Gli iscritti al Movimento 5 Stelle hanno confermato di voler abolire il garante

Cioè la carica ricoperta da anni dal fondatore Beppe Grillo, che aveva chiesto di rivotare sperando non venisse raggiunto il quorum

Il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte negli studi Rai, l'1 ottobre 2024 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse)
Il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte negli studi Rai, l'1 ottobre 2024 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse)
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Alle 22 di domenica si è conclusa la seconda votazione degli iscritti al Movimento 5 Stelle su alcune discusse modifiche allo statuto del partito richieste dalla cosiddetta “Assemblea costituente” di due settimane fa: tra queste la più rilevante a livello politico era l’abolizione della carica del “garante” – ricoperta dal fondatore Beppe Grillo dal 2017 – per cui era risultata a favore la maggioranza dei votanti.

Il risultato ha confermato l’esito della prima votazione, di cui Grillo aveva chiesto la ripetizione, una possibilità prevista dallo statuto, nella speranza che non venisse raggiunto il quorum: gli iscritti hanno cioè dovuto votare di nuovo per cancellare la figura del garante, e l’80 per cento ha votato a favore. Affinché il voto fosse valido avrebbe dovuto partecipare almeno metà degli iscritti, e così è stato: ha votato il 65 per cento, cioè 58mila persone sulle oltre 89mila aventi diritto.

A questa votazione si è arrivati dopo un lungo periodo di dissidi tra Grillo e il leader del partito, Giuseppe Conte, il quale aveva iniziato un processo di rinnovamento dopo una fase politica di risultati elettorali deludenti e un evidente calo di consensi: Conte aveva messo in discussione alcuni valori fondanti del Movimento e con l’Assemblea e le votazioni puntava a liberarsi di Grillo, il quale aveva invitato gli iscritti a non votare, ma piuttosto «andare a funghi». Commentando l’esito del voto, Conte ha detto: «Ora si volta pagina».

Già non erano chiare le conseguenze sul Movimento della prima votazione, e allo stesso modo non si sa bene cosa succederà ora. Non si sa cioè in che modo queste proposte di cambiamento verranno effettivamente recepite, chi si occuperà di integrare, correggere o riscrivere alcune parti dei regolamenti interni, e soprattutto in che modo le indicazioni sul programma e sulle alleanze politiche verranno attuate.

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Tra i vari quesiti su cui dovevano esprimersi di nuovo gli iscritti c’erano anche la possibilità di modificare il nome e il simbolo del partito, e alcuni cambiamenti per il ruolo di presidente.

Non hanno rivotato invece sull’altra grossa questione: la cancellazione del limite dei due mandati, cioè l’impossibilità per i politici del Movimento di essere eletti più di due volte. Due settimane fa la maggioranza degli iscritti aveva votato per la sua abolizione, una decisione che cambia molto lo spirito del Movimento. Fin dalla sua fondazione, il Movimento aveva imposto ai suoi membri eletti in cariche pubbliche, dal parlamento ai consigli comunali, di fare al massimo due mandati: era un modo per evitare che per chi veniva eletto la politica diventasse una professione, in linea con le aspirazioni populiste del partito. Nel corso degli anni, però, questo ha provocato enormi problemi di ricambio della classe politica del M5S, che ha perso molti dei suoi dirigenti più noti.

Di fatto questi tre elementi (il nome, il simbolo e il limite dei due mandati) erano i «tre pilastri» di cui Beppe Grillo ad agosto aveva detto che non erano «in nessun modo negoziabili». In un video pubblicato qualche giorno fa su YouTube, in cui si mostrava alla guida di un carro funebre, Grillo aveva esortato la dirigenza del partito a rifarsi un altro simbolo e aveva detto che «il Movimento è morto».

Il rapporto tra Conte e Grillo aveva avuto momenti di tensione fin dall’inizio. Grillo aveva sempre visto con un certo fastidio il crescente consenso di Conte tra i militanti del M5S e il cattivo risultato del M5S alle elezioni europee di inizio giugno aveva fatto precipitare la situazione. Il partito per la prima volta aveva preso meno del 10 per cento dei consensi in un’elezione nazionale ed era stato relegato in un ruolo minore all’interno del centrosinistra: durante uno spettacolo teatrale, il 17 giugno, Grillo aveva preso in giro Conte dicendo che aveva preso più voti Silvio Berlusconi da morto che lui da vivo. E poco dopo Conte aveva l’avvio di «un percorso rigenerativo» per rilanciare il M5S, che è culminato nell’Assemblea di due settimane fa e nel voto di questi giorni.

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