Oriente e in Nord Africa contro i regimi autoritari al potere da decenni, arrivarono anche in Siria. Qui cominciarono nella città meridionale di Daraa. Mentre molti altri autocrati mediorientali davanti alle proteste cercarono almeno inizialmente di negoziare con i rivoltosi, Bashar usò le stesse tattiche di suo padre: colpì subito e in maniera spietata. Mandò i carri armati a Daraa e la polizia politica cominciò a torturare e arrestare gli oppositori. La città rimase sotto assedio per 11 giorni, senz’acqua, cibo, elettricità.
Nel frattempo però la rivoluzione siriana si era sparsa al resto del paese.
Anche quando la rivoluzione si trasformò in guerra civile, Assad continuò a usare il massimo livello di repressione e violenza. Decine di migliaia di oppositori furono arrestati, torturati e uccisi. Il regime usò le armi chimiche contro la sua stessa popolazione. Assieme agli alleati russi e iraniani, l’esercito assadista assediò le città in mano ai ribelli e affamò la popolazione. Si stima che in 13 anni di guerra civile siriana sia stato ucciso circa mezzo milione di persone.
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