Come Amburgo ha reso “cool” un bunker della Seconda guerra mondiale
A guardarlo non sembra neanche un bunker perché si sviluppa in altezza
di Gianluca Cedolin
Il quartiere Sankt Pauli di Amburgo, in Germania, è noto per essere culturalmente e politicamente molto attivo, “alternativo”, diciamo. Del resto è il quartiere del club calcistico St. Pauli, che ha tutto un culto attorno per la sua vocazione popolare.
Proprio dove sorge lo stadio della squadra c’è un imponente edificio grigio costruito durante la Seconda guerra mondiale: il Flakturm IV, che oggi quasi tutti chiamano semplicemente il “Bunker”. Fu costruito dai nazisti per la difesa e il contrattacco ai bombardamenti aerei degli Alleati, ma dopo la guerra il suo utilizzo e la sua storia sono cambiati; adesso all’interno ci sono palestre, gallerie d’arte, scuole di musica, mentre nei piani superiori, che sono stati aggiunti di recente, hanno aperto un hotel e altre attività, ed è stato ricavato un giardino sul tetto. Nonostante il suo passato oscuro e il suo aspetto brutalista, oggi il Bunker viene accettato come parte del quartiere, ed è un luogo frequentato e apprezzato dai residenti e dai turisti.
Flakturm significa torre antiaerea. Il numero IV invece indica che quello di Amburgo era il quarto di otto edifici di questo tipo, fatti costruire dal regime nazista a partire dal 1940. Ne fece tre a Berlino, tre a Vienna e due ad Amburgo, tra i quali appunto il IV, la cui costruzione fu completata tra il 1942 e il 1943 in meno di un anno: furono impiegate circa duemila persone ai lavori forzati, in condizioni disumane. Molti di loro erano prigionieri del vicino campo di concentramento di Neuengamme.
Solo uno di questi edifici è stato demolito del tutto, il Flakturm Tiergarten di Berlino, che fu il primo a essere costruito e venne distrutto dagli inglesi nel 1947. Le altre torri sono rimaste più o meno in piedi, soprattutto perché demolirle sarebbe stato costoso e complicato, visto che furono pensate per essere quasi impossibili da abbattere. Tra le varie riqualificazioni fatte dopo la guerra, quella della numero IV è considerata probabilmente la più riuscita e oggi il Bunker è un luogo cool e centrale nella vita di Sankt Pauli.
La parola “torre” forse è un po’ fuorviante per definire il Bunker di Heiligengeistfeld, l’area di Sankt Pauli dove sorge (significa “campo dello Spirito Santo”). È una costruzione massiccia e compatta, larga circa 70 metri e alta in origine 38, con una pianta quadrata e quattro torri a base ottagonale agli angoli. Il Flakturm IV serviva come detto sia per difendersi, visto che circa 18mila persone potevano ripararsi al suo interno durante i raid aerei degli Alleati angloamericani (e pare ce ne fossero spesso molte di più), sia per rispondere a questi attacchi, perché in cima era attrezzato con artiglieria pesante per abbattere gli aerei nemici. È per questa duplice funzione che, a differenza di altri bunker, il Flakturm non si sviluppa sottoterra ma verso l’alto. Le pareti e il soffitto in cemento armato, spessi circa tre metri e mezzo, contribuivano allo scopo difensivo. All’interno, oltre alle munizioni, erano conservati anche cibo e acqua per permettere a chi si rifugiava di sopravvivere per giorni.
La decisione del regime nazista di costruire due strutture del genere anche ad Amburgo, oltre a Berlino e Vienna, fu dovuta all’importanza strategica della città.
Amburgo era (è) la seconda città tedesca per numero di abitanti e il principale porto della Germania, costruito sul fiume Elba che sfocia nel mare del Nord poco più su, e qui si produceva il petrolio e si costruivano le navi e i sottomarini impiegati dall’esercito nelle battaglie navali. Per questo motivo fu uno dei posti più colpiti dagli attacchi degli Alleati: già solo nella cosiddetta operazione “Gomorrah”, durante la quale inglesi e statunitensi bombardarono la città per otto giorni nel luglio del 1943, furono uccise quasi quarantamila persone e fu distrutto circa il 60 per cento delle case di Amburgo.
Dopo la guerra il Bunker è stato usato per un breve periodo come magazzino, mentre nel 1952, grazie a un’antenna piazzata sul tetto, per la prima volta in Germania fu trasmessa in televisione una partita di calcio, quella tra Amburgo e Altona. Col tempo l’edificio cominciò a diventare un luogo di cultura occupato da studi artistici e locali notturni, rispettando lo spirito del tempo e del quartiere Sankt Pauli, tra i più vivaci della città.
Oggi all’interno, nei primi piani, ci sono una palestra di arrampicata e una di arti marziali miste, una scuola di musica e un’accademia di musica dedicata ai generi metal e rock, una casa di produzione cinematografica, una galleria d’arte, una discoteca e altri spazi creativi e per il tempo libero. La scorsa estate è stata completata l’aggiunta di cinque piani in cima all’edificio, che ora è alto 58 metri, e sono state aggiunte le due scale esterne: il progetto è costato circa 100 milioni di euro.
Sulle terrazze di questi piani superiori sono state piantate circa 23mila piante, tra le quali 4.700 alberi: una specie di giardino pensile in cui il verde crea, soprattutto se visto da lontano, un contrasto netto con il grigio del Bunker. Dall’alto si ha una vista di tutta Amburgo, dal centro storico fino alle imponenti gru del porto. Le scale esterne, anche queste costruite in cemento, consentono alle persone di girare intorno all’edificio fino a raggiungere il nuovo tetto del Bunker, su cui c’è un giardino.
L’accesso è libero e gratuito, ma per salire le scale bisogna passare dei controlli di sicurezza. Negli ultimi cinque piani sono stati aperti due bar, un ristorante, una sala concerti e un hotel gestito da Hard Rock con 134 camere: a luglio, poco dopo l’apertura, un giornalista del Financial Times ci ha soggiornato e ne ha raccontato lo «stile industrial chic, con tubature a vista e bagni in cemento spatolato, abbinato a un arredamento colorato a tema musicale»: un omaggio alla grande influenza musicale della città. Una camera doppia costa tra i 200 e i 300 euro a notte.
Oltre alla sua stessa struttura, oggi nel Bunker non rimangono molte testimonianze evidenti dell’utilizzo fatto durante la Seconda guerra mondiale, a eccezione di alcuni cartelloni che, in quello che una volta era l’ultimo piano, raccontano la storia del luogo. Alcuni ritengono necessario problematizzare e ricordare questo passato, e infatti c’è un piano per creare uno spazio dedicato alla memoria delle vittime del regime nazista (solo nel campo di concentramento di Neuengamme morirono oltre 40mila persone) e in particolare dei lavoratori morti per costruire il Flakturm IV.
Già solo il fatto di aver reso un rifugio antiaereo della guerra un luogo di incontro e scambio culturale viene comunque considerato un successo dalla maggior parte delle persone che ci vivono intorno. Sempre che in futuro non debba esserne ripristinato l’utilizzo originale, visto che il governo tedesco sta facendo un censimento dei bunker in cui i cittadini potrebbero ripararsi in caso di attacco.